Le indagini iniziano già in ospedale, intesa tra Asl e Procura

Le indagini iniziano già in ospedale, intesa tra Asl e Procura
di Giovanni Del Giaccio
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Sabato 25 Marzo 2017, 08:47 - Ultimo aggiornamento: 15:17
La vita da salvare resta al primo posto, come le cure da prestare, ma adesso oltre alle priorità assolute quando in pronto soccorso arriva un paziente coinvolto in una vicenda di cronaca, si farà attenzione anche a non inquinare possibili fonti di prova. La Asl e la Procura di Latina - attraverso il commissario Giorgio Casati e il procuratore Andrea De Gasperis - hanno firmato un protocollo. Si tratta del primo del genere in Italia e riguarda «la gestione di pazienti afferenti al pronto soccorso e coinvolti in accadimenti relativi a delitti con esito lesivo». È un po' in burocratese, vero, ma il senso è chiaro. Chi arriva con un colpo di arma da fuoco, una coltellata, pestato o che ha subito violenza, sarà certamente trattato dal punto di vista medico, ma verranno presi accorgimenti tali da consentire a chi indaga di non perdere pezzi importanti ai fini degli accertamenti.
L'ESPERTO
A redigere il documento ha collaborato, fra gli altri, l'ex comandante del Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri, Luciano Garofano. «Le indagini - dice il protocollo - senza voler entrare in un merito che non compete certamente alle strutture sanitarie, devono essere finalizzate a una corretta definizione di responsabilità sulla base di una valutazione integrata che interpreti i rilieviambientali e si basi anche su corrette e uniformi procedure sul paziente dal momento in cui si verifichi l'evento delittuoso fino a tutto il percorso ospedaliero». Per questo - si legge nelle premesse: «sarà fondamentale fornire all'autorità giudiziaria un adeguato processo di collaborazione alle indagini nel fondamentale rispetto di alcuni criteri che, dalla scena del crimine all'area visita del pronto soccorso e alle aree di degenza ospedaliere, permettano un'oggettiva valutazione degli elementi di prova».
LE NECESSITÀ
Quando arriva un paziente coinvolto in una vicenda di cronaca occorre contestualizzare l'accaduto. «Ad esempio - si legge sempre nel documento - reperire residui di sparo su una mano o un indumento di una persona può indicare che abbia esploso colpo di arma da fuoco o anche che si trovasse a mezzo metro dalla fonte di fuoco». Chiaramente «sotto l'aspetto tecnico-procedurale» l'intervento che passa «tra l'esplosione del colpo e la tamponatura delle mani deve essere il più breve possibile». Per questo è necessaria la collaborazione della struttura sanitaria. Quando si tratta di spari, ma anche di altre ferite. Quello che accade in ospedale diventa «elemento fondamentale per una corretta ricostruzione degli eventi».
I PASSAGGI
Si svolgerà una specifica attività di formazione, arriveranno kit dedicati - ad esempio i reperti come gli indumenti della vittima non andranno più in buste di plastica per evitare il formarsi di muffe - sarà nero su bianco chi ha fatto cosa, andranno descritte minuziosamente e anche fotografate e misurate le ferite, si dovrà evitare di contaminare la scena anche solo aprendo le finestre, il paziente non dovrà avere contatti con estranei anche solo nel trasporto in reparto. La cura resta la priorità, da quando il protocollo entrerà in vigore lo saranno anche una serie di accorgimenti che consentiranno di avere maggiori certezze a chi indaga.
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