Giornata della memoria 2024: il ricordo dell'Olocausto nelle pagine di libri e romanzi

Giornata della memoria 2024: il ricordo dell'Olocausto nelle pagine di libri e romanzi
di Ebe Pierini
27 Minuti di Lettura
Domenica 21 Gennaio 2024, 20:26

Il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa fecero irruzione nel campo di concentramento di Auschwitz liberando coloro che vi erano ancora rinchiusi. Con l’apertura dei cancelli di quel campo di sterminio si spalancò una finestra sugli orrori compiuti dai nazisti. Proprio per questo tale data è stata scelta, il 1° novembre del 2005, per celebrare la giornata del ricordo della Shoah. Sono stati 6 milioni gli ebrei vittime dell’Olocausto. Il prossimo 27 gennaio si celebra quindi il giorno della memoria. L’abominio dello sterminio degli ebrei fu testimoniato da chi sopravvisse come Primo Levi ma soprattutto da chi perse la vita come Anna Frank, morta nel campo di concentramento di Bergen – Belsen. “Se questo è un uomo”, nel quale Levi ripercorre la sua drammatica esperienza ad Auschwitz, è divenuto un classico, un libro che è fondamentale leggere per aprire gli occhi su quanto accadde. Ed un classico, letto da milioni di persone ogni anno, è anche il diario scritto da Anna Frank nel rifugio segreto di Amsterdam in cui si nascose, assieme alla famiglia, per fuggire ai nazisti. Un testo che continua ad essere pubblicato sempre in nuove edizioni e che rimane una testimonianza imprescindibile alla quale devono approcciarsi i giovani che desiderano conoscere quanto accaduto e che gli adulti devono rileggere per non dimenticare mai la forza di una ragazzina che non pensava “a tutta la miseria, ma alla bellezza che ancora rimane”.

Anne Frank. Diario di Anne Frank ( Giunti Editore)  

Questa è una nuova traduzione dall'olandese dei diari di Anne nella loro stesura originaria, liberata da interventi e tagli realizzati successivamente accompagnata da un prezioso scritto di Anna Sarfatti che accompagna i bambini, a partire dai 10 anni, a confrontarsi con l'attualità di questa adolescente che scrive in clandestinità. Una testimonianza ineguagliabile che continua a illuminare con la sua voce sincera e viva chiunque nel mondo non voglia arrendersi alla brutalità di cui la Shoah è il simbolo più atroce.

Diario di Anne Frank con uno scritto di Wlodek Goldkorn (Giunti Editore)

Per il tredicesimo compleanno Anne Frank ricevette un album con la copertina a quadretti che diventerà il suo diario, proseguito poi su altri quaderni. Comincia a scriverlo pochi giorni prima che la sua famiglia, di origine ebraica, si trasferisca nella “Casa sul retro”, il nascondiglio che l’accoglierà per due anni fino alla scoperta da parte della polizia nazista nell’agosto 1944. Si tratta della prima redazione, con tanto di foto incollate sopra, che questa edizione riproduce. Il 28 marzo del 1944 il governo dei Paesi Bassi lancia un appello alla popolazione affichè scriva diari perché, dopo la guerra, possano essere pubblicati. Anne comincia quindi una seconda redazione del suo diario con la speranza di pubblicarlo un giorno ma non la completa perché viene deportata ad Auschwitz. I suoi scritti però sopravviveranno e continueranno ad emozionare generazioni di lettori. Questa nuova edizione è curata da Franco Paris ed è preceduta da uno scritto di Wlodek Goldkorn che propone un ritratto che va al di là della tradizionale immagine che si ha di Anne e sottolinea il grande valore letterario della sua opera.

È dedicato alla memoria di Anna Frank anche l’ultimo libro edito da Einaudi in occasione della giornata della memoria 2024.

Quando ascolterai questa canzone di Lola Lafon (Einaudi)

Il 18 agosto del 2021 Lola Lafon prende un treno per Amsterdam. Una casa editrice francese le ha proposto il progetto di passare la notte da sola nell'alloggio segreto di Anne Frank. Lola Lafon fa il suo ingresso nell'Alloggio segreto dopo la chiusura serale del museo. Lei vuole andare a conoscere l’immagine di Anne Frank nell'appartamento in cui visse per venticinque lunghi mesi, dove ogni anno migliaia di visitatori si recano in un pellegrinaggio laico. Vagando da una stanza all'altra ha contato i pochi passi a disposizione di chi abitò quello spazio e ne ha ascoltato le voci in fondo al buio. Ha cercato la presenza di Anne Frank, ragazza diventata icona, nella sua assenza. Ha cercato di scorrere il suo volto dietro quell’immagine che tutti abbiamo imparato a riconoscere. Ora dopo ora, la notte si è popolata di storie, ricordi, fantasmi, verità. Come bagaglio di questo viaggio immaginario solo un taccuino ed un quaderno. Vagando da una stanza all'altra cerca di ricostruire la quotidianità di Anne Frank e si imbatte anche negli altri occupanti del nascondiglio: Fritz Pfeffer, i Van Pels, la sorella maggiore Margot, la madre Edith e il padre Otto, a cui si deve la pubblicazione degli scritti della figlia. Lola Lafon illustra le vicende del diario dal 1947 a oggi. Ma in quella notte l’autrice incontra anche tanti membri della sua famiglia, tra cui i nonni materni, nati nell'Europa dell'Est, emigrati, perseguitati, sopravvissuti e dialoga con la bambina che è stata nella Romania di Ceausescu, poi con la ragazzina appena arrivata in Francia ansiosa di ambientarsi.

Moltissime le nuove uscite o le riedizioni di romanzi indirizzati ad un pubblico di lettori giovani.

Wonder. White Bird di R. J. Palacio – Erica S. Perl (Giunti Editore)

"Wonder. White bird" è davvero un piccolo capolavoro. Un libro superlativo che parla di Olocausto senza mai mostrarci un campo di concentramento. Lo fa rivolgendosi ai giovani attraverso dei protagonisti della loro età in cui immedesimarsi. Parla ai ragazzi ma anche agli adulti e lo fa in maniera garbata, non risparmiando al lettore la durezza degli argomenti ma sfiorando le coscienze con la delicatezza dei buoni sentimenti, attraverso l'elogio della gentilezza che può salvare il mondo. Sara Blum è una ragazzina ebrea che vive una vita serena con i suoi genitori a Vichy, in Francia. L'equilibrio però viene infranto con l'occupazione nazista che spazza via ogni dorata normalità. Un giorno le SS fanno irruzione a scuola e prelevano tutti i ragazzini ebrei per condurli in un campo di concentramento. Sara riesce a nascondersi sulla torre della scuola e, grazie al suo compagno di classe Julien, un ragazzo che zoppica a causa della poliomielite ed è oggetto di scherno da parte di tutti, riesce a trovare rifugio in una stalla abbandonata. Lì la ragazzina vivrà nascosta per circa un anno, protetta dalla famiglia di Julian che la nutrirà e le farà visita ogni giorno. A lei non rimarrà che trascorrere il tempo disegnando. "I nazisti mi avevano portato via molte cose, ma il cielo e gli uccelli quelli non me li potevano rubare. E una cosa che non potevano distruggere era la mia immaginazione. Era tutto quello che mi rimaneva" ricorsa Sara. Non mancano i colpi di scena come le incursioni nella stalla dei compagni di classe filonazisti. A rafforzarsi è, nel frattempo, il legame tra Sara e Julien che lei non degnava di uno sguardo quando erano vicini di banco e invece si accorge di non poter più fare a meno di lui.  A ripercorrere la storia commovente ed emozionante è la stessa protagonista ormai anziana che racconta al nipote Julian, che è stato allontanato da scuola per atti di bullismo nei confronti di un compagno, il suo doloroso passato. Una storia indimenticabile che, sebbene non parli di campi di sterminio in maniera esplicita e diretta, immerge il lettore nel dolore e nel dramma di quegli anni che hanno segnato la storia dell'umanità.  "Come è potuto succedere? Com'è possibile che sei milioni di ebrei siano stati uccisi nell'Olocausto senza che il mondo facesse niente?" chiede il nipote Julian alla nonna. "Il male si ferma quando le persone per bene si uniscono per combatterlo. Ci dev'essere la volontà di lottare. E il resto verrà da sé - risponde Sara-  Ecco perché è così importante che la tua generazione sappia cosa è successo alla mia. Così che una cosa del genere non possa più ripetersi".  "Non permettere mai che il mondo dimentichi" conclude.  Pubblicato per la prima volta come graphic novel, “Wonder. White bird” è anche divenuto un film con Helen Mirren e Gillian Anderson, nelle sale dal 4 gennaio.

L’ultima  volta che siamo stati bambini di Fabio Bartolomei (Edizioni E/O)

"L'ultima volta che siamo stati bambini" è un romanzo tenero, commovente ma anche ironico e profondo. È un libro che emoziona, che ti smuove qualcosa dentro. È un meraviglioso inno all'amicizia. È una condanna alla guerra e alla deportazione nazista. È il racconto delicato di una missione quanto mai ambiziosa e difficile che vede protagonisti tre ragazzini mossi da un'amicizia pura e incondizionata che va al di là delle leggi razziali e della politica. Cosimo, Italo, Vanda e Riccardo hanno dieci e vivono la Seconda guerra mondiale con il disincanto e la spensieratezza tipica della loro età. Cosimo abita col nonno ed il fratello. Il padre è prigioniero non si sa dove. Italo è un piccolo balilla, con tanto di camicia nera e fez, figlio di un gerarca fascista e fratello di un eroe di guerra. Vanda è una orfanella allevata dalle suore. Riccardo è un bambino ebreo. I quattro sono inseparabili ed il loro legame è solido ed indissolubile. L'Italia è ormai allo sbando e, un giorno, i ragazzini sono costretti a fare i conti con la scomparsa di Riccardo "rubato" dai tedeschi. Inconsapevoli della sorte dell'amico, trasferito in un campo di concentramento in quanto ebreo, i tre partono alla ricerca dell'amico seguendo i binari ferroviari. Una volta accortisi della loro fuga Agnese, suora dell'orfanotrofio e Vittorio, militare e fratello di Italo, si mettono sulle loro tracce per riportarli a casa. Una missione che si dimostrerà molto più difficoltosa di quello che si sarebbe potuto pensare. I piccoli fuggiaschi riusciranno a percorrere circa 200 chilometri combattendo contro la fame, il freddo, la paura equipaggiati solo di una tenda da campeggio ed in compagnia della gallina Lina. Una storia che non scade mai nello sdolcinato e nel melenso e che invece ti coinvolge, ti porta a fare il tifo per i fuggiaschi e per la loro missione. Vi strapperà lacrime e sorrisi. Ci si affeziona a questi bambini caparbi e coraggiosi che, con la loro sconfinata bontà, inseguono l'obbiettivo, purtroppo irrealizzabile, di riunire il gruppo. Col passare dei giorni in loro matura una consapevolezza: non sono più solo amici, quest'esperienza li ha tramutati in fratelli. Per ribellarsi alle leggi della guerra bisogna essere folli. O bambini. Da questo romanzo è stato tratto l'omonimo film per la regia di Claudio Bisio.

Judith di Loredana Frescura e Marco Tomatis (Giunti Editore)

"Judith" è dedicato ad un pubblico di lettori giovani ma è adatto anche a lettori adulti. La protagonista è una ragazza ebrea di 14 anni che vive in un paesino della Polonia. Con l'avvio della seconda guerra mondiale la sua famiglia viene rinchiusa nel ghetto. Un giorno tutti gli ebrei vengono riuniti dalle SS davanti ad una grande fossa, fucilati e sepolti lì. Judith è l'unica che sopravvive a quella orribile strage. Sola al mondo cercherà di sfuggire alla morte ed ai campi di concentramento prima aggregandosi ad un gruppo di partigiani e poi fuggendo a Berlino, Nizza, in Italia e poi a Parigi, utilizzando nomi ed identità falsi come quella di una infermiera tedesca. Tra mille avventure e dopo aver trovato rifugio e aiuto presso diverse persone riuscirà a vedere la fine della guerra e a riconoscere personalmente le SS responsabili dell'eccidio della sua famiglia mandandole a processo. Alla fine troverà anche l'amore. Non il solito libro su questo tema che parla solo degli orrori dei campi di sterminio. Un romanzo diverso che ci offre una protagonista giovane, determinata, risoluta e coraggiosa. Una trama tutto sommato non scontata. Forse perché destinato ad un pubblico di giovani l'orrore della Shoah viene trattato in maniera sfumata ma egualmente efficace. "Questa storia è come una medicina che è disgustosa ma guarisce - dice Judith - È difficile non odiare, dopo tutto quello che ho visto e subito, ma ci devo provare. Perché odiare non serve a nulla se non ad avere altro dolore. Ce la dobbiamo mettere tutta a fare cose belle che allontanino l'odio e il disprezzo, solo così si sconfigge il nazismo, coltivando la bellezza".

Il nido del tempo di Anna Sarfatti (Giunti Editore)

È ispirata all'infanzia dell'autrice questa storia toccante ed intensa che avvicina due diverse generazioni nel ricordo. Lisa, fuggita in Inghilterra insieme ai genitori a seguito delle leggi razziali ed alla discriminazione attuata dal regime fascista contro gli ebrei, ricevette dai nonni la splendida casa delle bambole appartenuta alla madre. La casa divenne il gioco da condividere con gli altri bambini rifugiati a Londra. Adesso è una vecchia signora che talvolta dà ripetizioni di inglese  ai ragazzi in difficoltà come la tredicenne Margherita che gioca nelle Mozzafiato, la squadra di calcio femminile del suo paesino in Toscana e ha una grande passione che ha ereditato dal nonno: lavorare il legno. A scuola va così e così, soprattutto in inglese, e sta prendendo malissimo la separazione dei suoi genitori. Va pazza per gli smalti strani e la sua migliore amica è Aziza, compagna di squadra bullizzata per il suo look vecchio stile e la sua linea non perfetta. Margherita, grazie alla sua passione per la falegnameria, comincia a ricostruire insieme a Lisa, pezzo dopo pezzo, la vecchia casa delle bambole conservata in cantina. Questo consente a Lisa di ricomporre con lei e con il nipote Tobia il suo drammatico racconto di vita, ritrovando, in questa condivisione, conforto e fiducia e portando i due ragazzi ad acquisire una nuova maturità e consapevolezza di se stessi e del mondo.

Il pianoforte di Einstein guarda le stelle di Vantina Alberici (Lindau)

 

Capita che a volte un oggetto possa raccontare la storia di una persona, la storia di un'epoca. È il caso del pianoforte Blüthner del 1899 che Albert Einstein regalò all'adorata sorella Maja che viveva con il marito Paul sulle colline di Firenze, in un casolare immerso nella splendida campagna toscana.  Un pianoforte che, secondo Maja, donna di grande cultura, regalava la musica del cielo e dell’inferno. Ma nel 1938 la situazione precipitò. In Italia vennero varare le leggi razziali fasciste che stravolsero la vita di molti ebrei compresa quella di Maja che era di origine ebraica come il fratello Albert che aveva trovato rifugio negli Usa dove lei sarà costretta a raggiungerlo. L'amato pianoforte scampò a sequestri e distruzioni perché venne affidato all'amico pittore tedesco Hans-Joachim Staude. Oggi è custodito presso l’Osservatorio Astrofisico di Arcetri e in occasione della Giornata della Memoria le sue note risuonano sotto la volta stellata. Come avrebbe probabilmente voluto Maja, donna dal sapere raffinato, semplice e dolcissima, innamorata della Toscana e dell'Italia. "Il pianoforte di Einstein guarda le stelle" (Lindau) narra la storia di questo strumento musicale e della sua proprietaria. Tra i beni confiscati agli ebrei infatti i pianoforti erano molto ambiti. I nazisti svaligiavano case e accumulavano un gran numero di pianoforti che venivano distribuiti nelle scuole di musica, presso sedi istituzionali, nelle caserme delle SS. Addirittura per immagazzinarli venivano privati delle gambe e impilati in verticale con il serio rischio che venissero danneggiati. Un libro pensato per gli studenti ma è interessante anche per un pubblico adulto.

Una bambina e basta di Lia Levi (Edizioni E/O)

"Una bambina e basta" fu scritto 30 anni fa da Lia Levi ma ancora oggi viene letto nelle scuole come testimonianza degli orrori di un recente passato. È la storia di una famiglia ebrea che dopo aver peregrinato nel nord Italia si stabilisce a Monteverde, a Roma. Qui, per fuggire alla deportazione da parte dei nazisti, i genitori saranno costretti a separarsi dalle 3 figlie che vengono nascoste in un convento cattolico alle porte della capitale. Qui, coccolata dalle suore, la piccola Lia viene attratta dal dio "buono dei cristiani" e si avvicina al mondo cattolico meditando la conversione che però non avverrà per la ferrea avversione da parte della madre. Quando gli americani arriveranno a Roma indossando rose rosse sugli elmetti e distribuendo cioccolata alla popolazione finalmente la famiglia di Lia potrà fare ritorno a casa e, dopo la fine della guerra capirà, su sollecitazione della madre, di non essere una bambina ebrea, ma di essere una bambina e basta.

Vastissima la scelta anche tra i romanzi che parlano di Olocausto pensati per un pubblico di lettori adulti.

One life di Barbara Winton (Garzanti)

Furono 669 i bambini cecoslovacchi che si salvarono grazie all’aiuto di Nicholas Winton trovando rifugio su treni destinati in Gran Bretagna e che altrimenti sarebbero finiti nei vagoni diretti ai campi di concentramento. Nel 1988, nello studio del celebre programma “That’s Life!” della BBC Winton, quasi ottantenne incontrò alcuni dei bambini, ormai adulti che aveva salvato nel 1939. “One life” racconta una storia vera della Seconda guerra mondiale che ha commosso tutti ma che pochi avrebbero conosciuto se Barbara Winton non avesse ritrovato per caso i nomi dei bambini salvati nei diari del padre.  Tutto ebbe inizio con una richiesta d’aiuto da parte del Comitato per i rifugiati inglese, che invitò Nicholas  a  visitare  la  Cecoslovacchia  anziché partire per le vacanze. All’epoca lui non aveva nemmeno 30 anni e non esitò un secondo a recarsi in Europa, consapevole del dilagante antisemitismo del partito nazista.  La sua fu una lotta contro il tempo. La celerità in questi casi è fondamentale. Diede vita all’operazione “Kindertransport” senza arrendersi davanti alle difficoltà e seguendo il principio: “Se una cosa non è impossibile, allora c’è sempre un modo per realizzarla”. Questo libro racconta l’impresa di un uomo straordinario che non ha esitato a mettere a rischio la propria vita per salvarne  centinaia. La storia di un eroe che per anni è rimasto in silenzio, perché ha sempre pensato di non aver fatto nulla di speciale. Una storia vera di coraggio, resilienza, umiltà dalla quale  è stato tratto il film interpretato da Anthony Hopkins e Helena Bonham Carter.

L’inganno – La ragazza che truffò il terzo Reich di Sharon Cameron (De Agostini)

Ci sono due storie vere olandesi alla base di questo romanzo: quella del falsario d'arte che ingannò i nazisti e dell'uomo che salvò seicento bambini ebrei dai campi di concentramento. Isa de Smit è cresciuta tra quadri e tavolozze nella galleria d'arte dei suoi genitori fino all'occupazione nazista. La sua città, Amsterdam, cambia volto. La Galleria de Smit viene costretta a chiudere i battenti e Truus, la migliore amica di Isa aderisce alla resistenza olandese. In accordo con suo padre, Isa decide di vendere ai nazisti una copia falsa di un Rembrandt per ripianare i debiti della galleria. Mentre si reca all'asta scopre che Truus si sta occupando di far fuggire i bambini ebrei dalla città per portarli al sicuro. Per aiutare le famiglie ebree è necessario reperire molto denaro. È allora che ad Isa viene un’idea: vendere ai nazisti opere d'arte contraffatte. Certo il progetto è ambizioso ma anche molto pericoloso.

Ma lei non si tira indietro. Il libro narra la sua avventura tra arte, intrighi e tentativi di salvataggio. In un periodo buio un tocco di colore, di arte e di bellezza che cerca di spazzare via l’orrore di quei giorni.

Il tedesco di mia madre di Catherine Clèment ( Lindau)

 

Samuel Schutz, medico tedesco giunto a Parigi nell'autunno del 1938, dopo che le leggi razziali di Hitler hanno vietato agli ebrei di esercitare molte professioni, fa conoscenza con Raymonde, giovane farmacista ebrea che gli presta il suo aiuto professionale, dimostrando giorno dopo giorno anche una profonda comprensione nei suoi riguardi. Se non si può parlare di una vera e propria amicizia di sicuro quello che li lega è un rapporto di stima. Una sera del 1940, quando la capitale francese è ormai occupata dai nazisti, Schutz si presenta nella farmacia di Raymonde in uniforme da ufficiale dell'Abwehr, il servizio segreto militare del Reich, svelando quindi la sua reale professione. Ma l'intento non è quella di minacciarla o intimorirla. Piuttosto vuole metterla in guardia dai rischi che corre e proteggerla dai rischi che corre in quanto ebrea e che lui, in quanto militare tedesco, ben conosce. Adotta quindi un linguaggio in codice. Se si reca nella sua farmacia in uniforme significa che quella notte non dovrà dormire nella sua casa ma in un posto protetto perché c'è il rischio di rastrellamenti. Ma Schutz non riuscirà a salvare i genitori di Raymonde dalla deportazione in un campo di concentramento. Ne "Il tedesco di mia madre" l'autrice Catherine Clément ricostruisce la propria storia familiare e di riflesso quella della Francia occupata dai nazisti ma anche quella di un'Europa in fiamme per la seconda guerra mondiale. Su tutto incombe la tragedia dell'Olocausto.

Il bambino del blocco 66 di Limor Regev (Netwon Compton Editori)

È il gennaio del 1945 quando il piccolo Moshe Kessler scende dal treno che lo ha condotto fino al campo di concentramento di Buchenwald assieme ad altre centinaia di bambini. Nonostante la sua tenera età ha già  sopportato gli orrori di Auschwitz-Birkenau, dopo aver perso i contatti con tutta la sua famiglia. È  sopravvissuto alla marcia della morte nel gelido inverno europeo e ha già visto fin troppe tragedie. A Buchenwald lui ed i nuovi arrivati vengono assegnati alle loro baracche. Il Kinderblock 66 sarà la nuova casa di Moshe che non immagina quanto questa assegnazione risulterà fondamentale. Poco tempo dopo, i tedeschi decidono di distruggere il campo e di obbligare i prigionieri rimasti a una nuova marcia della morte. Ma i nazisti non sono preparati a fronteggiare la resistenza segreta di Buchenwald, che si solleva con una missione: proteggere i bambini del campo.

L'uomo che salvò la musica dall'inferno di Makana Eyre (Newton Compton Editori)

È l’incredibile storia vera di come la musica ha ridato speranza ai prigionieri nei campi di concentramento nazisti.  In una fredda notte di ottobre del 1942, le guardie del campo di concentramento di Sachsenhausen sorprendono un gruppo di prigionieri ebrei radunati in segreto. Sono i membri di un coro clandestino, che stanno provando il repertorio guidati dal direttore d’orchestra Rosebery d’Arguto. Per molti di loro è la fine: vengono giustiziati sul momento. Per quelli che sopravvivono inizia un nuovo incubo: vengono deportati ad Auschwitz-Birkenau. L’unico che riesce a salvarsi è Aleksander Kulisiewicz, un musicista polacco dotato di una singolare e incredibile memoria. È a lui che Rosebery, prima di morire, affida una missione importantissima: usare il suo dono per salvare il patrimonio musicale delle vittime dei campi nazisti. Aleks sopravvive in effetti all’Olocausto, e tiene fede alla promessa fatta all’amico: dopo la guerra torna in Polonia e inizia a raccogliere un impressionante archivio musicale che porta in giro per tutto il mondo. Solo attraverso la preziosa testimonianza di quest’uomo oggi sappiamo che i prigionieri dei campi di concentramento composero sinfonie, organizzarono cori clandestini, arrangiarono le musiche di illustri compositori riunendosi regolarmente e spesso a rischio della vita. La musica permise loro di resistere e restare umani pur nelle condizioni disumane in cui erano costretti a vivere.

Tra i suggerimenti di lettura anche due libri in uscita in questi giorni che parlano del lavoro meticoloso di chi, dopo la guerra, ha cercato di restituire ai sopravvissuti o alle loro famiglie gli oggetti che erano stati sottratti in occasione dell’internamento nei lager.

L’archivio dei destini di Gaëlle Nohat (Neri Pozza)

Irène è francese ma vive a Bad Arolsen, nel cuore della Germania e, dal 1990, quando ha risposto ad un annuncio per un posto di lavoro, presta servizio presso un centro di documentazione dove, dalla fine della guerra, si conducono ricerche sul destino delle vittime del regime nazista. Il centro era stato pensato dalle potenze alleate che avevano previsto come, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, sarebbe stato necessario indagare sulla sorte di milioni di scomparsi. Irène, con estrema meticolosità cerca le tracce di coloro che non sono più tornati e si lascia assorbire totalmente dal suo lavoro a discapito delle attenzioni da dedicare al figlio che sta crescendo da sola dopo il divorzio. Nell’autunno del 2016, le viene assegnato il compito di restituire migliaia di oggetti rinvenuti nei campi di concentramento alle famiglie dei loro proprietari originari: da un Pierrot di stoffa ad un medaglione con la Vergine, ad un fazzolettino ricamato. Oggetti semplici che però sono legati al ricordo di chi ha perso la vita nei campi di concentramento.  Solo se vengono restituiti il ricordo della persona alla quale appartenevano torna a rivivere. In questa ricerca Irène incontrerà persone che la guideranno, da Lublino e Varsavia a Parigi e Berlino. L’archivio dei destini è quindi un po’ un romanzo sulla memoria collettiva d’Europa.

Riemersi dalla notte– L’ufficio dei destini perduti e ritrovati di Èlise Karlin ( Lindau)

Nel libro-inchiesta di Élise Karlin il resoconto del lavoro degli Archivi Arolsen ed il lavoro di restituzione degli oggetti personali dei deportati nei campi di concentramento nazisti, dispersi e dimenticati per mezzo secolo, reso possibile grazie all’instancabile lavoro della direttrice degli Archivi, Nathalie Letierce-Liebig, e di tutti i suoi colleghi.  Gli Archivi Arolsen, (https://arolsen-archives.org/en/search-explore/search-online-archive/), un tempo noti come International Tracing Service, sono un’organizzazione creata dopo la Seconda Guerra Mondiale, oggi Patrimonio documentario mondiale dell'UNESCO, per ritrovare le tracce di milioni di persone scomparse, sfollate o costrette a lavorare per la Germania nazista. Quello di Arolsen è più grande archivio al mondo sulla deportazione nazista ed oggi è parzialmente digitalizzato. Conserva schede di persone separate dalle famiglie, elenchi di trasporti, registri di morte di diversi campi di concentramento, censimenti di tombe e fosse comuni concentrati in ventisei chilometri di scaffali, cinquanta milioni di fascicoli, effetti personali, fotografie, mappe, disegni, grafici, quaderni, liste compresa famosa Schindler's List. Durante il lock down migliaia di volontari da tutto il mondo hanno partecipato al progetto “Every Name Counts” (https://www.zooniverse.org/projects/arolsen-archives/every-name-counts) per digitalizzare milioni di documenti. In due mesi sono stati caricati in forma digitale circa 120.000 nomi, date di nascita e numeri di matricola di persone imprigionate nei campi di concentramento nazista. Sono stati schedati tutti i documenti di Buchenwald e Sachsenhausen. Ne mancano ancora moltissimi di Dachau e Mauthausen. Gli archivi si occupano della catalogazione, della individuazione e della restituzione degli oggetti ritrovati alle famiglie come una spilla, una foto, un paio d’occhiali. Nel libro viene ricostruito proprio il momento in cui le famiglie scoprono l’esistenza di questi oggetti che riconducono a  vite spezzate, facendo riaffiorare ricordi e risvegliando memorie.

Come accade ogni anno sono numerosi anche i romanzi o le storie legati al più tristemente famoso dei campi di concentramento: Auschwitz.

La bestia di Auschwitz di Reyes Monforte (Piemme)            

 Ispirato ad una storia vera “La bestia di Auschwitz” descrive in maniera cruda e realistica gli orrori che si consumarono in quel campo di concentramento. Una delle protagoniste è Maria Mandel, SS austriaca e guardia di numerosi campi nazisti, bellissima e freddissima, che rende la vita di tutte le detenute un inferno ed alla quale, per la sua crudeltà, viene assegnato il soprannome di bestia di Auschwitz. Quando arriva al campo una nuova detenuta, Ella, Maria nota subito la precisione e la grazia della grafia della nuova deportata. Così, poco dopo il suo arrivo la fa spostare al blocco Kanada per svolgere l’impiego di copista, Schreiberin, per l’orchestra femminile del campo. Ella raccoglie dai bagagli dei prigionieri fotografie e cartoline salvandole dalla distruzione, rischiando la sua stessa vita nel tentativo di non far cadere nell’oblio quelle dei prigionieri a cui appartengono. Ma ad Auschwitz ci sono anche altre persone che esercitano una personale forma di resistenza come Alma Rosé e la dottoressa Gisella Perl. Tutte queste donne sono veramente vissute e hanno avuto modo di manifestare una forza incredibile nell’affrontare la loro storia struggente.

 Il sopravvissuto di Auschwitz di Josef Lewkowicz e Michael Calvin(Newton Compton Editori)

“La speranza vive quando le persone ricordano" scriveva lo scrittore austriaco Simon Wiesenthal. La memoria è un tributo necessario e doveroso che consente di prendere coscienza, di assimilare, di metabolizzare anche ciò che si vorrebbe rimuovere perché è faticoso e difficile da comprendere. Ne "Il sopravvissuto di Auschwitz" di Josef Lewkowicz e Michael Calvin viene narrata la storia vera di un uomo ebreo, Josef Lewkowicz, che da bambino venne deportato in sei campi di concentramento: Auschwitz, Ebensee, Mauthausen, Płaszów, Melk, Amstetten. Fu l'unico della sua famiglia a salvarsi e giurò a se stesso che avrebbe fatto giustizia. Nei campi di concentramento si moriva nelle camere a gas, per impiccagione, per colpi d'arma da fuoco, perché si veniva bastonati o scaraventati giù da precipizio, denudati e tenuti all'aperto per cui la morte giungeva per assideramento. Si moriva per pestaggi o sbranati dai cani delle SS o per iniezioni nel cuore e in vena di cloruro di magnesio o benzene, nonché perché gettati nelle betoniere o con un attizzatoio incandescente infilato in gola. Quando il campo di concentramento venne liberato dagli americani lui riuscì ad intraprendere una collaborazione con la loro intelligence e divenne un cacciatore di nazisti. Il suo principale obiettivo era quello di catturare l’SS Amon Göth, il sanguinario capo del campo di Płaszów dove lui era stato. E così è stato tanto che ha testimoniato al processo contro di lui che ha portato alla condanna a morte per impiccagione. L'esecuzione avvenne a Cracovia e le sue ceneri vennero sparse nella Vistola. Joseph contribuì inoltre a salvare centinaia di bambini orfani, nascosti dai genitori prima dei rastrellamenti. Grazie a lui, molti di loro furono portati al sicuro in Israele. Se la prima parte del libro è dolorosa ma interessante ho trovato la seconda parte un po' noiosa. Joseph racconta la sua vita da uomo libero che ha viaggiato in tutto il mondo, commerciando diamanti. Oggi ha novantasei anni e, dopo la morte della moglie è tornato dal Canada a Gerusalemme. Salvo solo la parte in cui ribadisce l'importanza di ricordare e trasmettere il ricordo di quanto accaduto. "Io parlerò con chi è disposto ad ascoltarmi, anche se l'orrore dei miei racconti è tale da non poter essere neppure immaginato" - scrive - "Non vorrei ricordare ma devo. Parlo della mia sofferenza perché è tutto ciò che posso fare per mettere in guardia il mondo e cercare di renderlo migliore - prosegue - "I ricordi sono il prezzo che devo pagare per i miracoli che ho ricevuto". Ed è ai giovani che si rivolge pensando che forse il loro domani sarà arricchito dal suo passato.

Accadde ad Auschwitz di  Keren Blankfeld (Piemme)

Bastò uno sguardo ad Helen Zippi Spitzer e David  Wisnia  per innamorarsi.  Diciassette anni lui,   appassionato   d’opera,   ventiquattro lei,   botanica   mancata. Il loro incontro avvenne in uno dei posti più terribili e crudeli della storia umana: il campo di Birkenau, ad Auschwitz. Erano prigionieri e in quel luogo di morte senza speranza, sopravvissero per anni. A proteggere quell’ amore tenero ma intenso furono i loro amici e gli altri prigionieri. Era il loro legame che li teneva vivi nell’ora più buia della storia. Con la liberazione e la fine della guerra si promisero che si sarebbero riuniti presto ma, a causa di tradimenti inaspettati e circostanze fortuite, questo non avvenne per settant’anni. Quella di Zippi e David è una storia vera, che   l’autrice   ricostruisce   attraverso   interviste   dettagliate,   testimonianze orali, documenti  e raccolte di memorie, sia edite sia inedite. 

Come una rana d’inverno di Daniela Padoan (Einaudi)

“Considerate se questa è una donna / Senza capelli e senza nome / Senza più forza di ricordare / Vuoti gli occhi e freddo il grembo / Come una rana d'inverno”. Con questa immagine scarnificata Primo Levi, nell'incAccaipit di "Se questo è un uomo", indica la necessità di riflettere sulla condizione delle donne prigioniere ad Auschwitz. Ed è da questo incipit che viene tratto il titolo di questo libro. Daniela Padoan ha chiesto a tre testimoni straordinarie, Liliana Segre, Goti Bauer, Giuliana Tedeschi, internate ad Auschwitz-Birkenau nello stesso periodo ma in età diverse della vita, di ripensare la loro esperienza di persecuzione, prigionia e ritorno a una impossibile normalità declinandola al femminile. Tre visioni, un intreccio di racconti inediti che si fondono in una narrazione sola.

E il vento  si fermò ad Auschwitz di Maristella Maggi  (Gallucci)  

Nell'Italia del 1938, Sara, per il solo fatto di essere ebrea, subisce la discriminazione imposta dalle leggi razziali fasciste. Dall'oggi al domani non può più andare a scuola. I compagni e gli amici le voltano le spalle. Tutto il suo mondo va in pezzi. Per lei, come per moltissimi altri perseguitati e deportati, qualche anno dopo, si apriranno le porte di Auschwitz. La storia di Sara è tratta dai racconti di una sopravvissuta ai campi di concentramento. All' interno del volume anche un approfondimento su Binario 21, museo Yad Vashem e Giusti tra le Nazioni. 

Mi chiamo Lily Ebert e sono sopravvissuta ad Auschwitz di Lily Ebert e Dov Forman(Newton Compton Editori)

Lily Ebert fu deportata quando aveva 14 anni ed è sopravvissuta ad Auschwitz. Non ha mai dimenticato il giorno in cui, appena dopo la liberazione degli Alleati, un soldato ebreo americano le ha regalato una banconota con su scritto: “Buona fortuna e felicità”. Dopo aver assistito all’orrore dei campi di concentramento quel singolo gesto ha segnato in modo decisivo la vita di Lily che si è impegnata a raccontare la verità sulla Shoah per tramandarne la memoria. Anni dopo, il suo pronipote Dov ha deciso di usare i social media per rintracciare quel soldato. È stato allora che Lily è diventata popolare grazie al suo modo schietto e autentico di comunicare ed ha conquistato milioni di follower in rete.

Ragazza numero A-7807 di Sara Leibovits  ed Eti Elboim (Newton Compton Editori)

Sara Leibovits, una ragazza ebrea di sedici anni, viene deportata ad Auschwitz con la sua famiglia, nel 1944. Purtroppo possono trascorrere insieme solo pochi momenti prima che i loro destini vengano stravolti. La madre e i cinque fratellini di Sara vengono mandati direttamente alla morte. Il padre viene dapprima destinato al sonderkommando, il gruppo di chi è costretto a rimuovere i corpi dalle camere a gas, e poi giustiziato. A sopravvivere sarà solo Sara. Il libro narra la storia vera di Sara Leibovits e delle sofferenze e difficoltà che ha dovuto affrontare durante la prigionia nel campo di sterminio. Il racconto è rivolto alla figlia Eti. Cosa significa sopravvivere all’Olocausto, e cosa comporta crescere con una madre segnata da quegli orrori? “Questa che racconto è la pura verità. È la storia di ciò che ho vissuto da ragazza per un intero anno della mia vita, il sedicesimo, ad Auschwitz” spiega Sara che dona al lettore una preziosa e toccante testimonianza.

Le tre sorelle di Auschwitz di Heather Morris(Newton Compton Editori)

Livia, Magda e Cibi sono sopravvissute ai terribili anni trascorsi ad Auschwitz-Birkenau nonostante la fame, il freddo e gli orrori del campo di concentramento. Si sono salvate proteggendosi a vicenda, condividendo il poco che avevano a disposizione senza lasciarsi piegare dalla brutalità delle SS. Ma non sono ancora fuori pericolo in quanto con l’avanzata degli Alleati in Germania, saranno sottoposte al piano folle e criminale della marcia della morte. Per cancellare ogni indizio di ciò che è avvenuto nel Lager, i prigionieri dovranno camminare per giorni, al freddo e sotto la minaccia delle armi, per essere poi giustiziati. Sembra che per loro non ci sia scampo ma non tutto è perduto.

Lettere da una vita di Irène Némirovsky (Adelphi)

La celebre scrittrice Irène Nèmirovsky fu arrestata il 13 luglio e portata al campo di transito di Pithiviers per poi essere deportata due giorni dopo ad Auschwitz – Birkenau. “Suite francese”, l’opera principale della sua vita, rimarrà quindi incompiuta. Costretto dalle leggi razziali antiebraiche a non allontanarsi da Issy – l’Evêque, il marito Michel Epstein mosse mari e monti per tentare di salvare sua moglie. Il 17 luglio lei gli mandò un biglietto di addio dal campo di Pithiviers, ma solo il 9 agosto Michel seppe che Irene era stata spostata probabilmente in Polonia o Russia. Michel affidò le figlie alle cure amorevoli di Julie Dumot e Madelein Cabour e si fece arrestare il 9 ottobre. Un mese dopo venne deportato ad Auschwitz dove Irène era morta di tifo il 17 agosto. Denise ed Èlisabeth vennero nascoste presso certi cugini di Julie Dumot e poi, sotto falso nome, in un istituto cattolico di Bordeaux, dal quale dovettero fuggire all’inizio del 1944.  “Lettere da una vita” raccoglie le lettere scritte dalla Nèmirovsky nel corso della sua vita fino al periodo buio dell’internamento nel campo di concentramento.

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