Gerini con Deneuve: «Se non ci fossero le avances maschili finirebbe il mondo»

Gerini (ansa)
di Gloria Satta
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Giovedì 11 Gennaio 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 19:10

«Sì alle avance, espressione della libertà sessuale, no alla caccia alle streghe»: la lettera aperta, pubblicata dal quotidiano “Le Monde” e firmata da Catherine Deneuve e altre 100 artiste e intellettuali francesi, ha scatenato un putiferio. Il documento, interessante riflessione controcorrente rispetto alle iniziative anti-molestie fiorite dopo lo scandalo Weinstein, ha provocato la condanna perfino della Presidente della Camera Laura Boldrini: «Sono esterrefatta», ha detto, «una cosa è essere corteggiata, altra essere importunata. La galanteria e le molestie sono due cose diverse, confonderle è gravissimo».

Critica anche la ministra francese delle Pari Oppurtunità, Marlène Schiappa: «Non conosco un uomo licenziato per ”aver toccato il ginocchio di una donna”, come descritto nella lettera, ma se esiste presentamelo», ha dichiarato mentre la femminista Caroline De Haas raccoglieva firme contro la diva di Bella di giorno e sui social volavano gli insulti.

Asia Argento ha tuonato su Twitter: «Deneuve e altre donne francesi raccontano come la loro misoginia interiorizzata le abbia lobotomizzate fino al punto di non ritorno».

PROTESTA 
Anche in Italia il “controcanto” di Deneuve & C. fa discutere. «Non sono d’accordo con l’attrice», commenta la scrittrice e femminista storica Dacia Maraini. «La protesta delle donne non riguarda il corteggiamento o la libertà sessuale, bensì il ricatto praticato da molti uomini di potere. La caccia alle streghe? Può darsi che ci sia, ma tutte le rivoluzioni comportano degli eccessi».

D’accordo con Catherine è invece Claudia Gerini. «Giorni fa un amico, prima di abbracciarmi, mi ha chiesto di firmargli la liberatoria», racconta l’attrice. «Scherzava, ma si respira ormai un clima di diffidenza. Lo scandalo Weinstein ha avuto il merito di far scoppiare il bubbone degli abusi e dei ricatti sessuali, ma le giuste proteste femmili rischiano di trasformarsi in una caccia alle streghe che, paradossalmente, indebolisce proprio noi donne».
Perché? «Proclamare la guerra al maschio significa considerarci incapaci di respingere un’avance sgradita. Invece, anche se la violenza va sempre condannata, abbiamo la forza di dire di no. Io, come tutte, ho subito delle molestie ma ho sempre reagito». Aggiunge l’attrice di non volere un mondo «sessuofobo o pseudo-moralista» che escluda il corteggiamento: «Noi donne siamo lusingate dalle attenzioni maschili. Se non ci fossero finirebbe il mondo».

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