Terrorismo, obiettivo il Colosseo: ecco i piani dei jihadisti

Terrorismo, obiettivo il Colosseo: ecco i piani dei jihadisti
di Sara Menafra
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Mercoledì 11 Maggio 2016, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 09:02

Foto turistiche o veri e proprio sopralluoghi in località da colpire. Il Colosseo, Circo Massimo, piazza di Spagna a Roma e Trieste in Friuli. Il gruppo di cinque afgani oggetto dell’ordinanza di custodia cautelare firmata ieri dal tribunale di Bari e finito al centro delle indagini del Nucleo investigativo dei carabinieri, aveva sicuramente una caratteristica in comune: cellulari nei quali si alternano immagini di armi e luoghi che potrebbero essere possibile oggetto di attentati, come il centro commerciale Ipercoop di Bari, dove sono stati fermati proprio mentre facevano un filmino in cui compaiono persone che passano nel centro commerciale. La più sospetta è probabilmente l’immagine scattata il 5 maggio 2015 dinanzi alla nave di fregata Maestrale della Marina Militare Italiana: «L'ideologia violenta della guerra santa e le tecniche di combattimento (manuali operativi, manuali di fabbricazione di esplosivi) mediante lo strumento di internet».

IMMIGRAZIONE CLANDESTINA
Il gruppo accusato di aver composto una cellula legata all’Isis in Italia è composto da Qari Khesta Mir Ahmadzai, Surgul Ahmadzai e Hakim Nasiri. A destare l’attenzione è stato in particolare Surgul Ahmadzai, intento, nel dicembre 2015, a videofilmare la struttura commerciale Ipercoop di Bari mediante un telefono cellulare. Di lì il fermo dell’intero gruppo e il sequestro di tutti i loro cellulari, compreso quello di Gulistan Ahmadzai che però è accusato di aver favorito l’immigrazione clandestina in Italia. Il materiale trovato nei cellulari dei tre, però, scrivono i pm, tra immagini di militanti talebani, file audio scaricati dal web con preghiere, indottrinamenti di matrice islamica radicale, video con tributi ai parenti e amici detenuti nel campo di prigionia di Guantanamo, con l'obiettivo - secondo la Dda di Bari - di diffondere «l'ideologia violenta della guerra santa e le tecniche di combattimento (manuali operativi, manuali di fabbricazione di esplosivi) mediante lo strumento di internet».

IL VIDEO CONDIVISO
Le intercettazioni citate nell’ordinanza identificano come profilo particolarmente vicino a gruppi di miliziani soprattutto quello di Hakim Nasiri, «chiara la vicinanza ideologica e politico-religiosa ai gruppi violenti palestinesi - dicono gli atti - come emerge dalla condivisione di un video dal titolo “Arrests and clashes at Netanyahu’s visit in London” che si traduce in “Arresti e scontri a Londra durante la visita di Netanyahu”. Nasiri lo ripropone con il seguente personale commento: “Mother fucker Israel. Free Palestine Save Gaza Plzz. I love Palestine” - che si traduce in “Figlio di puttana israeliano... Palestina libera Salva Gaza... Io amo la Palestina». Ma è l’intero gruppo ad aver insospettito gli investigatori anche per l’incrocio tra il loro attivismo su internet e gli affari relativi al traffico di migranti provenienti dall’Afghanistan che pagavano circa 1.200 euro per arrivare in Europa. Gulistan, apparentemente il più laico del gruppo fermato, a marzo dello scorso anno era persino preoccupato. Al telefono con un contatto che gli permetteva di far arrivare i «ragazzi» a Calais si sfoga con un amico che teme «Questi bastardi dell’Isis che fanno attentati». Gulistan risponde: «Quello che fanno loro, lascia stare! Cosa te ne frega a te! Lascia che muoiano tra di loro!»

 

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