FIRENZE Le indagini sulla scomparsa di Kata potrebbero avere un'accelerazione. È stata trovata dai carabinieri una nuova telecamera, che punta sul cortile interno dell'ex hotel Astor e potrà fare luce sull'ultima via di accesso alla struttura, finora rimasta inesplorata perché non si aveva un supporto di immagini a copertura. La telecamera era posizionata all'esterno di uno degli appartamenti di fronte all'albergo occupato e appartiene a un residente della zona. Le riprese sono state acquisite ieri dagli inquirenti della Procura di Firenze e riveleranno se lo scorso 10 giugno la bimba peruviana di 5 anni è stata portata via dall'immobile e in compagnia di chi. L'unico "punto buio" era il cortile posteriore e l'uscita sua via Monteverdi. Adesso, invece, si completa lo spettro visivo sull'ex hotel. Gli altri occhi elettronici - uno al civico 110 di via Maragliano dove c'è il portone dell'Astor e l'altro in via Boccherini dove ci sono due cancelli - non avevano infatti inquadrato la piccola uscire. Anzi, da un'immagine la si intravedeva rimanere sull'uscio di uno dei cancelli. Considerato che dalla prima fase dell'accurata ispezione eseguita ieri dai carabinieri non sono state trovate tracce di Kata, l'ipotesi che sia stata rapita, e portata via dalla struttura, diventa sempre più concreta. E la visione di quanto ripreso da questa nuova telecamera, a questo punto, diventa cruciale.
L'ISPEZIONE
Dopo lo sgombero dell'immobile avvenuto sabato, sono entrati ieri in azione gli specialisti dell'Arma: in particolare, 4 militari del Gis (Gruppo intervento speciale), 12 uomini del reparto crimini violenti del Ros e 8 della Sezione investigazioni scientifiche (Sis).
OMERTÀ E PAURA
La difficoltà che stanno incontrando gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto della Dda Luca Tescaroli, è nel raccogliere testimonianze utili da parte delle 132 persone (di cui 42 minori) che abitavano abusivamente nell'ex tre stelle. Molti di loro sono reticenti e hanno paura. Questo conferma che all'interno dello stabile c'erano dei "capi" che gestivano l'occupazione, estorcendo agli inquilini somme di denaro per l'affitto delle camere. Come ha spiegato il gip Angelo Pezzuti, nel decreto con cui ha disposto il sequestro preventivo dell'immobile, il rapimento di Kataleya Chicllo Alvarez «sembra trovare spiegazione nei rapporti conflittuali, che sono sfociati in delitti con denunce reciproche, maturati all'interno della comunità di peruviani ed ecuadoregni per il possesso delle stanze dell'albergo». In questo quadro è maturato anche il tentato omicidio di Santiago Manuel Medina Pelaez, nato appunto in Ecuador. Nel frattempo arrivano ogni giorno, da nord a sud d'Italia, decine di segnalazioni di presunti avvistamenti di Kata. I carabinieri non tralasciano nulla, ma finora non ci sono stati riscontri positivi.
Intanto ieri, dopo aver pregato in chiesa insieme ai genitori della piccola, alcuni membri della comunità peruviana hanno sfilato verso via Maragliano, al coro di: «I bambini non si toccano. Liberate Kataleya». Sui manifesti il viso sorridente di Kata, con un ombrellino rosa tra le mani, la maglietta di Minni e due ciuffi colorati tra i capelli neri. La stessa foto appesa sulle vetrine dei negozi vicini: «Aiutateci a farla tornare a casa, scomparsa bambina vestita di rosa». Un altro cartello, mostrato da una sua amica, recita: «Voglio la Kata "a casa"». Le virgolette sono d'obbligo, perché questi bambini - come dimostra questo dramma - non hanno nemmeno un posto dove vivere al sicuro.