Vogliono ricostruire la storia delle denunce e degli appelli caduti nel vuoto. Vogliono ripercorrere la catena di segnalazioni, così come sono state spedite alle autorità locali (dal sindaco di Casamicciola alla protezione civile e alla Prefettura), in un crescendo di allarmi rimasti inascoltati. Sos che si sono rivelati drammaticamente concreti, come ha dimostrato il dramma che si è abbattuto su Casamicciola, a partire dalle cinque di sabato mattina. Dunque, la Procura di Napoli è in campo. Un intero pool è mobilitato, si lavora per disastro colposo, facile immaginare il primo passo da parte degli inquirenti: acquisire le mail che sono state spedite negli ultimi due mesi dall’ex sindaco di Casamicciola, l’ingegnere Giuseppe Conte. Non un cittadino qualsiasi, dunque, dal momento che - nel corso degli anni Novanta - l’ingegnere Conte ha ricoperto anche il ruolo di dirigente nel settore acque e acquedotti della Regione Campania, forte di una conoscenza consolidata del territorio e delle sue criticità. Inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Simona Di Monte, a stretto contatto con la procuratrice Rosa Volpe, carabinieri in campo. Si lavora su più direzioni. Nei prossimi giorni, si punterà a realizzare una sorta di incidente probatorio nella zona indicata come rossa, per mettere a fuoco il livello di deterioramento del territorio e per accertare eventuali interventi di manutenzione; su un altro versante, invece, saranno recuperate tutte le segnalazioni inoltrate in questi mesi, a proposito del costone del monte Epomeo crollato fino a valle.
LA CORRISPONDENZA
E c’è un caso destinato ad entrare nel fascicolo della Procura di Napoli. È legato alle denunce firmate a mezzo mail dall’ex sindaco di Casamicciola.
GLI OSTACOLI
Vegetazione, rifiuti, rami secchi. Stando al racconto dell’ex sindaco, erano stati segnalati di fronte all’incombere di nubifragi e fortunali, proprio per lo scenario di dissesto che da tutti era tristemente noto. Anzi. A leggere le mail giunte agli organi di stampa, l’ex sindaco aveva parlato esplicitamente di rischi concreti di «calamità naturali». In che modo? Si parte dalla intestazione delle pec, la scritta “allerta meteo arancione” ben evidenziata in ogni scritto, fino all’invito di «adottare tutte le iniziative necessarie per la sicurezza e la salute delle persone che operano a valle dell’alveo La Rita». Poi il riferimento agli alvei naturali, di Casamicciola terme, fino ad arrivare a un altro argomento destinato ad essere approfondito: quello dei “fondi investiti”, dei soldi finanziati almeno sulla carta per opere di messa in sicurezza.
I FONDI
Ed è in questo scenario, che si punta a stabilire una linea di contatto tra le due tragedie, quella del 2009 e quella di qualche giorno fa, sempre a Casamicciola: 180mila euro per la pulizia degli alberi, 3 milioni e 100mila per un intervento a monte dell’abitato Casamicciola (nel 2010-2012) e un lavoro messo a disposizione dalla città metropolitana per mettere in sicurezza del bacino dell’alveo Larita nel 2018. Mentre, sempre secondo la testimonianza che Conte è pronto ad offrire agli inquirenti, non si comprende che fine abbia fatto «l’annunciato piano per il dissesto idrogeologico della zona».
Stessa determinazione da parte di un altro ischitano doc, Aniello Di Iorio, che sposta l’attenzione sui piani di evacuazione, ritenuti inesistenti: «Qui non esistono piani di evacuazione nonostante i numerosi rischi a cui è esposta l’isola: vulcanico, sismico e di smottamenti. Da anni cerco di farlo capire a istituzioni e associazioni della zona». Quanto basta a spostare l’attenzione investigativa da un piano all’altro: dal fango killer di Casamicciola agli uffici di Palazzi istituzionali e di enti locali.