«Polizia nei capoluoghi, Carabinieri in provincia»

«Polizia nei capoluoghi, Carabinieri in provincia»
di Silvio Gentile
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Giovedì 17 Agosto 2017, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 18 Agosto, 08:29
Lo scopo è quello di evitare sovrapposizioni di competenze e coordinare al massimo le forze di polizia, in modo che «siano più ampiamente presenti su tutto il territorio nazionale». Ma tra i sindacati degli agenti e nelle rappresentanze dei Carabinieri c’è già chi teme che la riorganizzazione si traduca nel semplice taglio delle forze in campo, con una riduzione dei presidi sul territorio e lo spostamento degli uomini dell’Arma in aree periferiche. 

I DUE INTERVENTI
La Direttiva sui comparti di specialità delle Forze di polizia e sulla razionalizzazione della dislocazione dei presidi, firmata due giorni fa dal ministro dell’Interno Marco Minniti dopo aver ricevuto il parere positivo del Comitato nazionale dell’ordine e della sicurezza pubblica, promette di rendere più efficiente l’attività delle forze dell’ordine, sfruttando le specializzazioni dei vari organi di polizia, e assicurare un controllo capillare di comuni e aree metropolitane. Minniti, nel corso della tradizionale conferenza stampa di Ferragosto, ha illustrato i punti salienti della direttiva. Nella prima parte, si parla soprattutto dei criteri di riparto delle competenze tra le singole polizie, e dunque tra Guardia di finanza, Polizia, Carabinieri e varie «specialità» all’interno dei gruppi. 

«CARABINIERI IN PROVINCIA»
Ma è la seconda parte della direttiva quella che rischia di suscitare maggiori polemiche. Perché, come si legge nela nota diffusa dal Viminale, il documento «sulla base di parametri oggettivi connessi alle condizioni socio-economiche, infrastrutturali, della criminalità comune ed organizzata, rilevabili in ogni singolo contesto» indica i «criteri per razionalizzare la dislocazione dei presidi delle Forze di polizia con l’obiettivo di assicurare una presenza coordinata che privilegia l’impiego della Polizia di Stato nei comuni capoluogo e dell’Arma dei Carabinieri nel restante territorio». Sebbene non sia ancora arrivata una protesta ufficiale dalle rappresentanze del Cocer dei Carabinieri, che aspettano di leggere il documento integrale, è già montato il malumore. Anche tra i poliziotti, però, sono in molti a guardare con preoccupazione il testo: «Siamo già passati da 108 mila agenti a quasi 95 mila in pochi anni - spiega Daniele Tissone del sindacato di polizia Silp Cgil - c’è un piano preciso per tagliare buona parte dei presidi di polizia». Da qui a fine anno il progetto di revisione del ministero degli Interni prevede la chiusura di 50 posti di polizia, anche di specialità (postale e stradale soprattutto): «Faccio notare - dice ancora Tissone - che se non accade qualcosa, se non c’è un investimento nel settore, nei prossimi 14 anni andrà in pensione il 40% dei poliziotti». Altro punto rilevante della direttiva è la riorganizzazione del Numero unico di emergenza 112, anche dopo le recenti polemiche. Una revisione, si legge sempre nella nota del Viminale, che sarà fondata «su criteri più evoluti volti ad assicurare il pieno e reciproco scambio informativo, anche attraverso l’attivo coinvolgimento delle polizie locali, che realizzino così un «sistema integrato di sicurezza».

LA POLEMICA
«Il ministro dell’Interno Marco Minniti avrebbe intenzione di “razionalizzare” il coordinamento delle polizie» dice Edmondo Cirielli, deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale. «Minniti - aggiunge- avrebbe affermato che è necessario procedere ad una razionalizzazione dei presidi «attraverso una presenza coordinata che privilegia l’impiego della Polizia di Stato nei capoluoghi e dell’Arma dei Carabinieri nel restante territorio», rispolverando il vecchio piano di Giannicola Sinisi della ruralizzazione dell’Arma. Della serie, Polizia in città e Carabinieri in campagna».

 
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