LA RISSA
Un anno e mezzo di fidanzamento, e altrettanti di convivenza. Barbara, 45 anni, tre figli e un matrimonio alle spalle, racconta l’ultima serata con il suo Giuseppe. «Siamo arrivati in discoteca dopo le undici. Non andavamo da un anno. Abbiamo ballato, bevuto. Io un drink, lui più di me, i soliti Long Island. Ci siamo poi spostati nella sala all’aperto per fumare una sigaretta e là Giuseppe ha urtato una ragazza. Lui poi carinamente l’ha carezzata per scusarsi. Il ragazzo ha pensato che le facesse delle avances. Ed è scoppiata la lite. Era un ragazzo alto, con la maglietta gialla, capelli corti a spazzola. La fidanzata era di colore con un vestito bianco di pizzo. Giuseppe e il ragazzo con la maglietta gialla si sono messi le mani al collo, senza farsi male, però. Sono arrivati subito gli uomini della sicurezza». Il loro intervento è l’anticamera dell’omicidio nella discoteca all’Eur. Era l’una e venti.
LE BOTTE
«Tre buttafuori - racconta ancora Barbara - hanno preso e portato via Giuseppe. Solo lui. E fuori è successo di tutto perché tra spinte, calci, pugni e cascate per terra, lui che giustamente reagiva... Ho cercato di calmare gli animi, ma non ci sono riuscita. L’hanno portato via in tre, ma poi sono diventati quattro o cinque i buttafuori». Ma al pm che insiste sul numero dei buttafuori la donna non risponde con certezza. «Qiuattro o forse cinque. Ho cercato di dire loro che se avessero continuato sarebbe stato peggio pure perché l’avevano già sderenato. Aveva il naso rotto, un taglio ed era una maschera di sangue. È successo tutto fuori. C’era tanta gente. Ma nessuno è intervenuto», racconta ancora. «Giuseppe cercava di allontanarmi e chiedeva spiegazioni a loro. Era alticcio, ma sapeva quello che stava succedendo. A un certo punto la situazione apparentemente era divenuta calma. Lui si è staccato e si è appoggiato su una macchina. E sono andata a prendere la macchina che stava due file prima. Ma dove l’avevo lasciato non c’era più. L’ho ritrovato a pochi metri dall’ingresso, per terra, solo, rantolava. Gli ho fatto le manovre di primo soccorso. Il polso non si sentiva. Io ero impegnata, dicevo «per favore chiamate l’ambulanza». Saranno passati dieci minuti, un quarto d’ora, pure venti. Era un tempo infinito». Lei era presente quando i buttafuori l’avevano colpito?, chiede il pm. »Certo sono sempre stata vicino per tenere loro e cercare che mi prendessi qualche pugno pure io. Cioè lei capisce, cinque persone su un cristiano. Cercavo di proteggere Giuseppe». Il pm chiede se la vittima continuasse a inveire, Barbara risponde: «No, loro continuavano ad andargli sotto. Ste cose so tutti giochi di branco, lo sguardo, la spinta, la parola detta».
Per l’omicidio Galvagno sono rimasti in carcere solo in tre. Secondo il giudice, gli altri due non avrebbero partecipato all’omicidio: uno non si sarebbe spostato dalla postazione all’interno del locale, l’altro sarebbe intervenuto per poi rientrare subito in discoteca per lavarsi dal sangue del ferito. Si cercano altri testimoni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA