Papale papale/Cariche
di coerenza alternata

Un treno Frecciarossa (FOTO ARCHIVIO)
di Italo Carmignani
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Domenica 14 Gennaio 2018, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 11:23
PERUGIA - In mezzo all’insolita luminescenza per l’austera chiesa di San Bevignate, frontespizio di uno scellerato progetto, si consuma il vizio meno innocente della politica, l’incoerenza. Forte della sua totale inutilità, il piano vuole realizzare un palazzo per studenti, quando a pochi metri ce n’è già un altro e volano più fischi che applausi. Eppure fino a ieri quasi tutta la sinistra lo voleva fortissimamente. Ora invece non più, o quasi.

A incorniciare il quadretto, s’è alzata una ressa di voci con curiose provenienze diventate subito d’alpina misura per i precipizi. Facile scivolare infatti: sullo sfondo c’è l’insidiosa musica del valzer elettorale. Avreste mai immaginato un duetto tra il comunistissimo Stefano Vinti e la destrissima Teresa Severini Lungarotti tutto improntato: cielo, che assurdità quello studentato? E che dire dello sbilanciamento dentro il Pd? Da una parte la Marini (presidente) e l’ex Adisu Oliviero (padre del progetto) e dall’altra tutti gli altri, con l’assessore Bartolini in mezzo a pesare la bilancia. E il già assessore Pd Cernicchi? Un tempo a fianco del già sindaco Boccali (rimasto in intelligente silenzio), ora è impegnato in un volo pindarico che lo vede palesemente contrario a una già idea di cui era già fautore. E perché dimenticare il tenero consigliere Perari che da socialista nel luglio 2007 votò il progetto e da forzista nello stesso mese, ma 2017, ne declina i peggiori difetti?

Attenti però, la contraddizione non è un’esclusiva perugina: il recente dibattito sui trasporti ha ricevuto a Terni punte deliziose. Se da una parte il segretario regionale Leonelli, la stessa governatrice e il ternano assessore Chianella si beano del Frecciarossa in sosta a Perugia (alle cinque del mattino), dall’altra, sempre nel Pd, ma delle città del ferro, c’è quel simpaticone di Bencivenga che vuole anche una fermata a Terni, nonostante lo scalo dovesse avvenire alle tre notte rendendo ridicola la fiera conquista. E mica finisce qui. Medesima selva di dichiarazioni arriva per il dopo terremoto, con l’Umbria sempre in bilico tra essere il Giappone del kung fu ricostruttivo oppure le fragili palafitte di Firnamotul. Stessa musica dell’aeroporto di Sant’Egidio dove un giorno si è degni dell’Airforce One e quell’altro del Piper di Chiacchieroni (ammesso che l’abbia). E dove le assicurazioni di un giorno «abbiamo superato ogni record di passeggeri» (giova ricordare che in matematica passare da uno a due è il cento per cento in più) si alternano agli assoluti vuoti d’aria. Sempre più spesso s’alza un signor nessuno e dice la sua sui temi del momento, ma solo per confermare la sua esistenza motivando la contraddizione con la banalità della caduta delle ideologie.

A volte però le insulsaggini, le contraddizioni e gli ossimori coincidono con le promesse, soprattutto quelle delle votazioni (sempre) imminenti. E qui sta il punto. Perché pare essere nel regno di Arnor, dove un sindaco potrebbe promettere oggi di spianare un quartiere per risolvere il problema della criminalità e dopo sei mesi cambiare idea perché «non si poteva fare altrimenti». E te credo. Qualche giorno fa in Sicilia un amministratore è stato condannato penalmente perché non ha mantenuto quanto promesso in campagna elettorale. Chissà se qui si dovranno cominciare a scaldare le aule. 

 
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