Luigi Zanda: «Governo più debole, il rischio incidente c’è»

Luigi Zanda: «Governo più debole, il rischio incidente c’è»
di Alberto Gentili
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Martedì 28 Febbraio 2017, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 00:54
Presidente Zanda, tra poche ore i suoi ex compagni di partito formalizzeranno la nascita di un nuovo gruppo in Senato. Giornata luttuosa?
«Le scissioni sono totalmente fuori dal mio modo di fare politica e di stare in un partito. Per me l’unità del Pd è stata da sempre una priorità assoluta, non per una questione sentimentale ma per una grande necessità politica, soprattutto per il centrosinistra. Da sempre il centrosinistra fatica a essere maggioranza nel Paese, perché è ammalato di divisioni interne e conseguente dispersione di voti».

Qual è il virus che fa scatenare questo malanno? Rancori? Visioni diverse?
«Prima di tutto c’è da dire che questa divisione è più un fenomeno di vertice, che di base. La famosa amalgama è riuscita: nelle sezioni e nei circoli del Pd, la nostra gente non sente differenze d’origine. Viceversa le difficoltà sono venute da alcune parti del vertice».

Renzi dice che la colpa è di D’Alema, Speranza che è di Renzi. Lei?
«Per come concepisco la politica, la responsabilità è sempre di chi se ne va via. Soprattutto se lo fa in modo organizzato: un conto è uscire da un partito, un altro è uscirne e formare subito un altro soggetto politico, affollando un’area dove già sono presenti quattro partiti di sinistra come giustamente ha osservato Veltroni».

Pensa che prima o poi tornerete a lavorare insieme, che potreste allearvi alle elezioni?
«E’ difficile immaginare che si possa uscire da un partito per poi cercare di allearsi con esso. Ho l’impressione che questa scissione possa produrre conseguenze molto serie, anche al di là di quelle che sono le intenzioni degli scissionisti».

Tipo?
«Intanto la scissione può offrire chance di primato a una destra che certamente cercherà di unificarsi. Oppure ai grillini. Poi indebolisce oggettivamente il governo. Non tanto per i voti di fiducia: penso che gli scissionisti la voteranno. Però, accentueranno le prese di distanza su provvedimenti ed emendamenti per marcare la propria identità. E crescerà di conseguenza la possibilità di incidenti parlamentari. Ma c’è di più».
Cosa? In fondo gli scissionisti sono meno dei previsto.

«Lasci stare, in Senato per far ballare la maggioranza bastano pochi voti. Il di più cui accennavo è altro: la scissione indebolisce e danneggia l’Italia in Europa. Per l’Unione e le cancellerie europee la stabilità politica è più importante perfino del Pil e del debito. Ed è indubbio che la scissione rende meno stabile il Paese».

In queste ore si fa un gran parlare del Bruto che accoltellerà il Gentiloni-Cesare. Renzi sospetta Bersani, Bersani dice che sarà Renzi. Lei?
«Oggi non vedo questo il rischio. Vedo piuttosto il pericolo dell’incidente parlamentare. Non basta auto-proclamarsi forza di governo. Bisogna esserlo nella realtà».

Domenica Renzi ha detto che per lui si va alle elezioni nel 2018 e che semmai sarà Gentiloni a decidere di andare al voto prima. Come finirà?
«Dipende moltissimo dalle forze parlamentari. Abbiamo davanti un programma ancora ambizioso e la coesione sarà essenziale. Questa legislatura può essere la più importante, dal Dopoguerra ad oggi, in materia di normativa a carattere sociale. Con Renzi abbiamo approvato il divorzio breve, le norme a protezione dei minori, quelle in materia di autismo e sull’affido-adozione, il “dopo di noi”, le unioni civili, il terzo settore, l’obbligo di screening neonatale. Nelle prossime settimane, con Gentiloni, possiamo varare altre quattro leggi importantissime: il contrasto alla povertà per il quale sono già stanziati 2 miliardi, la legge sui minori stranieri non accompagnati, il cyberbullismo, lo ius soli. In più spero che si possa finalmente approvare la legge sul testamento biologico».

Sullo ius soli c’è un problema di maggioranza. Il Ncd ha detto di no.
«La Camera lo ha approvato. L’approverà anche il Senato perché è una legge di giustizia e di civiltà».
Ha fatto accenno al rischio dell’incidente parlamentare. Ma ad ottobre davanti alla prua del governo si alzerà un iceberg: una legge di stabilità da oltre 20 miliardi. Può questo governo, non esattamente solido, uscirne vivo?
«Una manovra dalle dimensioni che ha appena descritto è impegnativa per qualsiasi governo. Il problema sarà quello di definire contenuti che mantengano una direzione espansiva. L’Italia ha bisogno di sviluppo, senza non potremmo affrontare le nostre due emergenze più vistose: la disoccupazione e il debito pubblico».

Non sarebbe più saggio, visto che Renzi non intende “finire come Bersani che appoggiò Monti”, far varare la manovra a un governo appena battezzato dal corpo elettorale? Si parla di elezioni il 24 settembre...
«Non faccio previsioni. Prevedere senza conoscere il futuro è sempre un’impresa molto, ma molto, a rischio».

Però i segnali sono già tutt’altro che incoraggianti: il Pd vieta a Padoan le privatizzazioni e l’aumento delle accise per rastrellare i 3,4 miliardi richiesti da Bruxelles.
«Sono d’accordo che l’Italia debba avere come stella polare la riduzione delle imposte. Il tema delle privatizzazioni, visti anche gli errori del passato, va affrontato con prudenza e inquadrato in una politica industriale seria».

Ma senza aumentare le tasse, come farà Padoan a trovare 3,4 miliardi?
«Ci sono certamente ancora margini di risparmio e ulteriori passi di incisività nella lotta all’evasione».
Con quale legge elettorale si andrà a votare?
«La linea del Pd è il sostegno al Mattarellum, una buona legge che ha garantito rappresentanza, governabilità e alternanza».
Non è invece più probabile il ritorno al proporzionale con governi tipo pentapartito?
«Pentapartito? Se torna il proporzionale puro senza premi e senza soglie adeguate, si rischierebbe di arrivare addirittura al decapartito. E questo non aiuterebbe la nostra economia, i mercati finanziari ci punirebbero, perderemmo ogni credibilità in Europa, verrebbe messa a rischio la coesione sociale». 
 
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