Dall'Avvocato Agnelli a Steve McQueen: i grandi uomini che hanno fatto la moda (e non solo)

Dall'Avvocato Agnelli a Steve McQueen: i grandi uomini che hanno fatto la moda (e non solo)
di Laura Bolasco
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Sabato 24 Febbraio 2018, 14:49 - Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 16:16

Tra calciatori dai tagli di capelli improponibili e fashion blogger dai dubbi gusti estetici a cui lo sguardo della generazione Z si sta abituando, si fa fatica a pensare che un tempo, neanche troppo lontano, esistevano uomini potenti, coraggiosi e, come se non bastasse, con un gusto per la moda tale da continuare a essere tutt’oggi veri e propri modelli di stile. Niente selfie su instagram o pagine Facebook da cui attingere like, ma corse in macchina, regate in barca a vela e comizi politici. E’ qui che la moda maschile ha mosso i primi passi, dove l’orologio sul polsino dell’Avvocato è diventato un simbolo e le lenti Persol di Steve McQueen hanno fatto la storia.
 

 


Gianni Agnelli (1921-2003)
Quello del presidente della Fiat resta uno tra gli stili più famosi e personali che lo scorso secolo abbia visto. Benchè innovativo, fu certamente rigoroso e sempre fedele a se stesso: gli abiti sartoriali gessati in lana pesante erano di Caraceni, le cravatte molto larghe, i completi sempre di colore grigio per il giorno e blu per la sera.
Era la fine degli anni 60 e l’Avvocato fu uno dei primi ad indossare le camicie Brooks Brothers modello button down con taschino e bottoncini (che spesso teneva slacciati) azzurre o bianche a seconda dell’occasione, sdoganandole anche sotto ai completi più formali durante il corso gli anni 70. Problemi alle gambe in seguito a diversi incidenti lo costrinsero a scarponcini ortopedici marroni, gli stessi da cui Tod’s si ispirò per i suoi iconici lace up boots, che abbinava a polo e pantaloni di jeans ma, con sofisticata nonchalance, anche agli abiti più eleganti.
Il look total denim formato da camicia e pantaloni di brand assolutamente democratici (Levi’s o Marlboro), i maglioni consumati, l’orologio accuratamente posizionato sopra il polsino della camicia (per non irritare la pelle) ed il piumino smanicato indossato anche sopra lo smoking (perché non sgualciva l’abito) sono alcuni dei simboli di uno stile ricercato, classico e decisamente avanguardista per l’epoca ma che potremmo sorprendentemente definire moderno ancora oggi.
 
John Fitzgerald Kennedy (1917-1963)
Il trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America non è stato solo un potente uomo politico. Complice la sua giovane età e l’entusiasmo del pubblico circa la sua elezione fu sotto i riflettori al pari di una star di Hollywood. I vestiti, spesso sui toni del grigio e del blu, le camicie bianche e azzurre Brooks Brothers e i gessati (anche se più sobri rispetto a quelli all’Avvocato italiano) erano parte integrante del guardaroba formale. Fu però nelle divise da tempo libero in stile Ivy League, che Kennedy fece storia. Amante della comodità e dell’abbigliamento rilassato, abbinava la giacca in pelle da aviatore e il cardigan blu in maglia spessa, jolly di stagione, con i pantaloni bianchi o kaki e le scarpe da barca (che oggi potremmo sostituire con le più attuali Vans) focalizzando l’attenzione sui dettagli: i calzini blu elettrico o bianchi, (spesso con righe orizzontali rosse e blu) sono un must have a cui il presidente non sapeva rinunciare. Nelle occasioni più eleganti aggiungeva ai completi sempre il suo tocco personale, come i Rayban Wayfarers tartarugati (o American Optical modello Saratoga che dir si voglia), la cravattina sottile e il suo Omega ultrapiatto. Tanto con quel ciuffo ribelle, così controcorrente per l’epoca, avrebbe potuto indossare qualunque cosa.
 
Paul Newman (1925-2008)
Il pluripremiato attore hollywoodiano oltre che per i 3 Oscar, i 7 Golden Globe e l’Emmy Award, è ricordato anche per il suo look semplice ma sopra le righe per gli anni 50. I completi dallo stile minimal erano di colori tenui, le cravatte sottili e le camicie americane, a cui Newman arrotolava le maniche, rigorosamente bianche. Appassionato pilota di macchine da corsa, indossava spesso il denim, anche in versione total, e fu uno dei primi insieme a James Dean e Marlon Brando, a utilizzare la t-shirt bianca, anche abbinata a pantaloni eleganti (come in uno scatto del 63 a Venezia). Spesso ritratto con i chinos e giubbotti di jeans, amava i mocassini americani con i calzini bianchi e l’inverno, alzava sempre il bavero del cappotto. Icona indiscussa a cui persino Rolex dedicò un modello dei suoi orologi più prestigioso: il Daytona Paul Newman.
 
Steve McQueen (1930-1980)

Definito “The king of cool” fu tra gli uomini più eleganti e stilosi mai esistiti.
Indossava quotidianamente i jeans attillati, ancora inusuali per l’epoca, i chinos dai colori chiari, le camicie in denim e le t-shirt bianche, il tutto abbinato alle scarpe di tela dalla suola bassa tipo Superga. Quando usciva in moto era solito indossare ai piedi i desert boots, per i quali divenne assoluto precursore, e felpe sportive con le maniche tagliate a vivo.
Nonostante si sentisse decisamente a suo agio indossando look sportivi, McQueen sapeva come sdrammatizzare gli outfit più eleganti adattandoli alla propria personalità; era solito vestire per esempio dolcevita e camicie con maglioni sotto alle formali giacche da completo.
Iconico e indimenticabile il completo 3 pezzi grigio con le righine azzurre de “Il caso Thomas Crown” girato nel 1968 e la giacca spigata con il maglione a collo alto visti in “Bullit” dello stesso anno: gli occhiali Persol dalle lenti blu e le famose polacchine Sanders Chukka Boots indossati nei due film divennero gli accessori più amati dall’attore nella vita privata come nei suoi film.
 
 

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