L'ex biancorosso Roberto Paci: «Ancona, Vialli, il Mancio. Ora vado in gol nel mio ristorante in Costa Smeralda»

L'ex biancorosso Roberto Paci: «Ancona, Vialli, il Mancio. Ora vado in gol nel mio ristorante in Costa Smeralda»
di Peppe Gallozzi
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Sabato 20 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:02

Da bomber di razza a ristoratore dei Vip. Perché un campo di calcio e una cucina, delle volte, possono essere davvero vicini. E' la storia del bolognese Roberto Paci, ex attaccante (tra le altre) di Ancona, Parma e Lucchese oggi titolare del Mama Latina a Porto Cervo nell'incantevole scenario della baia di Cala di Volpe. Una delle perle della Costa Smeralda meta di Vip e turisti da ogni parte del mondo. Il richiamo di una passione che arriva dalla sua famiglia, con influssi marchigiani, la voglia di mettersi in gioco per una nuova sfida. La stessa carica di quando giocava che lo ha portato, tra un gol e un altro, a sposare - insieme all'Airone Andrea Caracciolo ai tempi del Brescia - il primato di aver realizzato oltre 100 reti in Serie B con una sola maglia (quella della Lucchese). «Niente male è?». Una battuta che apre un mondo.

Paci, un bomber vero lei.

«Avevo il vizietto del gol, mi ha sempre accompagnato nel corso della mia carriera».

Oggi fa il ristoratore in Costa Smeralda.

«Proprio così»

Come mai questo salto?

«Una volta smessa l'attività di calciatore decisi di riprendere passioni e cose di famiglia, tra cui la ristorazione. Sono contento della scelta, anzi rifarei tutte le scelte che ho preso nella mia vita».

E' più difficile segnare o soddisfare i clienti?

«La lotta non è semplice, diciamo che siamo sullo stesso livello di difficoltà. I clienti sono esigenti come i tifosi».

Quindi Roberto Paci diventa imprenditore per tradizione o vocazione?

«Entrambe. A Lucca, negli ultimi anni da giocatore, avevo già sperimentato la gestione di un locale. La passione è fondamentale, sicuramente, ma bisogna sentirselo dentro».

La Costa Smeralda storica patria estiva di calciatori e sportivi. Un cerchio che si chiude.

«In Sardegna, nella nostra zona, ne girano parecchi. Anche l’ex Ct azzurro Roberto Mancini, tanto per citarne uno di quelli importanti. Mi piace divertirmi con Roberto».

Con il Mancio in che rapporti siete?

«Ottimi, scherziamo di continuo. Prendo sempre in giro lui e lo storico collaboratore Fausto Salsano sui prezzi del mio ristorante. Oltre al legame con le Marche (Mancini è jesino doc, ndr), ci unisce anche Gianluca Vialli e il suo ricordo».

In che senso?

«Erano i primi anni della Nazionale Under 21, facemmo tutta la trafila delle selezioni insieme.

Giocando nello stesso ruolo, in attacco, eravamo molto uniti tutti e tre. E anche molto giovani. Poi la vita ci portò su campi diversi».

Le Marche sono un po’ casa sua.

«Sempre, per tanti motivi».

Il primo che le viene in mente?

«La stagione di Ancona, 1986-1987, fu estremamente particolare e intensa sotto molti punti di vista. In Serie C1 partimmo per far bene poi le cose peggiorarono. Con l'arrivo in panchina di Giancarlino Cadè, al posto di Valdinoci, ritrovammo lo slancio necessario e arrivarono gol importanti».

Tra cui il suo al Rimini alla penultima giornata.

«Fu una rete pesante, indubbiamente. Un tiro al volo di pregevole fattura su assist di Roncaglia. Era stato bravo a non disperdere una punizione di Massimo Gadda che meritava miglior fortuna. Anni dopo mi raccontarono che quel gesto balistico resta, ancora, tra i più bei gol della storia biancorossa. Ma le Marche, per me, non sono solo Ancona e l'Ancona».

Ci spieghi.

«Tanti legami che vanno oltre il campo, viaggi, ricordi, aneddoti del passato. Sentimenti vari che porto dentro me, nel cuore».

E anche questioni familiari?

 «Certamente. Mia madre, in particolare, e tutti i parenti della sua parte che sono originari di Marotta».

Come è cambiato il calcio attuale rispetto al suo?

«Non ci sono più le bandiere ma soprattutto è diventato molto più commerciale».

Entri nello specifico.

«Noi giocavamo le domeniche pomeriggio, solo in seguito si iniziava a parlare di anticipo al sabato. Ora si gioca tutti i giorni e tutti gli orari. Hanno vinto le televisioni andando a sbattere con la passione dei tifosi che prima era sacra».

La soddisfazione più bella vissuta sul campo?

«La vittoria del campionato di Serie C con la Lucchese a fine anni '80. Ma ho avuto ovunque delle belle gioie pur senza l'esordio in Serie A. Prendete ciò che vi ho raccontato di Ancona ad esempio».

Da ristoratore invece?

«Ogni giorno, i tanti Vip che scelgono di passare da noi, i complimenti delle persone, l'affiatamento della nostra squadra».

Come si sente quando accade?

«E' come segnare un gol ogni volta, ci esaltiamo perchè l’impegno che mettiamo difficilmente si può spiegare».

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