La guerra in Ucraina sposta gli equilibri all'interno della Nato e apre una partita decisiva nel mondo occidentale. Al prossimo summit a Madrid dal 28 al 30 giugno saranno due i nodi decisivi da sciogliere: il possibile allargamento dell'Alleanza Atlantica a Svezia e Finlandia e la richiesta di rinforzi che arriva dalle repubbliche baltiche. Qui, nel confine sempre più rovente tra Russia e occidente, con i sistemi terra-aria di San Pietroburgo puntati a soli 160 km dalla città estone di Narva, la paura dell'aggressione russa, sempre presente, da qualche mese si è fatta concreta. La risposta della Nato a questa paura e alla questinone di Svezia e Finlandia sarà un segnale, non solo per gli alleati, ma soprattutto al nemico oltre il confine. Ma, stando alle testimonianze raccolte da Reuters, c'è anche la possibilità che entrambe le questioni restino in stallo e che non si proceda nè con l'allargamento dell'alleanza, né con l'invio di nuove truppe nei paesi baltici. E dunque la partita potrebbe restare aperta.
Le richieste dei paesi Baltici: «Servono 50mila uomini»
Estonia, Lettonia e Lituania, sei milioni di abitanti in totale, sono entrate nella Nato nel 2004 dopo un novecento segnato da invasioni sanguinose: prima la Germania nazista, poi la Russia sovietica. Dopo l'indipendenza dall'Urss negli anni '90, il timore del nemico russo, appena oltre il confine, è rimasto una ferita aperta. E con la svolta aggressiva di Mosca verso l'Ucraina ora torna a far paura: «Dopo la guerra non credo che la Russia sarà sconfitta, avranno ancora enormi capacità militari rimaste» ha detto Valdemaras Rupsys, capo della difesa della Lituania. «Dopo un po'... cercheranno di minacciarci con mezzi militari». Per questo gli stati baltici hanno richiesto un aumento imponente dei contingenti Nato sul loro territorio: se di stanza ci sono circa 5mila soldati, Riga e Tallin ora ne chiedono almeno 50mila, oltre a difese aeree e marittime.
A Madrid un nuovo schema strategico, ma no a nuove basi Nato
Se la richiesta di Riga e Tallin venisse accettata a Madrid il prossimo 30 giugno, si tratterebbe del più grande accumulo di forze Nato pronte al combattimento in Europa dalla fine della Guerra Fredda. Ma questo appare improbabile.
Secondo quanto rileva Reuters che ha condotto varie interviste, funzionari Nato parlano di un massimo di 15.000 soldati in tutta la regione dei paesi baltici cui si aggiungono forze in stand-by nei paesi alleati. Gran Bretagna e Stati Uniti sono - secondo le fonti raccolte da Reuters - contrari a nuove basi permanenti nelle repubbliche baltiche: «Tutto ciò che viene deciso deve essere sostenibile» dicono dai vertici.
A Madrid dunque, più che di un aumento di basi militari fisse nei paesi baltici, i leader dovranno concordare uno schema generale, un modello di grandi gruppi tattici multinazionali in Estonia, Lettonia e Lituania, con l'impegno di rafforzarsi rapidamente se la Russia iniziasse un'invasione. La pianificazione di nuove difese aeree e marittime verrà in seguito.
La Nato in Europa può contare su 42mila uomini
Sul territorio delle repubbliche e in Polonia ci sono 4 basi Nato di circa mille soldati ciascuna. Dall'inizio dell'invasione in Ucraina, la Nato ha attivato la sua Responce Force e gli Stati Uniti hanno inviato 20mila soldati in Europa. Il comandante supremo alleato in Europa ha dunque 42mila soldati sotto il suo comando in Europa, con 120 jet in allerta e oltre 20 navi pronte a rispondere. Ma secondo l'Estonia questa forza deterrente è ancora poca. Il sottosegretario alla Difesa Tuuli Duneton afferma che la Russia sta preparando da 20 anni uno scontro militare su larga scala con la Nato mentre l'alleanza si dedicava ad altri fronti, come l'Afghanistan.
Svezia e Finlandia, l'adesione in stallo
Anche l'adesione di Svezia e Finlandia sta incontrando non poche resistenze. Dopo gli entusiasmi iniziali nel mese di maggio in cui le due nazioni avevano annunciato la volontà di abbandonare la neutralità in una svolta storica, ora l'Alleanza frena. Il segretario generale Stoltenberg rallenta, anche a causa della delicata trattativa in corso con la Turchia, membro Nato che dal primo momento si è detta contraria all'allargamento dell'Alleanza. L'ultimo rifiuto è di oggi, 15 giugno, in cui il presidente Erdogan avrebbe rifiutato una proposta della Nato per un incontro trilaterale con Svezia e Finlandia. Uno stallo che non è detto che potrà essere risolto entro il prossimo 30 giugno.