ODERZO (TREVISO) - «Non uccidermi, pensa alla mia bambina». Con una mano cercava di difendersi dalle coltellate, con il resto del corpo si dimenava per sfuggire alla presa. E intanto implorava l’aggressore, facendo appello alla sua umanità, che in quel momento sembrava completamente offuscata. Meri Zorz, 50 anni, avvocatessa ed ex assessora di Oderzo, ha temuto davvero che il suo cliente la ammazzasse. In quei momenti terribili in cui era in balìa del suo aggressore ha pensato alla sua bimba di 7 anni che rischiava di restare orfana. Giuseppe Silvestrini, infermiere 53enne di Mansuè, le si è scagliato addosso nello studio legale di via Dell’Ongaro, durante l’appuntamento concordato. L’infermiere, 53 anni, l’ha accoltellata perché lei ha rinunciato al mandato. Poi ha gettato via l’arma, è corso a casa e si è impiccato. Il fratello lo ha trovato a penzoloni nel fienile, a Mansuè. Quando Zorz gli ha restituito il fascicolo con tutta la documentazione relativa alla pratica civilistica che stava seguendo, il 53enne ha sfoderato il coltello e le si è scagliato addosso. L’ha spinta a terra e ha iniziato a colpire, accecato dalla rabbia. La donna alla fine è riuscita a sfuggirgli ed è corsa giù dalle scale gridando aiuto. Alle 10 è entrata coperta di sangue nell’edicola di Marino Bergamo, il civico attiguo allo studio legale Puppinato-Zorz. «Un cliente mi ha accoltellata» ha detto, con gli oggi sbarrati di chi ha visto la morte in faccia. Grondava sangue dalla mano destra ed era sporca anche sul viso. Aveva ferite alla spalla e alla schiena, oltre a una botta in testa.
Attimi di terrore ancora impressi nella sua mente, come racconta a famigliari e amici stretti da un letto dell’ospedale di Oderzo.
La professionista stava seguendo una pratica civilistica legata alla vendita di alcuni terreni che il 53enne e i suoi due fratelli avevano ricevuto in eredità dai genitori defunti. L’infermiere voleva vendere la proprietà, in cui viveva con i due fratelli affetti da disturbi psichici, e per questo si era rivolto a Zorz. Lei aveva trovato un acquirente ma i continui tira e molla dell’infermiere, che cambiava idea sull’affare in base ai dissidi con i fratelli, l’avevano esasperata. Così aveva deciso di mollare il caso. Sapeva che non sarebbe stato facile. Temeva che il cliente non la prendesse bene, schiacciato com’era da mille pressioni: il lavoro all’ospedale riabilitativo di Motta di Livenza, i due fratelli a carico, la proprietà da amministrare. Ma lei era decisa. «Guardi, io le rimetto il mandato. Se un giorno fosse di nuovo disposto a vendere, io sono qui disponibile», gli ha detto consegnandogli il fascicolo. «Ah, tu mi dai questo? E io ti do quest’altro» le avrebbe risposto Silvestrini, sfoderando un coltello da cucina. Il resto è cronaca di un omicidio sfiorato.