Ilaria Salis e la corsa per l’Ue: «Sentenza dopo il voto. Se eletta, sarà libera»

I legali sicuri: Budapest dovrà garantire l’accesso alle sedute dell’Europarlamento. Il padre sarà a Strasburgo: «Ilaria non fugge dai giudici ma chiede la tutela dei suoi diritti»

Ilaria Salis e la corsa per l’Ue: «Sentenza dopo il voto. Se eletta, sarà libera»
di Valeria Di Corrado
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Sabato 20 Aprile 2024, 00:24 - Ultimo aggiornamento: 08:18

Se Ilaria Salis dovesse conquistare un seggio alle elezioni europee, potenzialmente già il prossimo 10 giugno (ossia il giorno dopo la chiusura delle urne e la fine degli scrutini), le porte del carcere di Budapest si potrebbero aprire per far uscire l’insegnante milanese accusata di aver aggredito due estremisti di destra. «Il Protocollo n.7 sui privilegi e sulle immunità dell’Ue prevede all’articolo 9 - spiega l’avvocato Eugenio Losco, legale della Salis - che coloro che sono eletti al Parlamento europeo godano della stessa immunità di cui godrebbero nel loro Paese, quindi in questo caso in Italia. In più, per garantire la possibilità che il parlamentare europeo possa esercitare la sua funzione, partecipare alle sedute (e non solo), è previsto il divieto di ogni tipo di detenzione e la sospensione di eventuali procedimenti in corso. Questo determinerebbe che, in caso di elezione, la signora Salis dovrebbe essere scarcerata dall’autorità giudiziaria ungherese».

Ilaris Salis candidata con Avs per un seggio a Bruxelles, il nodo dell’immunità

L’ITER

Dopo 13 mesi di detenzione e l’umiliazione delle catene con cui ogni volta viene portata in tribunale, riassaporare la libertà e poter ritornare a casa sarebbe un bel regalo di compleanno, visto che il 17 giugno compirà 40 anni.

L’ufficialità della sua corsa per Strasburgo è arrivata giovedì scorso, quando in carcere l’attivista ha posto firma autenticata, alla presenza del console italiano in Ungheria, ai moduli per la candidatura nelle file del partito Alleanza Verdi e Sinistra, come capolista nel nord-ovest. «Una volta tornata a piede libero, se le autorità giudiziarie ungheresi volessero continuare il processo dovrebbero chiedere al Parlamento europeo la revoca dell’immunità per la mia cliente - spiega l’avvocato Losco - Ma a quel punto, come accade in Italia, la decisione sulla revoca spetta ai parlamentari di Strasburgo. Questo è l’iter che dovrebbe essere applicato, poi non so se l’Ungheria farà qualche forzatura, ma in tal caso sarebbe una forzatura illegale e contraria a quanto prevedono le leggi europee sul punto, ed esporrebbe il Paese a una procedura di infrazione». «L’unico motivo ostativo alla concessione dell’immunità - precisa il legale - sarebbe avere già una sentenza di condanna definitiva, ma non è il caso della signora Salis. Il suo processo entra nel vivo il 24 maggio e ci è già stato detto che l’udienza successiva sarà il 6 settembre. Inoltre in Ungheria le sentenze diventano definitive dopo il secondo grado e per arrivare a questo ci vorrà almeno un altro anno e mezzo». Insomma, il procedimento penale nei confronti della Salis resterebbe “congelato” fino alla conclusione di un suo eventuale mandato da eurodeputata. Il problema è che, stando dietro le sbarre, non potrà fare campagna elettorale. Ma la sua vicenda giudiziaria è talmente nota, mediaticamente, che “parla da sé”.

I PRECEDENTI

Nella storia dell'Eurocamera ci sono stati casi simili, anche se tutti con caratteristiche differenti. La vicenda giudiziaria più celebre d’Italia è quella di Enzo Tortora. Eletto al Parlamento europeo nel luglio 1984, con 414.514 preferenze, il 20 luglio 1984 l’ex conduttore tv tornò in libertà e tre giorni dopo si recò a Strasburgo. Poi c’è il caso dell’indipendentista catalano Oriol Junqueras, detenuto dopo il referendum ed eletto eurodeputato alle europee del 2019, non è stato però aggiunto alla lista degli eletti, presentata all’Eurocamera da Madrid, a causa della sua mancata presenza alla cerimonia di giuramento, caratteristica della legge spagnola ma assente dal diritto italiano. Nel 2023 il deputato polacco Wlodzimierz Karpinski, detenuto nel suo Paese con l’accusa di corruzione, è stato scarcerato perché eletto europarlamentare grazie alle dimissioni di un collega. C’è un caso Salis anche a Himara, cittadina dell'Albania meridionale. Il sindaco albanese di origine greca Fredi Beleri, condannato a due anni per traffico di influenze, sarà candidato al Parlamento europeo per Nuova Democrazia, partito del premier greco Kyriákos Mitsotákis. Il padre di Ilaria sarà a Strasburgo la settimana prossima in occasione della plenaria, accompagnato dall’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, candidato alle europee per Alleanza Verdi e Sinistra. «Stiamo con i nostri alleati della Sinistra italiana contro gli autocrati come Orban e contro questi metodi di detenzione barbari», ha detto il portavoce del gruppo The Left David Lundy. «Mia figlia ha assunto questa decisione non come via di fuga dal processo - ha precisato Roberto Salis - ma per poterlo affrontare nella piena tutela dei suoi diritti. La strada politica decisa è la più coerente con il suo trascorso politico».

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