L'intervista/ Il presidente dell'Abi Patuelli: «Impediremo polveroni nell'indagine sul credito»

L'intervista/ Il presidente dell'Abi Patuelli: «Impediremo polveroni nell'indagine sul credito»
di Roberta Amoruso
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Lunedì 18 Settembre 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 14:42
Presidente Antonio Patuelli, lei è tra quanti all’inizio hanno bene accolto la Commissione d’inchiesta sulle banche. Cosa ne pensa delle perplessità che ieri Romano Prodi ha espresso sul Messaggero circa le modeste possibilità operative della Commissione e sugli effetti di quella che può diventare «una rissa elettorale senza regole»?
«Le preoccupazioni di Prodi sono senz’altro molto sagge e vanno tenute in considerazione. Ma sono convinto che con un’applicazione rigorosa della legge sulla Commissione, il rischio-polverone è limitato. Anzi. Si farà finalmente chiarezza sulle crisi bancarie e questo servirà a ridurre il polverone».

Di là della chiarezza sui fatti, però, sappiamo quanto è difficile evitare la rissa politica sotto elezioni. Eppoi, chi vuole ascoltare per primo il governatore Visco, chi il banchiere Ghizzoni...
«La legge è approvata e la procedura è in movimento. Bisogna perciò essere realisti. Ma va detto che la legge istitutiva non prevede una Commissione che favorisca l’anarchia della sala “della Pallacorda”. Nella legge, fatta in maniera accorta, ci sono binari e gradini ben precisi. Ci sono seri vincoli di mandato e di operatività, dal regolamento interno, che va predisposto, all’ordine degli argomenti da toccare, già previsto, fino all’obbligo del “segreto” con tanto di richiamo al codice penale che supera l’immunità parlamentare».

Vuol dire che il parlamentare in questo caso è perseguibile?
«Proprio così. Si tratta di una legge ben più avanti del dibattito sulla pubblicazione delle intercettazioni. L’articolo 6, a proposito di tematiche coperte dal segreto d’ufficio, dice chiaramente che sono obbligati al segreto tutti “i componenti della Commissione, i funzionari e il personale addetti alla Commissione stessa e ogni altra persona che collabora con essa o compie o concorre a compiere atti d’inchiesta oppure ne viene a conoscenza per ragioni d’ufficio o di servizio”. Questo vale anche dopo la cessazione dell’incarico, per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti acquisiti».

Nel caso della pubblicazione delle intercettazioni, però, non è noto chi ha diffuso la notizia, ma è sacro il diritto alla pubblicazione, per ora. Che succede se emergono atti relativi alla Commissione?
«L’applicazione del codice penale (art. 326) con tanto di reclusione da sei mesi a 3 anni, è prevista anche per “chiunque diffonda in tutto o in parte, anche per riassunto o informazione, atti o documenti del procedimento di inchiesta dei quali sia stata vietata la divulgazione”. Tutto questo “salvo che il fatto costituisca più grave reato”.
Del resto la bicamerale può avere accesso a tutti gli “atti relativi a procedimenti o inchieste in corso presso l’autorità giudiziaria o altri organi inquirenti, inerenti all’oggetto dell’inchiesta”. E ha tutti i poteri della magistratura, purché non interferisca con questa. Quindi sui temi relativi al suo lavoro “non può essere opposto il segreto d’ufficio né il segreto bancario”. Perciò insisto nel dire che ci sono vincoli ben precisi e relative tutele».

Nella tabella di marcia della Commissione, dopo la verifica degli effetti sul sistema bancario della crisi globale e le conseguenze dell’aggravamento del debito sovrano, c’è il compito di fare luce sulla gestione delle banche in crisi, ma anche “l’efficacia” del sistema di vigilanza di Bankitalia e della Bce. Vuol dire che potrebbe emergere anche che atti della Bce, per esempio, o di altre autorità che hanno aggravato la crisi?
«E perchè no? Potrà emergere persino se Bankitalia ha fatto degli esposti alla magistratura che finora non potevano essere resi noti. Per questo dico che finalmente si farà chiarezza».

È noto che l’obiettivo della Commissione non è di trovare dei colpevoli ma di evitare che certe crisi si ripetano. In questi anni, però, sono già emersi molti dubbi sull’adeguatezza per esempio delle nuove norme europee, dagli stress test ai paletti rigidi del bail-in. Cosa potrà emergere di più ora?
«Questo è uno dei quattro compiti cruciali della bicamerale. Ed è evidente che anche su questo fronte potranno emergere delle importanti proposte di modifica a normative e regolamenti in tutte le sedi, comprese quelle europee».

Un ultimo dubbio, però decisivo. Come sono conciliabili obiettivi tanto ambiziosi con i tempi stretti di lavoro, visto che mancano poco alla scadenza naturale della legislatura?
«Vuol dire che dopo le elezioni dovrà essere riapprovata la stessa legge e nominata una nuova Commissione. Sempre che ci sia ancora interesse».
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