Roma, ByLudo, Manuel Felisi, Miaz Brothers: l'arte riflette sul futuro, tra tecnologia e memoria

Il riciclo dei materiali tecnologici in disuso è al centro dell'esposizione dell'architetto Ludovica Cirillo presso Anthea Studio, le specie animali in via di estinzione sono indagate al museo Bilotti e alla Galleria d'Arte Moderna si riflette sulla percezione di occhi e mente.

Una creazione ByLUDO
di Valeria Arnaldi
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Mercoledì 28 Febbraio 2024, 14:50

Cavi elettrici, componenti da tastiera e oggetti abbandonati ripensati a farne arte – e stile – per guardare in modo nuovo al futuro. Animali illustrati in dimensioni reali a “occupare” concretamente lo spazio per imporre una riflessione sulle specie a rischio di estinzione, quindi sul domani. E sfocature attentamente costruite per dare la misura del cambiamento di percezione e suggerire anche la “perdita” di visioni, orizzonte, memoria. L’avvenire – proiettato, suggerito, cancellato – è protagonista di più meditazioni artistiche e progetti, in questi giorni, a Roma, tra gallerie e musei. Una questione di orizzonte – ambientale – da salvare e di filosofia, su cui meditare.

LA TECNOLOGIA

Si aprirà il 29 febbraio, presso l’Anthea Studio, in via Girolamo Savonarola 9, dove si chiuderà il 2 marzo, la mostra Precious Waste: a transformation journey firmata byLUDO, che arriva nella Capitale forte del successo ottenuto a Tokyo lo scorso novembre alla Jinny Street Gallery e con la sorpresa, il 2 marzo, di un workshop a tema per imparare a rendere “preziosi” oggetti e materiali che, abitualmente, sarebbe scartati. Ad essere esposti, infatti, sono mixed-media come gioielli artistici, fotografia, materiali riciclati, in un percorso di attenta – e straordinaria – metamorfosi, che prende le mosse dal noto per creare l’inaspettato. ByLUDO è il brand di rifiuti tecnologici riciclati fondato dall’architetto Ludovica Cirillo a Roma nel 2008, con l’intento di dare una seconda vita a oggetti in disuso, come auricolari, cavi elettrici e tastiere di computer. Nascono così, proprio, nell’ottica del riciclo, una serie di gioielli di design. Ecco allora collane create con elementi della tastiera da pc, ma anche pochette decorate con i tasti e con manico che ricrea sulla mano l’effetto di più anelli. Poi, collane di fili intrecciati a comporre inattesi arabeschi, auricolari convertiti in orecchini e molto ancora. Per stupire, impreziosire ogni look e far riflettere.

Un’intuizione premiata. Già a sedici anni, infatti, Ludovica Cirillo, per la prima edizione di TNT Talent New Talent, organizzato dal Ministero Italiano della Gioventù, è stata selezionata tra 200 talenti italiani e le sue creazioni sono state esposte a Roma, Tokyo, Londra, Madrid, Francoforte, Parigi, Tel Aviv. L’estetica si fa etica, dunque. E l’innovazione diventa “regola” di stile e vita, illustrata in mostra e, appunto, nel workshop, che concluderà l’esposizione stessa, per proseguire idealmente il percorso avviato, contemplando i lavori.

LA NATURA

Dalla tecnologia alla natura. Il museo Bilotti Aranciera di Villa Borghese, fino al 21 aprile, ospita l'esposizione Manuel Felisi 1:1, a cura di Gabriele Simongini, prodotta e organizzata dalla Galleria Russo. In mostra, ottanta opere a grandezza naturale – da qui il titolo 1:1 - realizzate con la tecnica di pittura ibrida, che caratterizza il lavoro dell’artista, in un percorso che spazia dagli animali più piccoli - un topolino è posto in dialogo con un elefante tra tradizione e “misura” – fino ai più imponenti. Così, uno scoiattolo e una lontra, ma anche un cavallo, una giraffa, uno struzzo, un pavone e molto ancora. Tutti nelle loro dimensioni naturali, che nel contesto museale, diventano decisamente straordinarie.

Nato durante il lockdown, il progetto è il primo in cui Felisi si concentra sul mondo animale, tra opere bidimensionali e lavori caratterizzati da interventi di digital art. È stato proprio durante la pandemia, in un momento dunque di pericolo per l’essere umano, che l’artista è uscito dalla rappresentazione di “boschi”  in cui di solito guida lo sguardo a perdersi tra i rami, per concentrarsi sui rischi che molte specie animali corrono nella nostra epoca, a causa della minaccia al loro habitat naturale. Accanto ad ogni opera, dunque, compaiono i numeri della sua presenza attuale. E non è un caso che la mostra sia ospitata al museo Bilotti, poco distante dal Bioparco – il biglietto dell'esposizione garantisce l’accesso scontato – dove si trovano molti di quegli animali.

L’idea è che l’arte si faccia sollecito per una meditazione più ampia. E che il percorso esca idealmente dal museo in un mix di linguaggi che è frutto della tecnica, tra tradizione e innovazione, ma anche di osservazione, emozione, empatia.

«Il richiamo evidente – come dicono gli organizzatori - è quello con l’Arca biblica. Ogni Arca è fatta di legno e quella creata da Felisi non fa eccezione, motivo per cui per le opere in mostra utilizza grandi tavole di legno». Il curatore Gabriele Simongini spiega: «Sospesi fra apparizione e scomparsa, non di rado trasformati in presenze fantasmatiche, gli animali di Felisi ci fissano quasi increduli, stagliandosi in scala reale su sfondi vagamente floreali che sembrano evocare anche la raffinatezza dell’Art Dèco e  comunque un tempo che già appartiene alla dimensione del ricordo». Ecco la poesia e la potenza dei lavori. E di nuovo di un’estetica che si fa monumento etico.

LA MEMORIA

C’è la memoria dell’oggi – e non solo – al centro della mostra Reality: Optional, fra realtà e post-verità i Miaz Brothers si confrontano con i Maestri del XX secolo, a cura di Claudio Crescentini e Wunderkammern, che, fino al 26 maggio, vedrà le opere dei due artisti fratelli – Roberto e Renato - dialogare con i lavori dei grandi maestri nella collezione permanente. Sono circa sessanta i lavori che compongono il percorso, articolato su tre livelli, dai tributi a Leonardo da Vinci e a Caravaggio, passando per la reinterpretazione di lavori in collezione, come il Ritratto di Annina Levi della Vida di Giacomo BallaRagazza alla finestra di Contardo Barbieri. E molto ancora.

L’iter va così dalla sezione Old Masters, con la rilettura di capolavori della storia dell'arte, alla sezione Fake Duets, con la nuova visione “sfocata” dei lavori in collezione. E ancora da Blurred Personalities, serie di ritratti in bianco e nero posti in dialogo con opere di Renato Guttuso, Carlo Levi, Mario Sironi, Antonio Mancini - per l’evento, in mostra, Figura in giardino. La Spagnola di Mancini, grazie alla collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni - fino alla sezione New Trends and Experiments, in cui figure di spalle osservano lavori iconici dei grandi dell’arte contemporanea come Warhol, Hirst, Lichtenstein. E molto ancora. Passo dopo passo, le opere sembrano farsi sempre più sfocate, fino a far perdere i riferimenti, per indagare i sistemi percettivi, tra l’attitudine al “completamento” e alla ridefinizione del noto, e la propensione, a volte desiderio, all’abbandono. Il tema è quello della post-verità: realtà e immaginazione si fondono e confondono, lasciando a ognuno il compito di creare o ritrovare associazioni, legami, memorie appunto. In questa progressiva suggestione di dissolvenza, la domanda subliminale sembra essere cosa rimarrà di momento e storia, anche dell’arte.

Si torna, quindi, al pensiero del domani. È nel valore del riciclo, da apprendere. Nel racconto della natura da tutelare. E nella forza del ricordo, da custodire. A fare da trait d’union, la meraviglia dell’arte. 

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