Un orrore fermato solo casualmente nel maggio dell'anno scorso dal marito che, preso in prestito il telefonino della moglie, ha notato tra le icone la app Kik, già al centro di molte polemiche in quanto, garantendo l'anonimato, viene utilizzata da moltissimi pedofili per caricare e scaricare foto e filmati di pornografia infantile. Una volta aperta la app, l'uomo ha scoperto con orrore i video girati da Jerrica: davanti alla rabbia del marito, vistasi in trappola la donna ha chiamato lei stessa la polizia per confessare di aver abusato di sua figlia, sostenendo di averlo fatto perché ricattata dal suo amante.
Immediatamente arrestata, da allora Jerrica è sempre rimasta in carcere: ora, finalmente, è stata processata e condannata a 25 anni per abusi sessuali su un minore di 12 anni: avendo confessato e patteggiato, il pubblico ministero le ha risparmiato le accuse di possesso e distribuzione di materiale pedopornografico. La bimba di 16 mesi è stata affidata al padre, mentre gli altri due fratellini maggiori vivono ora in casa di alcuni parenti. L'unica fortuna della piccola vittima è stata quella di essere troppo piccola per poter ricordare, in futuro, gli abusi subiti da una madre che non ha esitato a "venderla" al primo estraneo che passava in chat.
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