Vincent Cassel, insolente e infedele in "Mon Roi": «Io, adorabile canaglia»

Vincent Cassel, insolente e infedele in "Mon Roi": «Io, adorabile canaglia»
di Gloria Satta
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 2 Dicembre 2015, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 7 Dicembre, 13:40
Un uomo e una donna. Una passione intensa, intermittente, distruttiva. Lui, Georgio, è insolente e vitale, inguaribilmente infedele, incapace di assumersi le responsabilità, ma affascinante. Lei, Tony, soffre, perdona, cerca di liberarsi da quel legame che la stritola e ci ricasca più innamorata che mai. Una storia di coppia, tormentata come tante: la regista francese Maïwenn l’ha portata sullo schermo con il titolo Mon roi, il mio re. Puntando tutto sui protagonisti Emmanuelle Bercot, premiata a Cannes, e Vincent Cassel. Mon roi esce domani con Videa. Cassel, 49 anni, sempre più affascinante e più impegnato sul set (ha appena interpretato il nuovo capitolo della saga Bourne, O grande circo mistico di Diegues, Juste la fin du monde di Dolan) racconta il suo personaggio, la sua carriera, il rapporto con l’ex moglie Monica Bellucci, i progetti, la passione per Rio de Janeiro dove ha scelto di vivere da qualche anno. E parla di «quanto è difficile essere uomo oggi». Estroverso, onesto, sincero. In una parola: irresistibile.

Cosa l’ha spinta a interpretare la canaglia Georgio?
«È la stessa domanda che mi ha rivolto Maïwenn quando le ho detto di sì senza nemmeno leggere la sceneggiatura. Era convinta che avessi accettato il film per soldi».
Invece?
«Volevo lavorare con lei. Scelgo sempre in base al modo di vedere dei registi, la storia conta relativamente. Mon roi racconta una passione distruttiva come lo sono un po’ tutte. Maïwenn è stata bravissima a renderla unica ottenendo da noi attori il massimo coinvolgimento».

Avete dunque improvvisato?
«Sì, in molte scene. Prima di vedere il film, non sapevo cosa aspettarmi».

È sicuro che ogni passione sia distruttiva?
«Purtroppo sì quando l’amore si trasforma nel bisogno di possedere qualcuno o, peggio, di dipendere da qualcuno. E non può che finire male».

Il suo personaggio non rischia di essere impopolare?
«Nella sceneggiatura era ancora peggio. Il film raccontava la storia di una gentile fanciulla alle prese con uno stronzo. Mi sono detto: devo salvare questo bastardo, sarà un lavoro difficile come fare l’avvocato di un nazista o di un terrorista, ma mi sento di provarci. Se non altro perché essere uomo oggi è molto difficile».

I motivi, secondo lei?
«L’attuale situazione esistenziale è complicata. La società si è trasformata e con lei i ruoli maschili e femminili. Tutti abbiamo vinto e nello stesso abbiamo perso. E a farne le spese, in questa fase storica, è la coppia».

Qual è un vantaggio del nuovo assetto socio-antropologico?
«L’uomo, un tempo abituato a battere i pugni sul tavolo e a comandare, si è femminilizzato e la figura paterna non è più rigida come una volta. Oggi noi maschi seguiamo di più i nostri figli, cambiamo i pannolini, diamo il biberon».

Lo ha fatto anche lei con le sue figlie Deva e Léonie?
«Certo, ho fatto il mammo anch’io».

La sua separazione da Monica due anni fa ha colpito tutti. Ma siete rimasti in ottimi rapporti: qual è il segreto?
«Se un uomo e una donna non si parlano più dopo aver passato insieme anni e aver fatto dei figli, significa che si erano sbagliati. Monica e io non ci siamo sbagliati».

Tornerebbe a lavorare con la sua ex?
«Di corsa. Adoro girare film con Monica. Voi italiani la considerate un monumento nazionale come la Torre di Pisa, sono felice di avervela rubata per un po’».

Se le sue figlie volessero fare le attrici le incoraggerebbe?
«No, ma nemmeno le ostacolerei. Se non lavori ti viene la depressione».

Non sembra proprio il suo caso, gira un film dopo l’altro.
«Ho bisogno di lavorare, sono tempi duri e devo mandare avanti la baracca. Nei mesi passati un po’ per via della separazione, un po’ per scrivere sceneggiature avevo mollato un po’. Ma mi mancava il terreno sotto i piedi».

Allora cosa ha fatto?
«Mi sono detto: sei un attore, torna sul set! E mi sono messo a girare film in modo compulsivo. Sono felice di vedere che, malgrado la crisi, il lavoro non mi manca».

Cosa le piace del Brasile?
«È un Paese giovane e dinamico che vive nel presente e per il futuro senza essere schiacciato dal passato come l’Europa. A Rio mi sento molto libero».

Ma cosa fa di preciso?
«Scrivo, produco, realizzo video musicali. In questo momento sto organizzando un grande festival del cinema. Non posso fare solo l’attore, mi annoierei».

Di recente l’abbiamo ammirata nel film di Garrone “Il racconto dei racconti”: che rapporto ha con l’Italia?
«Sono innamorato del vostro Paese, lo considero casa mia. È un pezzo importante della mia vita».
© RIPRODUZIONE RISERVATA