«A ogni età la sua magia», Franca Valeri domani compie 96 anni e a Villa d’Este presenta il suo nuovo libro

Franca Valeri
di Paola Polidoro
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Sabato 30 Luglio 2016, 00:54 - Ultimo aggiornamento: 5 Agosto, 22:11
Ci sono artisti che attraversano le generazioni senza perdere freschezza, originalità, capacità comunicativa. È il caso di un’attrice che ha fatto del cinema, della radio, della tv e del teatro il suo palcoscenico, approdando alla recitazione nel Dopoguerra e rendendosi unica sia per le sue incredibili doti di caratterista che per la sua versatilità.
Ha esordito con Fellini (per Luci del varietà improvvisò il personaggio della coreografa ungherese), lavorato al fianco di Totò e di Sordi, ha inventato maschere che hanno fatto la storia della televisione italiana, alle quali ha regalato tratti inconfondibili, intramontabili per la loro precisa puntigliosità e ironia, come la Signorina Snob o la Sora Cecioni.

Stiamo ovviamente parlando di Franca Valeri, all’anagrafe Franca Maria Norsa, milanese, classe 1920. Milanese naturalizzata romana, potremmo dire, visto che è a Roma che vive dagli anni Cinquanta ed è in uno dei posti più incantevoli della provincia romana che domani festeggerà il suo compleanno. A Villa d’Este, patrimonio dell’Umanità e in questi giorni sede del festival Tivoli chiama, sarà intervistata domani alle 19,30 da Pino Strabioli in occasione dell’uscita del suo nuovo libro, dal titolo estivo ma non troppo: La Vacanza dei Superstiti, sottotitolo E la chiamano vecchiaia, edito nella collana dei Supercoralli Einaudi.

Dalla quarta di copertina: «Improvvisamente ho novant’anni. Ho un telefono, anche due, che suonano, delle idee che mi tengono sveglia insieme a tanti ricordi, la mia testa è come una piazza. Sopravvivere è un lavoro. Bellissimo, secondo me».

Esiste un consiglio per sopravvivere bene?
«No, dipende dalla predisposizione personale. Io ho sempre vissuto le mie varie età con convinzione. Questa – risponde con una grande risata la Signora Valeri - è sicuramente la più eccezionale».

Una location targata Unesco per il suo compleanno: come immagina questo festeggiamento?
«Non mi era mai capitato di avere un salotto simile per festeggiare. Sarò tra amici, parlando del mio nuovo libro. Ho anche la fortuna di avere con me due persone care, Francesca d’Aloja ed Edoardo Albinati, che leggeranno alcuni brani. Brinderò con i miei più cari amici, Urbano Barberini e Viviana Broglio che mi accompagnano in tutte le mie avventure teatrali e che hanno organizzato questo Festival, e con Pino Strabioli che da un po’ di tempo è sempre con me, sia in televisione che in certe brevi apparizioni in teatro. Abbiamo girato molto per la presentazione del mio precedente libro, Bugiarda no, reticente. I primi con cui brinderò sono loro insieme a mia figlia adottiva Stefania (Bonfadelli, ndr) e a un grande personaggio della mia vita, la mia nipotina Lavinia».

Quale domanda spera che le porrà Pino Strabioli?
«Pino è imprevedibile».

Qual è il progetto che la tiene sveglia la notte, ora?
«Questa domanda è abbastanza difficile. Non per colpa mia, ma per colpa della crisi che investe il teatro, che sarebbe il mio punto, diciamo, di attesa. Infatti, resto in attesa di un nuovo progetto. L’ultimo spettacolo, Il cambio dei cavalli (del quale è anche autrice e nel quale è affiancata da Barberini, ndr), per ora è fermo, non gira nei teatri, ma io sento che ho ancora da dare».

Quanta parte ha avuto il teatro nella sua “sopravvivenza”?
«Da quando ho potuto finalmente entrarci, cioè dopo la guerra, è stata la cosa più importante, perché ha condizionato la mia esistenza».

In che modo?
«Il teatro è quello che ho sempre voluto fare, una vocazione precisa. Non vedevamo l’ora, con i miei colleghi, di superare il periodo terribile della guerra. Non è stato facile - neanche allora lo era - ma ci siamo trovati coraggiosamente d’accordo. Ci si poteva accontentare, ma noi non lo abbiamo fatto: non ci siamo accontentati. Ho costruito la mia vita intorno a questa vocazione, all’inizio un teatro più semplice, di pura comicità, che poi è diventato più tortuoso, più raffinato».

Questa è la seconda edizione del Festival Tivoli Chiama, di cui lei è stata madrina, inventandone addirittura il nome.
«L’anno scorso ho fatto da madrina visto che era la prima edizione, e l’ho fatto volentieri considerando la presenza di Urbano (assessore alla Cultura ed al Turismo di Tivoli, ndr) e Viviana. Puoi fare la madrina di chi ti fidi che raccolga il tuo madrinato».
 
La valorizzazione del patrimonio culturale attraverso il teatro e la musica è cosa buona e giusta o ci sono controindicazioni? Quali le regole da rispettare?
«Dipende tutto dal tipo di persone. Si può realizzare qualsiasi cosa, rendendosi conto però di dove ci si trova. Molti luoghi italiani offrono questa possibilità, l’importante è che l’intenzione di chi propone lo spettacolo sia quella di valorizzare. È stato previsto nella storia, ci sono tanti teatri all’aperto che offrono una splendida cornice agli spettacoli. Non si può entrare calpestandoli».

Qualcos’altro che si sente di dire?
Non proprio, oltre che confermare che ho vissuto un altro anno ancora, per grazia di Dio. Io sono una che ama la vita. Ho sempre pensato: “Ma come sarà il mondo senza di me?”. Non lo vedo possibile».
 
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