Se Roma capoccia diventa bifronte: Claudio Delicato immagina un partito indipendentista della zona nord

Se Roma capoccia diventa bifronte: Claudio Delicato immagina un partito indipendentista della zona nord
di Giorgio Biferali
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Sabato 30 Aprile 2016, 00:24 - Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 09:17
«La moda hipster l’aveva salvato», inizia così La guerra d’indipendenza di Roma nord, il romanzo d’esordio di Claudio Delicato, appena pubblicato da Mondadori (345 pagine, 18 euro). Il protagonista è Alberto Gagliardi, classe 1989, che a scuola, il liceo Giulio Cesare, faticava a socializzare, a integrarsi, a somigliare ai suoi compagni, sempre così attenti alle mode, che non perdevano mai l’occasione di escluderlo e di prenderlo in giro. «Tutti belli ed eleganti tranne me», come cantava Venditti, ricordando la sua adolescenza trascorsa nello stesso liceo di Alberto. Bastava preferire i romanzi di Salinger e di Nabokov ai pomeriggi in discoteca, i vinili di King Crimson ai concerti dei Subsonica, perché Alberto, intorno a lui, non vedesse neanche l’ombra di un amico e tanto meno di una donna. Un giorno, però, qualcosa è cambiato. Con la comparsa dei blog e dei social network, i nerd, fino a quel momento così impopolari, in pochi clic potevano ottenere finalmente una nuova identità, dei nuovi amici, con la speranza di non essere più soli. 

E così Alberto Gagliardi, dalla sua piccola stanza, nascondendosi dietro a uno schermo e travestendosi da Dottor Milgram, scrive le cinque regole per essere un perfetto elettore del Pd, inventa l’hashtag #freeCivitanovaMarche e in pochi istanti diventa famoso. Le sue letture solitarie, il suo starsene in disparte mentre gli altri si divertivano, tutte quelle battute mancate, all’improvviso, gli tornano utili. 

STUDENTE
E quando un professore si accorge che Alberto altri non è che il Dottor Milgram, che quello studente così silenzioso, così simile agli altri, in realtà, è uno scrittore brillante, gli propone di approfondire un tema: l’antropologia di Roma nord. 

Come se Roma, in fondo, fosse divisa in due parti. Roma nord, il regno delle Smart, delle scuole private, delle case a Capalbio, e Roma sud, invece, quello delle marmitte modificate, di Sky Sport24, dei pomeriggi in tuta al centro commerciale. Roma nord, che va da Ponte Milvio, Corso Francia, Nomentana, fino a Prati, Villa Ada e Coppedè, e Roma sud, che comprende quartieri come Ostiense, Garbatella, Eur, Testaccio e Trastevere. Da una parte i borghesi, quelli con più mezzi, dall’altra i romani veraci dei quartieri popolari. È da qui che nasce il PIRN, il Partito Indipendentista di Roma nord, capeggiato da Alberto Gagliardi, che prevede un programma di soli tre punti: a Roma nord tutti i film, anche quelli italiani appena usciti, dovranno essere proiettati in bianco e nero e in inglese; tutti i cittadini di Roma nord potranno avere gratuitamente le Hogan; e soprattutto, la cosa più importante, bisognerà costruire un muro che divida Roma sud da Roma nord, che diventerà una repubblica indipendente.
E quando alle elezioni il PIRN, con il suo logo vagamente mocciano, con un lucchetto al centro di Ponte Milvio, ottiene il 16 %, cominciano a scatenarsi malumori, rappresaglie e attentati improvvisi.
 
E pensare che il romanzo di Delicato era nato come un gioco, attraverso una pagina Facebook (Partito Indipendentista di Roma Nord, appunto), con post come “Gesù era di Roma nord” o immagini di cartelli appesi sulle vetrine dei negozi con su scritto “Vietato l’ingresso a cani e gente di Roma sud”, post che hanno ottenuto così tante visualizzazioni e condivisioni da attirare gli interessi di un grande editore. 

ORIGINE
Quelli di Roma Sud, comunque, si sono fatti trovare pronti. Sulla pagina Facebook “Partito Indipendentista di Roma Sud”, hanno cominciato a postare cose come “Tor Marancia Meccanica” o “inizio dal mattino a detestare il pariolino”, rivendicando la loro romanità rispetto ai nordisti, visti un po’ come dei milanesi mancati.
Nessuno, però, sa quale sia la vera origine di questo fenomeno. Da una parte ci sono i film di Pasolini, le borgate, l’Accattone che abitava al Pigneto o Ninetto e Totò che passeggiavano davanti all’Eur, dall’altra c’è Anita Ekberg che si bagna nella fontana di Trevi e urla «Marcello, come here!» o la grande bellezza del centro storico spiata da Jep Gambardella.

C’è la musica rap, delle periferie romane, che sfoga la sua rabbia e racconta la vita di strada, fatta di sacrifici, di sofferenze e di rinunce, e quella indie, de I Cani per esempio, che gira tutta intorno ai sentimenti, all’individualismo, una sorta di esistenzialismo di Roma nord. Sarebbe meglio ripensare Roma come un’unica grande città, la città eterna, senza muri che si alzano e che separano, specie in questo periodo, neanche per scherzo. E ricordarsi magari di Nanni Moretti, di come viaggiava felice sulla sua Vespa, passando da Piazza Mazzini alla Garbatella come se niente fosse. Anzi, come se fosse Roma e basta. 
 
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