L'accusa: «Il Campidoglio sotto assedio per bloccare i dipendenti onesti»

L'accusa: «Il Campidoglio sotto assedio per bloccare i dipendenti onesti»
di Valentina Errante e Sara Menafra
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Venerdì 28 Aprile 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 12:18

La mafia di Buzzi e Carminati sapeva usare le maniere forti. Con chi non pagava i debiti ma, soprattutto, con gli amministratori capitolini, dai funzionari agli impiegati, che provavano a mettersi sul cammino della cosca, specie in Campidoglio. Nella memoria conclusiva di 1.400 pagine depositata ieri in aula dai pm che hanno condotto il processo Mafia capitale, sono decine i casi di funzionari aggirati o messi sotto pressione. A cominciare da Maria Letizia Santarelli, dirigente dell’ufficio di Ragioneria del Comune di Roma, le cui indicazioni «venivano superate, di volta in volta, solo grazie all’agire associato di Buzzi, di Carminati, di Testa e di Gramazio».

LA POLITICA
Proprio la Santarelli diventa la vittima perfetta di questa organizzazione mafiosa che ha come «core business» gli affari negli appalti pubblici. La dirigente, dicono le carte, viene sottoposta ad una «attività di pressione-persuasione multilivello», attraverso l’intervento di funzionari corrotti e con il centrale ruolo di Luca Gramazio, consigliere comunale e capogruppo di Forza Italia in Campidoglio, coinvolto dall’amico Fabrizio Testa, fondamentale nel mantenere attivo il collegamento tra il presunto capo dell’organizzazione, Massimo Carminati, e i politici, specie di centrodestra. È proprio Testa, anche nel caso delle pressioni sulla Santarelli a rivelarsi decisivo nel tutelare gli interessi dell’organizzazione. 

AMA
L’altro appoggio fondamentale su cui conta il gruppo è l’amministratore delegato di Ama, Franco Panzironi. Scrivono i pm: «Il continuativo rapporto tra Buzzi e Panzironi si è concretizzato, al di là di ogni ragionevole dubbio, in uno stabile contributo nelle turbative d’asta in ambito Ama per l’aggiudicazione di appalti pubblici e non si è esaurito in una corruzione sistematica di un pubblico ufficiale».

CARMINATI E BUZZI
Nel suo complesso, la forza di questa organizzazione sta tutta nei personaggi principali che la compongono. A cominciare da Massimo Carminati: «Sarebbe un grave errore di prospettiva storica confondere Carminati con un balordo di quartiere, un fanfarone che parla per darsi importanza, un pensionato del crimine». Il Nero, scrivono i pm Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli, è in grado di mettere in campo un’enorme fortuna economica. Circa un milione di euro, «prestati» alla 29 Giugno. E un piccolo tesoro fatto di opere d’arte: i militari del Ros gliene hanno sequestrate ottantasette, tra serigrafie di Manzù, sculture in bronzo di Attardi e quattrocentesche Madonne con bambino. Delle quali adesso la procura chiede la confisca. Centrale, il ruolo di Salvatore Buzzi che, scrive ancora la procura, «provvedeva a dare le direttive sulla circolazione dei flussi finanziari illegali» e «pone in essere l’avvicinamento dei decisori pubblici, sia con la vecchia che con la nuova amministrazione».

È portatore di un «significativo patrimonio di relazioni» a cui aggiunge il potere intimidatorio di Carminati. Per spaventare o convincere amici riottosi negli ambienti della politica romana, per «avere un’assicurazione» quando avvia affari sul litorale e per stringere rapporti con esponenti di altre organizzazioni mafiose, compresi alcuni affiliati alla ‘ndrangheta.

ODEVAINE
La memoria dei magistrati descrive il ruolo dei personaggi principali e dei comprimari. E nell’elenco, al di là dell’esigua richiesta di pena per 2 anni e 6 mesi di reclusione (ma 2 e 8 mesi sono già stati patteggiati), colpisce il ruolo di Luca Odevaine, centrale per gli interessi di Carminati e Buzzi in materia di immigrazione. Per i magistrati, intorno a lui ruota un vero e proprio «sistema». L’ex funzionario è descritto come «un personaggio a libro paga del sodalizio, che attraversa, in senso verticale e orizzontale, tutte le amministrazioni pubbliche nel settore dell’emergenza immigrati» ed è «capace di percorrere, senza ostacoli, la strada della burocrazia italiana».

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