L'Europa ha scelto i Sassi: Matera capitale dell cultura 2019

Matera
di Rita Sala
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Sabato 18 Ottobre 2014, 00:45 - Ultimo aggiornamento: 00:46
Matera è Capitale europea della Cultura per il 2019. L’Italia, cui spettava la nomina assieme alla Bulgaria (la Capitale europea della cultura viene assegnata a turno a due dei Paesi membri dell’Unione) aveva portato in finale Siena, Ravenna, Cagliari, Lecce, Perugia e, appunto, la rupestre città dei Sassi. Che ieri la Giuria di selezione, formata da tredici membri (sei italiani e sette stranieri) ha scelto per sette voti a sei. Il verdetto è stato comunicato dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, al quale Steve Green, presidente della Giuria, ha ceduto la proclamazione in omaggio al semestre di presidenza italiana dell’Unione europea. La città eletta per la parte bulgara è invece Plovdiv.

Green ha esaltato l’attività progettuale che ha mosso tutte e sei le candidate italiane, «veri e propri laboratori che possono far fiorire la cultura, l’industria, la creatività, le vita della città stesse». E Franceschini ha assicurato che, nell’ambito di “Italia 2019”, saranno in ogni caso realizzate le iniziative messe in cantiere dalle altre cinque concorrenti, che nessuno ha chiamato «sconfitte». L’accettazione formale della designazione di Matera da parte del ministro prelude alla cerimonia che, a metà del prossimo anno, vedrà la nomina ufficiale da parte dell’Unione europea.



LA GIOIA

Festa grande in piazza San Giovanni, nel centro storico della Città dei Sassi. A dire la verità, da diversi giorni circolava il pronostico favorevole a Matera, città che film d’autore, dal Vangelo secondo Matteo The Passion di Mel Gibson, hanno fatto conoscere al mondo. «La designazione di Matera è un esempio di civiltà e riscatto che, grazie al lavoro di tutti, arriva all’Europa da nostro Sud» ha commentato il sindaco, Salvatore Adduce. In lacrime il governatore della Regione, Salvatore Pittella: «Abbiamo testardamente perseguito e conquistato un obiettivo che sembrava superiore alle nostre forze. Sapevamo di potercela fare, perché la bellezza millenaria di Matera è sotto gli occhi di tutti. Non si può che restare affascinati dalla bellezza architettonica dei Sassi e dalla forza ammaliante degli antichi rioni».



LA STORIA

Misteriosa, antichissima, Matera affonda le proprie radici nell’età paleolitica. Attraversato il neolitico e l’età dei metalli, ha poi conosciuto la solarità ellenica, come conferma lo stemma cittadino - un bue con spighe di grano - che riassume elementi tipici della Magna Grecia. La più creativa tra le teorie avanzate sull’origine del nome farebbe derivare “Matera” dal greco meteoron, cielo stellato: osservando i Sassi, rilucenti durante la notte, alcuni “poeti del quotidiano” li avrebbero collegati con gli astri del firmamento.

Matera ha conosciuto popoli e civiltà di ogni genere, dai Romani ai Longobardi, dai Saraceni ai Bizantini, fino alla distruzione completa operata in città dalle truppe di Ludovico II, imperatore dei Franchi. E poi i monaci benedettini e bizantini, che occuparono le grotte trasformandole in stupefacenti chiese rupestri. Ancora, i Normanni, gli Aragonesi e, dopo il lungo dominio spagnolo, Giuseppe Bonaparte.



Chi arriva nella città lucana non fa memoria di tutto questo. Viene subito rapito dal fascino dei Sassi, scavati e costruiti a ridosso della Gravina, la profonda gola che divide in due il territorio. Organizzati in un’architettura spontanea che ha meravigliato il mondo, sono stati inseriti dall’Unesco tra i “paesaggi culturali” patrimonio dell’Umanità. «Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza», scrive non a caso Carlo Levi.



LA LETTERATURA

Nel 1957 lo scrittore e giornalista Guido Piovene, nel suo Viaggio in Italia, annotava invece sugli abitanti dei Sassi: «Molti sono contadini, e anche questa cosa sembra incredibile. Per andare e tornare dai campi sui quali lavorano fanno perfino venti chilometri al giorno. Perciò alle due mezza di notte le vie si risvegliano, si affollano nel buio di uomini, asini e muli che partono per la campagna in un frastuono di sonagli. Un simile ambiente e adatto alla sopravvivenza delle credenze magiche o superstizioni: un vecchio qui, tale Saverio, diceva di aver viaggiato in paesi lontani senza muoversi dalla sua grotta, e infatti sapeva descriverli. ...»."

La Legge dei Sassi, varata nel 1952, stanziò cinque miliardi e duecento milioni di lire per risanarli. Furono costruiti dal nulla cinque villaggi, ma risultò difficile convincere gli abitanti a lasciare le grotte a cui erano abituati da generazioni e dove vivevano in compagnia degli amici asini. Scrive ancora Piovene: «...strappati dal burrone e si trovarono un mondo diverso dal loro, quasi una diversa parte. Fuori del fiato collettivo a cui erano avvezzi, nelle costruzioni divise dei villaggi moderni, si sentivano spersi e talvolta atterriti. “Preferisco la mia grotta, il mio vicinato”».

E adesso, il riscatto. Scoperta e incoronato, Matera svilupperà la sua misura umana, il suo culto dell’amicizia e della solidarietà, il suo pane, la sua capacità di economizzare l’acqua. Una sfida vinta dal Sud. Un’idea diversa di futuro.

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