Latina, false fatture per 90 milioni di euro: diciotto arresti di Procura e Finanza

Latina, false fatture per 90 milioni di euro: diciotto arresti di Procura e Finanza
di Vittorio Buongiorno
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Martedì 13 Febbraio 2018, 10:20 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 11:35

Operazione del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Latina, sono state eseguite questa mattina 18 misure cautelari nell'ambito di una inchiesta della Procura della Repubblica per false fatturazioni. Le ordinanze sono state richieste dai pm Luigia Spinelli e Giuseppe Bontempo e sono state firmate dal giudice per le indagini preliminari Pierpaolo Bortone. Gli arrestati sono accusati di associazione a delinquere finalizzata a commettere reati tributari e contro la pubblica amministrazione.

Ore 13, aggiornamento.
Un imprenditore della provincia di Pavia, tre commercialisti e altrettanti consulenti del lavoro che gravitano tra Aprilia e Cisterna, un ispettore della Guardia di Finanza di Aprilia e un funzionario dell'Agenzia delle Entrate sono finiti in carcere, mentre altre nove persone tra cui presidenti e soci di cooperative sono finite agli arresti domiciliari. Due ordinanze di custodia non sono ancora state eseguite.

L'inchiesta è nata da alcune verifiche fiscali della Guardia di Finanza su delle cooperative di facchinaggio di Aprilia. Indagando i militari della Tenenza di Aprilia con i colleghi del Nucleo di polizia tributaria di Latina hanno scoperto un vorticoso giro di fatture false per circa novanta milioni di euro che hanno consentito negli anni un'evasione fiscale di circa 20 milioni di euro.

In sostanza le cooperative di facchinaggio nate ad Aprilia - come ha spiegato il comandante provinciale della Finanza, colonnello Michele Bosco-  fornivano false fatture alla società lombarda consentendogli di generare crediti Iva non dovuti per milioni di euro. A complicare le indagini il fatto che le cooperative avevano una vita molto breve (duravano al massimo un anno e mezzo) e si passavano il testimone l'un l'altra continuando a produrre false fatturazioni e a generare falsi crediti di imposta subentrando nei contratti delle cooperative cessate. In questo modo l'impresa della provincia di Pavia è riuscita a portare in compensazione imposte e contributi con finti crediti Iva per circa 7 milioni di euro, con una evasione fiscale di circa 20 milioni. A complicare le indagini il fatto che le cooperative trasferivano prima di morire la loro sede fiscale all'estero, in particolare in Gran Bretagna. Uno degli arrestati infatti è un consulente che lavora nel Regno Unito.

L'ispettore della Guardia di Finanza arrestato è accusato di rivelazioni di segreti d'ufficio per aver passato informazioni sulle indagini e di corruzione per aver ottenuto dei soldi in cambio delle informazioni. 

Aggiornamento, ore 15.40
«Le investigazioni hanno inoltre consentito di arrestare sei commercialisti, che mettevano a disposizione del sistema criminoso le loro specifiche competenze professionali, per la contabilizzazione di costi derivanti da false fatture e per la certificazione dei crediti IVA derivanti dalle operazioni oggettivamente inesistenti - spiegano dalla Finanza - Crediti che venivano poi utilizzati per compensare la quasi totalità dei debiti di natura tributaria e previdenziale. Questi costi venivano bilanciati con ricavi derivanti, a loro volta, dall’emissione di false fatture di prestazione manodopera, per milioni di euro frodati all’Erario».

«Gli approfondimenti, condotti unitamente dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Latina e dalla Tenenza di Aprilia, hanno permesso di scoprire un dedalo di società cooperative, riconducibili a un commercialista apriliano e a un imprenditore pavese, intestate a prestanome e destinate ad operare per pochi anni, utilizzate per la commissione di svariati reati tributari - si legge in una nota della Finanza - Lo spregiudicato sistema ha consentito all’associazione di fornire manodopera a prezzi concorrenziali ai propri clienti, tra i quali una società milanese di recupero credito, e di generare ingenti fondi neri derivanti dalle imposte evase. Fondi che venivano trasferiti all’estero simulando l’acquisto di servizi presso società londinesi risultate riconducibili agli stessi indagati».

«Gli accertamenti delle Fiamme Gialle pontine - continua la nota - hanno, inoltre, stabilito che il sodalizio criminale, per raggiungere i propri scopi si avvaleva anche di due pubblici ufficiali corrotti. Le indagini condotte su tale filone hanno consentito l’individuazione di un insidioso sistema clientelare facente capo a tre commercialisti apriliani che sfruttavano illecitamente i loro contatti presso pubblici uffici per agevolare i loro clienti».

 

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