Lecce, nuove accuse: «Il delitto di Noemi preparato da giorni»

Lecce, nuove accuse: «Il delitto di Noemi preparato da giorni»
di Alessia Marani
4 Minuti di Lettura
Sabato 16 Settembre 2017, 00:49 - Ultimo aggiornamento: 13:34

dal nostro inviato
LECCE - Aveva premeditato di uccidere Noemi. Prima un lungo giro nell’auto sottratta furtivamente al padre, da Novaglie fino alla costa per ripercorrere i luoghi dei ricordi del loro amore tormentato e forse ormai giunto alla fine, poi la sosta nel terreno di Castrignano del Capo lungo la statale per fumare una sigaretta. Quindi il delitto. Un ultimo viaggio testimoniato anche dalle telecamere di un istituto religioso di Santa Maria di Leuca. Gli inquirenti che indagano sull’omicidio di Noemi Durini, la 16enne scomparsa dalla sua casa di Specchia (Lecce) all’alba del 3 settembre e fatta ritrovare morta in un campo dieci giorni dopo, non credono alla versione di L. M., il fidanzatino di 17 anni reo confesso, che ha raccontato di avere agito in un impulso d’ira per sottrarsi al volere di lei che gli intimava di uccidere con un coltello il padre e la madre che ostacolavano la loro relazione. Lo scrive chiaro e tondo il pm Anna Carbonaro nella richiesta di convalida del fermo: «La tesi del complotto ordito da Noemi per l’uccisione della famiglia del ragazzo è priva di riscontro sul piano investigativo». Forse è solo il frutto di una personalità disturbata dal momento che L. M. era in cura presso il dipartimento di salute mentale di Gagliano. La procura minorile contesta al giovane l’aggravante della «premeditazione per motivi abietti e futili» e di «avere agito con crudeltà».

L’ARMA
Resta il mistero dell’arma del delitto che il ragazzo sostiene che Noemi avesse con sé quando è salita nell’auto alle 4.51 della mattina e che, invece, forse aveva in tasca lui. L. M. non ha esitazioni nell’interrogatorio del 13 settembre davanti ai carabinieri di Specchia prima dell’arresto: «Lei continuava a ribadire che voleva uccidere i miei genitori (…) a quel punto dopo avere sottratto il coltello a Noemi, l’ho colpita alla testa e poi con alcuni sassi e, infine, l’ho sepolta sotto un cumulo di sassi». Aggiunge: «Ho colpito Noemi con il coltello una sola volta, quindi la lama si è spezzata nella testa della ragazza e il manico mi è rimasto tra le mani”. Lucidamente spiega di avere fatto tutto ciò «dopo avere avuto un rapporto sessuale». Né il manico del coltello che il ragazzo dice di avere gettato via dopo averlo avvolto nella sua maglietta, né la lama, sono stati trovati dagli investigatori. La tac eseguita ieri nella camera mortuaria dell’ospedale di Lecce ha escluso che Noemi sia morta per le fratture riportate al cranio. Sul collo della ragazza sono stati trovati segni compatibili con un’arma da taglio. Solo l’autopsia potrà chiarire come e in quali circostanze Noemi sia stata uccisa.

VELENI TRA LE FAMIGLIE
Ieri mattina Umberto Durini, il padre di Noemi, furioso si è recato a casa della famiglia di L. M., a Montesardo frazione di Alessano, convinto che Biagio il padre del ragazzino abbia delle colpe: «È colpa sua. Noemi da una settimana finalmente aveva lasciato quel ragazzo, lui ha combinato un casino e il padre lo ha aiutato». Ieri sera Imma Rizzo, la mamma di Noemi e Benedetta, la sorella maggiore, partecipando a Quarto Grado, hanno urlato la loro rabbia: «Quella famiglia, quel ragazzo hanno solo calunniato Noemi. Lei era solare, voleva aiutarlo, voleva fare da crocerossina. Il padre di lui la odiava, sono brutte persone devono smetterla di infangare mia figlia». Imma, che è una maestra d’asilo, lancia durissime accuse ai servizi sociali: «Dal 19 luglio gli assistenti sociali avevano promesso di aiutarmi ma non è mai successo». Eppure Biagio era stato il primo a non credere al figlio. Preso a sommarie informazioni dai carabinieri il 9 e l’11 settembre nei giorni delle ricerche della ragazza, sostiene di avere «seri dubbi che abbia fatto del male a questa ragazza». Racconta che il diciassettenne è stranamente «sereno e mi chiede di giocare a carte», aggiungendo di volerlo accompagnare «dal dottore per una perizia psichiatrica». La testimonianza di un amico che a giugno aveva assistito a un litigio tra la coppia, lo inchioda: «L.M. in dialetto testualmente le diceva a Noemi: se mi lasci t’ammazzo». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA