M5s, fondi europei e affari web dietro la tela di Casaleggio

M5s, fondi europei e affari web dietro la tela di Casaleggio
di Stefania Piras
4 Minuti di Lettura
Lunedì 9 Gennaio 2017, 08:01
ROMA Sull'onda della ratifica del nuovo codice giudiziario, approvato con il 91% dei voti, Grillo e Casaleggio provano a passare all'incasso di un'altra epocale svolta politica: entrare nel gruppo europeo Alde (Alliance of Liberals and Democrats of Europe) che nel 2014 sbatté la porta in faccia al M5S, che a sua volta girò i tacchi bollandolo con sdegno come «il gruppo più europeista esistente».

MATRIMONIO D'INTERESSE
Ora, invece, si celebra un matrimonio d'interesse, come lo definiscono i più realisti e vicini ai vertici. Nel nuovo gruppo il M5S conterebbe di più: maggior diritto di parola durante le sessioni plenarie, dice il blog. Ma anche: possibilità di «essere rappresentati all'interno della Conferenza dei Presidenti», quindi posti importanti, poltrone chiave per avere voce in capitolo. E qui spunta un eurodeputato che era pronto a questa svolta, e che ieri ha taciuto prudente la sua dichiarazione di voto, visto che è candidato alla vicepresidenza del Parlamento europeo: il romanissimo Fabio Massimo Castaldo, ortodosso doc, già assistente parlamentare di Paola Taverna prima di arrivare a Bruxelles e membro del mini direttorio capitolino entrato in rotta con Virginia Raggi. Il trasloco è spiegato inoltre con «la possibilità di ottenere fondi». E infatti, calcolatrice alla mano, ecco un altro buon motivo per trasferirsi un gruppo strutturato: il mantenimento dei soldi che l'Unione Europea sborsa. E sono 40 mila euro per ogni europarlamentare. Il M5S ne conta 17, per cui si parla di un tesoretto di 680 mila euro che il gruppo dei non iscritti, al pari della ridotta agibilità politica, non potrebbe assicurare.

L'OPERAZIONE
Ma per capire questa clamorosa mossa «che ha l'approvazione di Grillo e Casaleggio» bisogna risalire al regista dell'intera operazione, all'autore della trattativa con Guy Verhofstadt che ha portato al divorzio con Ukip che non sembrava voler concedere troppo spazio ai colleghi pentastellati «illusi che con Brexit avrebbero guadagnato posizioni». L'uomo che ha aperto la porta dell'Alde è l'eurodeputato David Borrelli, 46 anni, trevigiano, primo, storico, consigliere comunale del M5S (era il 2008). Borrelli è al suo secondo e ultimo mandato secondo le regole del M5S. Ma un futuro politico è assicurato per questo veneto trasversalissimo, contrario all'uscita dall'euro, affine al Renzi-pensiero e a Confindustria come dicono i detrattori interni, che siede accanto a Davide Casaleggio nell'associazione Rousseau e che è riuscito a convincere Massimo Colomban, il manager veneto come lui ad approdare in Campidoglio per aiutare Virginia Raggi.

Borrelli è un tecnico informatico, sensibile alle tematiche digitali che stanno molto a cuore anche alla Casaleggio Associati. Tra le sfide del Parlamento europeo del 2017 con cui neanche troppo velatamente Borrelli caldeggia il matrimonio con l'Alde c'è il mercato unico digitale e quindi tutta la legislazione che riguarda la Rete, l'e-commerce e l'editoria on line, core business dell'azienda che fa capo al figlio del fondatore del M5S, Davide Casaleggio. D'altronde era proprio Casaleggio jr che nel lontano 2011 in un'intervista al TG5, quando nel sottopancia compariva solo come esperto di e-commerce, esprimeva «grande preoccupazione degli operatori del settore» sulla normativa europea che avrebbe portato aumenti di costi a carico dei consumatori.

PESO MASSIMO
C'è dunque una sintonia tra il leader milanese del M5S e l'eurodeputato trevigiano che dopo la mossa a sorpresa (a sorpresa per i colleghi e la base) di ieri certifica il suo peso massimo all'interno del Movimento visto che ha potuto muoversi indisturbato e mandare al voto online la nuova alleanza che era nell'aria da tempo. Da quanto? Dalla Brexit, fanno capire dal blog. E infatti il giorno prima del voto inglese l'ex premier Mario Monti fece pubblicamene i complimenti a Borrelli confermandogli la propria stima.

Un flirt politico che sollevò enormi polemiche tanto che fu necessario per lo staff comunicazione mandare in tv il campione della battaglia anti euro, l'eurodeputato della Val Camonica Marco Zanni. Un espediente mediatico che durò pochissimo. La linea Borrelli tornò in auge, Zanni continuò a coltivare il suo giardino sovranista in solitudine sui social, ma soprattutto la battaglia anti euro finì in soffitta e a chi chiedeva, e chiede oggi che fine ha fatto, la risposta è sempre la stessa, buona per tutte le stagioni, quella del referendum. Dall'entourage di Borrelli, alla domanda sul perché non siano stati avvisati i colleghi eurodeputati, la risposta è questa: «Serviva rapidità». Le votazioni si chiudono oggi a mezzogiorno, e che il passaggio sia delicatissimo lo dimostra l'arrivo a Bruxelles di Beppe Grillo e Davide Casaleggio.