Donna di Latina morta a Siracusa, indagini sugli sms

Licia Gioia
di Marco Cusumano
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Martedì 28 Marzo 2017, 11:05 - Ultimo aggiornamento: 13:54
LATINA - I carabinieri di Siracusa vogliono chiarire fino in fondo la morte di Licia Gioia, 32enne originaria di Latina deceduta nella sua casa alle porte di Siracusa. La tesi del suicidio resta la privilegiata, eppure ci sono dettagli che non convincono del tutto gli investigatori. Nei giorni scorsi i militari hanno iniziato a scavare nella vita privata della donna, in particolare sui burrascosi rapporti con il marito, un poliziotto di 45 anni, indagato per istigazione al suicidio. I militari stanno analizzando tutti i contatti e i messaggi che i due si sono scambiati nei giorni precedenti alla tragedia attraverso i loro smartphone.

Intanto gli amici della donna hanno inviato una lettera alle Procure di Siracusa e Napoli e ai carabinieri di Messina e Palermo. Nella missiva, firmata gli amici del viale Tica, vengono esposti alcuni dettagli che dovranno essere vagliati dagli investigatori. «Una tragedia maturata da diversi mesi scrivono gli amici visto che Licia manifestava da tempo evidenti segni di sofferenza. Da ragazza 32enne solare, tranquilla e altruista, era diventata spenta e distrutta. Tutto il comando provinciale era a conoscenza di questa inquietudine psicologica: durante le ore di servizio si assentava per incontrare il marito nella piazzetta Leonardo da Vinci, al viale Tica, vicino al suo comando provinciale». 

Gli amici riferiscono di litigi in pubblico tra la donna e il marito che avrebbe anche «inveito con parole pesanti e anche qualche spintone che attirava l'attenzione di passanti, civili e militari». Secondo gli autori della lettera, la situazione di disagio sarebbe stata piuttosto evidente e la donna non avrebbe avuto il sostegno necessario. «Il maresciallo Licia Gioia conclude la missiva riposerà in pace quando giustizia sarà fatta, un'altra tragedia non può restare irrisolta».

La dinamica dei fatti non è ancora del tutto chiara. Intorno all'una della notte, nella camera da letto al pianterreno della villetta, moglie e marito avrebbero iniziato a litigare, forse per motivi di gelosia.
Licia Gioia avrebbe impugnato l'arma di ordinanza per spararsi alla testa, il marito l'avrebbe disarmata ma poi lei si sarebbe impossessata di nuovo della pistola. A quel punto avrebbe sparato: il primo colpo ha raggiunto la donna alla tempia. Poi, nel tentativo del marito di strapparle l'arma, è partito un secondo colpo che ha raggiunto la donna alla coscia e poi lo stesso marito, sempre alla coscia. 

Una dinamica piuttosto complessa che dovrà essere chiarita e confermata, probabilmente con una perizia tecnica. Le domande sono molte: come ha fatto la donna, dopo essere stata disarmata, a riprendere la pistola? Come possono essere partiti due colpi in rapida successione se il primo ha colpito la donna alla testa? Quali motivi hanno portato a un litigio così violento? I due si erano sposati nel maggio dello scorso anno, dopo che lui, impegnato nella divisione amministrativa della questura, aveva ottenuto il divorzio dalla prima moglie, dalla quale aveva avuto un figlio, ora quattordicenne, che vive a Siracusa con il padre. Il ragazzo era in casa al momento dei fatti, ed è stato testimone indiretto di una tragedia ancora avvolta da troppe zone d'ombra.