Sconti fiscali e tagli alla spesa, verso manovra da 8 miliardi

Sconti fiscali e tagli alla spesa, verso manovra da 8 miliardi
di Andrea Bassi
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Domenica 10 Aprile 2016, 01:03 - Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 10:43
Nella prossima manovra di finanza pubblica, che il governo presenterà in autunno, ci saranno tagli alla spesa pubblica e alle detrazioni fiscali fino a 8 miliardi. La cifra era stata messa nero su bianco nelle bozze di Def, il documento di economia e finanza approvato dal governo nel consiglio dei ministri di venerdì, ma poi espunta dalla versione finale del testo. Ma che resta confermata se si guardano i saldi contenuti nello stesso documento. I soldi serviranno per scongiurare l’aumento dell’Iva da 15 miliardi che, altrimenti, scatterebbe inesorabilmente il prossimo anno. Gli altri sette miliardi necessari ad evitare la stretta fiscale, arriveranno da un aumento del deficit. In base all’andamento dell’economia, ossia senza nessun intervento del governo, quest’anno l’indebitamento si fermerebbe all’1,4% del Pil (un anno fa si prevedeva che il dato fosse l’1,1%). Nel quadro programmatico, ossia a valle delle misure che Palazzo Chigi e Tesoro hanno deciso di mettere in campo, il deficit salirà all’1,8%. I circa 7 miliardi di euro che mancano per evitare integralmente l’aumento dell’Iva. La manovra, spiega il documento, «verrà definita nei prossimi mesi». Ma gli appuntamenti sono di fatto già fissati. Sul versante della spending review, entro maggio i ministeri dovranno comunicare i loro piani di spesa tenendo conto di quelle che sono le indicazioni contenute nel Def. Ciascuna amministrazione, insomma, avrà degli obiettivi specifici di risparmio che delimiteranno anche i confini entro i quali ciascun ministero potrà muoversi. Questo nuovo meccanismo è il frutto di due decreti approvati meno di due mesi fa che hanno riscritto le regole per la composizione del bilancio.

LE ALTRE NOVITÀ
Un discorso analogo vale anche per la manovra sulle detrazioni e deduzioni fiscali. Si tratta di centinaia di sconti fiscali che erodono la base imponibile per oltre 200 miliardi di euro l’anno. Da diverso tempo i vari governi provano a razionalizzare la materia. Ma con scarsi risultati. Si tratta, del resto, di un elenco nel quale entrano materie molto sensibili, come le detrazioni sui carichi familiari, quelle per i mutui, quelle per le pensioni, le spese sanitarie. In realtà l’intenzione è quella di agire su quelle non più attuali e che si sovrappongono con altri programmi di spesa. La decisione su quali detrazioni agire sarà presa prima della manovra finanziaria, con la nota di aggiornamento del Def prevista per settembre, e sarà ratificata dal Parlamento. Il governo non potrà discostarsi da quanto sarà deliberato dalle Camere. 

 

Dai testi del Documento di economia e finanza, emergono anche altre novità. All’ultimo momento il governo ha deciso di introdurre anche un’apertura alla flessibilità nell’età di pensionamento, ma «salvaguardando la sostenibilità finanziaria» e «il corretto equilibrio tra le generazioni». Nel 2016 poi, secondo il governo, se Bruxelles concedesse tutta la flessibilità richiesta dall’Italia, lo scostamento dal saldo strutturale, quello che vale per le regole Ue, sarebbe di 0,25 punti. Una deviazione ritenuta «non significativa». Il problema sorgerebbe nel 2017, quando il governo dovrebbe effettuare una correzione dello 0,5% di Pil almeno, mentre secondo le previsioni del governo il miglioramento si fermerà allo 0,1%. Ma, scrive il Tesoro nel Def, «il governo ritiene inopportuno e controproducente operare una tale stretta fiscale». L’elenco di ragioni è lungo, dai rischi di stagnazione e deflazione, fino ai costi che il governo sta sostenendo per le riforme strutturali. Per questo il pareggio di bilancio slitterà ancora fino al 2019.
 
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