Vaticano, presidente Cei: «Dialogo con chiunque salirà al governo dopo elezioni»

Vaticano, presidente Cei: «Dialogo con chiunque salirà al governo dopo elezioni»
di Franca Giansoldati
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Martedì 13 Febbraio 2018, 20:50 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 10:31
Roma Tartine e bocche cucite. Le elezioni alle porte, quasi minacciose, hanno finito per influenzare persino il ricevimento annuale tra Italia e Santa Sede dove,  chissà se su richiesta vaticana, la stampa è stata tenuta debitamente sott’occhio. Nessun contatto, nessun commento. Negli anni passati, in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi, il Segretario di Stato, dopo l’incontro con il Presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio, oltre a ministri e dignitari e ai vertici della Cei, per il bilaterale previsto a Villa Borromeo, si soffermava con i giornalisti, il tempo per fare un bilancio, una valutazione sulla situazione generale. Stavolta, invece, cardinali e vescovi se ne sono andati velocemente, in anticipo e con le bocche cucite, evitando ogni prossimità con la stampa, forse per non essere strumentalizzati o per non sbilanciarsi troppo. Solo il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, si è concesso amabilmente.

«Cerco di essere uomo di dialogo. Con  chiunque sarà al governo cercheremo di dialogare sulle cose in  cui crediamo» riferiva sulla possibilità che dopo il voto del 4 marzo si apra una fase  problematica senza che le urne abbiano indicato una chiara  maggioranza. Quali sono i temi trattati? «E’ stato un colloquio sereno, franco, su tante tematiche che abbiamo in comune e quindi sui temi del giorno, su tutto quello che si scrive e si dice e di problemi anche più importanti in questo momento dell’Italia, delle famiglie, del lavoro e anche i temi internazionali che sono delicatissimi. E poi è tutto legato». Bassetti ha anche illustrato il progetto di un incontro con tutti i vescovi del mediterraneo, dei oltre trenta paesi: Cipro, Egitto, Libano, Algeria, Tunisia, Grecia, Albania, Spagna, Marocco. Il motivo del summit che è alla base resta legato alla questione migratoria. A chi gli chiedeva se fosse preoccupato per il clima generale, non ha esistato: «È tempo di ricucire, questo è il momento di fare segni concreti che siano nel senso della carità e  della pace. La Chiesa ha il Vangelo, la carità, l’accoglienza e il  comandamento di Gesù ’amatevi gli uni gli altri’, un comandamento  che cerchiamo di diffondere dovunque e che si traduce in azioni,  operato, politica, nei rapporti nazionali e internazionali. Per questo è importante che anche a livelli alti come questa sera ci confrontiamo concretamente».

A fare gli onori di casa è stato l’ambasciatore Pietro  Sebastiani, nominato a settembre scorso alla testa della sede  diplomatica italiana presso il Palazzo apostolico.
Come di consueto, i primi a giungere a Palazzo Borromeo sono stati il presidente del Consiglio Gentiloni, affiancato da numerosi ministri, da una parte, il  cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, con il  monsignore Sostituto, Angelo Becciu, e il ministro degli Esteri  della Santa Sede, Paul Richard Gallagher, dall’altra, in compagnia, questi ultimi, dei vertici della Conferenza episcopale  italiana, il cardinale presidente Gualtiero Bassetti e il segretario Nunzio Galantino.
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