E l'azienda congelò le mamme

E l'azienda congelò le mamme
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Giovedì 16 Ottobre 2014, 06:00
IL CASO
NEW YORK
Ovuli in frigorifero, da conservare, mentre la donna si concentra sul lavoro e sulla carriera, e da usare al momento più opportuno per concepire un figlio, quando gli altri obiettivi della crescita personale sono già stati ottenuti. La controversa tecnologia dell' “ovulo freddo” ha appena ricevuto un enorme impulso con la rivelazione appena fatta negli Usa: Facebook e Apple offrono di pagare alle proprie impiegate il costo del congelamento degli ovuli, per liberarle dall'ansia dell'orologio biologico, e permettere loro di confrontarsi sul lavoro con i colleghi maschi in condizioni di assoluta parità. Il social network fondato da Mark Zuckerberg ha già iniziato a proporre questo bonus e copre tutte le cure per la fertilità fino a un massimo di 20 mila dollari, mentre il colosso guidato da Tim Cook avvierà le procedure a gennaio. Ma subito sono scattate le accuse di maschilismo per i due big della Silicon Valley. Le due società si sono però difese: si tratta soltanto di una delle misure atte a favorire la conciliazione tra famiglia e lavoro.
IL DIBATTITO
Ma in primo piano c'è una questione di ordine etico e morale, che in America è stato immediatamente affrontata dal dottor Glenn Cohen, co-direttore del centro di Biologia e Bioetica della scuola di diritto dell'Università di Harvard. «Come sarà recepita questa offerta dalle donne che lavorano a Silicon Valley? - si chiede l'esperto di Boston - La prenderanno come una libertà di rinviare la gravidanza e affermarsi sul lavoro, o piuttosto come una conferma che lavoro e gravidanza non sono compatibili, specie nella cultura sciovinista di Silicon Valley?» Ancora più diretto è il commento della scrittrice Kate Loss, ex impiegata di Facebook, che attribuisce la paternità dell'offerta a Sharyl Sandberg, la donna al vertice del social network creato da Zuckerberg: «È chiaro che Facebook vede nel naturale sviluppo della vita umana una minaccia agli interessi aziendali, e che preferisce ridurre la gravidanza ad una clausola contrattuale, uno dei tanti benefici societari da dispensare in cambio della totale dedizione al lavoro».
Le due aziende sono le prime ad offrire questo tipo di copertura finanziaria per motivi non legati a condizioni mediche. «Avere una carriera e anche dei bambini è una cosa difficile da conciliare - sottolinea Brigitte Adams, sostenitrice del congelamento degli ovuli e creatrice del forum Eggsurance.com - queste compagnie offrono un beneficio e investono sulle donne».
LA MEDICINA
Resta poi tutto il comparto medico. A 21 anni il 90% degli ovociti prodotti sono normali; a 41 anni il 90% sono anormali, e la probabilità di essere fecondate da spermatozoi sani (anche questi si deteriorano con l'avanzare dell'età) si riduce drasticamente. Liberare le donne dall'incombenza di questa minaccia sembra sotto un profilo razionale il miglior modo di pianificare carriera e lavoro. La materia è in realtà molto più complessa, a cominciare dai risvolti scientifici del congelamento degli ovociti.
A differenza degli spermatozoi, gli ovuli sono pieni di acqua, e quando vengono raffreddati rapidamente tendono a formare cristalli di ghiaccio che ne compromettono l'integrità. Questo è il motivo principale che ha ritardato il successo della metodologia: la prima nascita di un bambino con un ovulo congelato è del 1986, ma da allora la diffusione della pratica è stata lenta in tutto il mondo tranne che in Italia, dove l'esistenza della legge 40 che ha vietato il congelamento degli embrioni, ha spinto gli scienziati a concentrarsi sugli ovuli. Tanto da essere gli italiani ora i capofila della tecnica da insegnare agli americani il procedimento per lasciare integri gli ovociti.
I PROBLEMI
Sottoporsi al prelievo degli ovuli non è una cosa semplice. La raccolta avviene alla fine di un processo durante il quale il corpo della donna viene bombardato da dosi massicce di ormoni per stimolare la produzione straordinaria di ovociti: se ha successo saranno 10-20 ovuli, se no si dovrà ricominciare tutto da capo. Anche qui l'età della donna è importante: gli ovuli raccolti a 25 anni hanno un 31,5% di probabilità di essere fecondati; a 40 anni la percentuale scende al 14,8%. Negli Usa il costo della raccolta è di 10.000 dollari, quello della conservazione di 500 dollari l'anno.
C'è poi da augurarsi che lo scongelamento vada bene, la fecondazione in vitro anche e l'impianto dell'embrione pure. Cosa non scontata, anzi, per donne che, magari hanno fatto carriera, ma non sono più giovanissime.
Flavio Pompetti
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