«Il degrado ferisce più dello spray», William Kentridge e il concerto in omaggio alla sua opera lungo il Tevere

«Il degrado ferisce più dello spray», William Kentridge e il concerto in omaggio alla sua opera lungo il Tevere
di Simona Antonucci
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Domenica 23 Aprile 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 17:03
«Triumphs and Laments, lo rifarei? Se, dopo tutto quello che è successo, mi butterei di nuovo in un progetto così complicato? Io, sì». William Kentridge è a Ponte Sisto, inconfondibile con il suo capello bianco, sorride tra centinaia di romani, la sindaca, il vicesindaco, Puccini, La Tosca, Orff. Si gode finalmente la sua opera straordinaria, nata un anno fa sulle sponde del Tevere, dopo una lunga, complicatissima gestazione. Sopravvissuta a una guerra di carte bollate e permessi, ha poi dovuto respingere l’avanzata delle bancarelle della scorsa Estate romana e ricostruirsi una dignità dopo l’aggressione di vandali che hanno taggato parte degli ottanta personaggi, cui l’artista sudafricano ha affidato il compito di raccontare la storia, tra gioie e dolori, gloria e vergogna, trionfi e sconfitte, della Città Eterna. 

LA FESTA
Ieri, Pasolini e la lupa di Romolo e Remo, Cicerone e la Santa Teresa in estasi del Bernini, Mastroianni che bacia la Ekberg e Aldo Moro che muore, le vedove dei soldati romani con quelle dei rifugiati di Lampedusa, i protagonisti della monumentale processione che marcia silenziosa da Ponte Mazzini a Ponte Sisto, hanno ricevuto un omaggio, dopo tanti affronti: le scritte sono state rimosse, grazie anche al sostegno di Acea, il coro del teatro dell’Opera ha dato voce alle figure alte sino a dieci metri, disegnate “sfruttando lo sporco”, in un tripudio di sole, applausi e selfie. E Kentridge, che ha cominciato a lavorare all’allestimento della “Lulu” di Berg, di cui firma la regia, in scena al Costanzi dal 19 maggio, si è goduto l’abbraccio della città, per il suo 2770esimo Natale.

GLI INIZI
«Rifarei tutto - racconta -. L’inizio è stato complicatissimo. Era molto difficile prevedere come sarebbe andata. Anche da un punto di vista artistico. E non immaginavo di imbattermi in certe situazioni. Diciamo, non lo rifarò mai, in nessun’altra città del mondo. Ma qui a Roma, nonostante tutto, sì. La grande sorpresa, ed è un’emozione che si riaccende ogni volta che torno, è stata la reazione delle persone. Mi riconoscono, mi fermano, mi chiedono: l’opera è entrata a far parte del lungo elenco di passeggiate nell’arte dei turisti e dei cittadini». 
Il labirinto burocratico ne ha rallentato la realizzazione, i chioschi dell’Estate romana ne hanno minacciato la dignità e i graffiti vandalici ne hanno ipotecato la sopravvivenza: un pacchetto che avrebbe scoraggiato chiunque. «Il disinteresse ferisce più dello spray. È chiaro che posso rispondere così serenamente perché le tag sono state tutte velocemente rimosse. E comunque erano soprattutto negli spazi vuoti tra una figura e un’altra. Trattandosi di un affresco all’aperto, il rischio l’avevamo messo in conto. Quello che dispiace è che tutto intorno ci sia l’abbandono, condizione che favorisce il degrado. Pensare che qui dovrebbe nascere Piazza Tevere...».

LA PIAZZA
Al momento c’è solo la targa. Il progetto sostenuto dalla onlus Tevereterno, naviga tra i mulinelli tiberini. E per raggiungere la piazza lungo il fiume bisogna affrontare delle scale che grondano urina, cani randagi, tendopoli abusive. «Speriamo che i giornali, le associazioni, gli abitanti che hanno fatto tanta pressione in passato sull’amministrazione, ora facciano da megafono per restituire questo spazio a tutti». Concerti, mostre, spettacoli, si è parlato un po’ di tutto. «Concerti magari, come quello di ieri, meraviglioso, ma organizzare eventi qui sotto è piuttosto impegnativo, per l’acustica e la visibilità. Sarebbe stupendo. Ma, intanto, basterebbe qualche attività artistica temporanea, legata anche alle stagioni e all’andamento del fiume. E piccoli caffé».

Una battaglia contro il degrado combattuta da violini e pennelli. Un linguaggio creativo autorevole quanto le sanzioni. Un’occupazione culturale di piazze, monumenti e fontane robusta quanto un cancello che impedisca l’accesso al disprezzo e all’ignoranza. «Utopia, forse, ma un senso c’è. In altre città - continua l’artista - ci sarebbero barriere ovunque. E forse il mio affresco sarebbe stato protetto da un gigantesco schermo. Coperto, dopo pochi giorni, da scritte e colpi di spray. Roma non si può mettere sotto chiave».

Venezia o Firenze, sono diverse: «Lì i monumenti si visitano, qui si vivono. A piazza del Popolo ci si va per prendere qualcosa al bar. Il fascino e l’unicità di questa città stanno proprio nel sottile confine tra la sentita celebrazione dei monumenti e la passeggiata distratta. La sorveglianza non può mai mancare. Ma sono l’attenzione, la cura, il rispetto di un amministratore, ministro o sovrintendente, i migliori scudi contro il degrado».

LULU
Roma è radicata nel cuore di Kentridge. Tornerà tra pochi giorni per seguire le prove di “Lulu” al Costanzi: allestimento applaudito al Met di New York e all’Eno di Londra, in cui la sua visione teatrale, la sua sensibilità per il chiaroscuro viene applicata alla femme fatale di Berg che distrugge la vita di molti uomini e la sua. «Quando l’arte dialoga con la musica, attraverso colori, scene, lo schema dell’opera lirica si dilata. E il piacere si moltiplica». Per questo lavoro ha creato disegni di dimensioni imponenti, ma lavorati come frammenti, quasi dovessero ripercorrere tutte le sfaccettature di questa donna. Un collage espressionista: «Non un commento alla musica, ma un’altra parte del racconto. È questo lo scambio tra il linguaggio figurativo e musicale. Raccontare di più».

E in futuro? «È impegnativo per un artista creare qualcosa, qui, senza sentirsi soffocati da questo imponente patrimonio. Ma ho imparato molto dai romani. Entrano in una basilica, magari semplicemente per godersi il fresco, vanno ai Fori per stare una giornata all’aperto, si avvicinano a una fontana storica per bere: questa raffinata tendenza all’ignorare, alleggerisce il peso di un ingombrante passato».
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