Makka, la ragazza che ha ucciso il padre in provincia di Asti: «L'ho colpito lasciandolo a terra, ma non volevo ucciderlo»

L'ira di Akhyad non si è placata e l'uomo ha inviato un messaggio alla moglie per dirle che quando sarebbe tornata a casa l'avrebbe uccisa

Makka, la ragazza che ha ucciso il padre in provincia di Asti: «L'ho colpito lasciandolo a terra, ma non volevo ucciderlo»
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Lunedì 4 Marzo 2024, 12:54 - Ultimo aggiornamento: 16:00

Emergono nuovi dettagli nella tragica vicenda che ha coinvolto Makka Sulaev, la diciottenne di origine cecena che il 2 marzo 2024, a Nizza Monferrato (in provincia di Asti), ha ucciso il padre Akhyad per difendere la madre dopo l'ennesimo litigio. La ragazza, infatti, accompagnata dal legale Massimiliano Sfolcini, ha rilasciato al pm Andrea Trucano della Procura di Alessandria delle dichiarazioni, che consentono di ricostruire alcuni retroscena di questo delitto. 

I motivi della lite

La ragazza avrebbe raccontato che il padre si era appena licenziato, perdendo per l'ennesima volta il lavoro. In seguito, nella stessa giornata, si sarebbe recato presso il ristorante in cui la moglie, la madre di Makka, lavora come lavapiatti, chiedendo alla donna di licenziarsi.

Il 50enne, infatti, non era in grado di accettare l'indipendenza costruita dalla moglie e dalla figlia maggiorenne nel gestire la famiglia oltre le difficoltà economiche. È per questo motivo che sarebbe scoppiata una prima lite, che ha costretto la donna ad allontanare il marito dal ristorante: l'ira di Akhyad però non si è placata e l'uomo ha inviato un messaggio alla moglie per dirle che quando sarebbe tornata a casa l'avrebbe uccisa. 

Le violenze passate 

Secondo quanto riportato da Fanpage.it, Makka ha ricostruito di fronte al gip che il padre non era nuovo a feroci gesti di violenza: «Ci ha sempre picchiate. In Cecenia, quando ero piccola, era ancora peggio. Lui praticava arti marziali, conosceva la boxe e il karate. Se la prendeva soprattutto con me e mia madre, con i miei fratelli alzava le mani solo se intervenivano nelle discussioni». La famiglia, infatti, è composta anche da 3 bambini di 14, 11 e 10 anni che erano in caso al momento del delitto. Akhyad ha sempre dimostrato un carattere molto possessivo: «Voleva conoscere ogni spostamento, ma voleva anche comandare su di noi», avrebbe spiegato la ragazza.

 

L'omicidio

Makka ha raccontato di aver provato a dividere il padre e la madre, dal momento che l'uomo, dopo essere rincasato intorno alle 18, ha iniziato a picchiare la donna. A quel punto, Akhyad se l'è presa con la giovane: «Mi ha inseguita fino alla mia stanza e mi ha presa a pugni. Mamma si è rimessa tra noi e io ho preso un coltello per difendermi. L'ho colpito lasciandolo a terra, ma non volevo ucciderlo. Ho chiamato i carabinieri e li ho attesi».

Ora spetterà ai giudici decidere se il gesto di Makka possa essere considerato a tutti gli effetti come legittima difesa. L'avvocato ha spiegato: «Non sopportava più quelle violenze e voleva che anche il padre rispettasse le donne, soprattutto lei e sua madre. Venerdì notte era sconvolta. Ha vissuto la giornata più faticosa della sua vita».

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