Le due leve di “ragazzi del ‘99” hanno in comune solo la nazionalità. Se i bisnonni furono spediti in guerra senza neanche il diritto di voto, i diciottenni di oggi - complici le elezioni - sono sottoposti ad un corteggiamento serrato da parte dei partiti che li hanno fatti radiografare come mai prima dai sondaggisti.
LE DOMANDE
Iniziamo da qui, allora: cosa vota la “generazione Z”? «Il partito che rischia di vincere in questa fascia d’età è quello dell’astensione - spiega Antonio Noto della Noto Sondaggi - Non che non siano interessati al bene comune, ma la politica non è al centro dei loro interessi ed è possibile che il tasso di astensionismo oscilli fra il 48/50% e il 70/75%. Si vedrà negli ultimi giorni». Per avere un termine di paragone va ricordato che alle politiche del 2013 votò il 75% degli elettori.
«I giovanissimi che andranno alle urne sono in buona parte orientati verso i 5Stelle che in questa fascia d’età raccolgono più consensi che in altre», aggiunge Fabrizio Masia, di Emg-Acqua. «Vero - conferma Enzo Risso di SWG - Fra i diciottenni che andranno a votare i pentastellati sono quotati fra il 35 e il 38%, fra i 7 e i 10 punti più della media. Anche un altro partito anti-sistema come la Lega in questa fascia si colloca intorno al 18% contro il 13% complessivo. Il centro-sinistra nelle sue varie formazioni sta intorno al 25% mentre Berlusconi è meno popolare che in altri segmenti di elettorato e raccoglie circa il 10% dei consensi».
Le ragioni degli orientamenti di voto della “generazione Z” sono più profonde del marketing elettorale più spicciolo. Secondo i sondaggisti, infatti, circa un terzo dei diciottenni sono appassionati di politica. Una dato sorprendente se si pensa che solo il 26% dei “millennials”, ovvero coloro che sono nati a cavallo fra gli Ottanta e i Novanta, segue l’evoluzione della politica italiana. Altro dato poco atteso è che oltre il 60% dei ragazzi al primo voto si dice contrario alle ideologie fasciste.
SENSO COMUNITARIO
«E’ importante notare però che il grosso dei giovanissimi non si orienta via televisione oppure leggendo i giornali - sottolinea Noto - I loro canali preferiti sono in rete, e anche questo elemento spiega un certo vantaggio dei pentastellati». «Tuttavia il voto dei ragazzi sarà meno emotivo e superficiale di quanto si pensi - assicura Risso - Sul piano culturale il 22% di loro si dichiara progressista e il 60% vorrebbero cambiare profondamente l’Italia. Quindi siamo di fronte ad italiani che abbozzano una prima risposta politica con caratteri più comunitari e attenti all’equità sociale rispetto ai loro fratelli maggiori».
Il probabile alto tasso di astensionismo della “generazione Z” viene spiegato dai sondaggisti con quell’impasto di disincanto, rabbia, scetticismo e voglia di partecipare che è caratteristico di quell’età ma che viene accentuato dalla consapevolezza di avere di fronte una strada in salita. «Non a caso - chiosa Risso - L’80% chiede una diversa politica sul lavoro». Una richiesta che solo in parte finirà nelle urne.
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