Cappellini, crinoline, tenacia esemplare e grinta indomabile: è Matilda De Angelis, femminista ante-litteram del XIX secolo nella serie Netflix La legge di Lidia Poët (disponibile dal 15 febbraio sulla piattaforma). Ispirata a un personaggio realmente esistito, la prima donna italiana entrata nell'Ordine degli Avvocati ma espulsa solo perché femmina, ambientata nella Torino di fine Ottocento e interpretata anche da Edoardo Scarpetta, Pier Luigi Pasino, Sara Lazzaro, la serie in 6 godibilissimi episodi diretti da Matteo Rovere e Letizia Lo Martire mescola generi diversi: thriller, commedia, storia d'amore, poliziesco.
CICLONE
E al centro di tutto c'è la protagonista, un autentico ciclone a cui Matilda, 27 anni e una carriera inarrestabile (ha appena interpretato per Amazon la serie Citadel dei fratelli Russo) presta carisma e ironia: Lidia Poët che, dopo aver presentato ricorso contro l'espulsione dall'Ordine, fece l'avvocata come assistente del fratello vincendo cause e risolvendo casi difficili.
PREGIUDIZI
Anticonformista, sessualmente libera, incapace di accettare le imposizioni della società del tempo, Lidia-Matilda deve scontrarsi contro discriminazioni e pregiudizi anti-femminili. «Tra cent'anni queste cose non esisteranno più», dice in un episodio della serie. «Ma oggi la disparità esiste ancora anche nel mio lavoro, a cominciare dal gap salariale», s'infervora De Angelis, «è un tema, questo, denunciato molto più all'estero che in Italia ma le ingiustizie contro le donne si manifestano anche a livello meno evidente, in forma più sottile». A cosa si riferisce? «Alle discriminazioni espresse senza cattiveria ma tacitamente accettate, come il complimento non gradito, l'aggettivo "bella" associato al sostantivo attrice». E lei deve difendersi spesso? «Sono fortunata, mia madre mi ha educata a rispondere. Subisco poco le discriminazioni. Sono sempre stata una grande testa di c...».