Campo largo, ma non troppo. Dalla Basilicata al Piemonte, il centrosinistra marcia (e colpisce) diviso

Campo largo, ma non troppo. Dalla Basilicata al Piemonte, il centrosinistra marcia (e colpisce) diviso
di Francesco Bechis
3 Minuti di Lettura
Lunedì 18 Marzo 2024, 20:01

Divisi alla meta in Sardegna. Riuniti in un matrimonio di convenienza, in Abruzzo. Di nuovo spaccati in Basilicata e chissà, forse anche in Piemonte. Più che largo, il campo del centrosinistra è variabile. Perché varia di continuo, come un allenatore di calcio che cambia modulo ad ogni partita.

I precedenti

In Sardegna la vittoria di Alessandra Todde, dichiarata oggi presidente di Regione, porta la firma di Pd, Cinque Stelle, Verdi e Sinistra Italiana.

Azione e Italia Viva no: hanno scommesso sull'operazione-disturbo di Renato Soru. In Abruzzo tutti insieme. Ma non è bastato il campo larghissimo di Luciano D'Amico a sfilare la roccaforte del centrodestra a Marco Marsilio, che ha incassato il bis.

Ora, riecco le geometrie variare, in vista del voto lucano del 21 aprile. Di qui l'asse rossogiallo, Elly Schlein e Giuseppe Conte, a lanciare il cuore oltre l'ostacolo convergendo su Piero Marrese, presidente dem della provincia di Matera, dopo il tira e molla con Angelo Chiorazzo (che ora correrà in solitaria) e la candidatura auto-dissoltasi dell'oculista Lacerenza, ritiratosi a poche ore dall'imprimatur. Di là Azione e Italia Viva, avviati entrambi, salvo colpi di scena, a un clamoroso assist al centrodestra con il sì alla ricandidatura di Vito Bardi. Campo largo, sì, ma fino a un certo punto. E le squadre cambiano, di continuo.

Il caso Piemonte

Vedi il Piemonte: bisogna dare l'assalto al fortino di Alberto Cirio, il governatore di Forza Italia deciso a cercare il bis con il tifo convinto, a Roma, della premier Giorgia Meloni. Non è un'impresa da niente. Ma qui, come in Basilicata, il campo si restringe e si spezza. Neanche gli assi portanti dell'alleanza contro le destre, Pd e Cinque Stelle, si reggeranno insieme. Schlein, forse per chetare un Pd locale sempre più irrequieto e in attesa di un segnale, ha rotto le righe. Il Nazareno dovrebbe puntare le sue fiche su Gianna Penenero, assessora comunale di Torino, già in forze alla Regione con Bresso e Chiamparino.

Conte, invece, potrà contare sulla fedelissima Chiara Appendino che in Piemonte comanda le truppe. Il nome scelto? Niente di ufficiale, ma si fa strada l'ipotesi di una corsa solitaria della senatrice alessandrina Susy Matrisciano. Nuova regione, nuova formula. Ma qui, Oltrepo', il quadro si complica. Renzi e Calenda, proprio come in Basilicata, potrebbero saltare il fossato. Scommettere anche in Piemonte sulla scelta del centrodestra, tirare la volata a Cirio che già vola nei sondaggi in vista di giugno. Riecco il campo minato che già altre volte, nei test regionali, dalla nascita della santa alleanza Pd-M5S con il governo Conte-bis, ha spianato la strada al centrodestra.

Ricette e incognite

Un'alleanza per sottrazione, così la chiama il politologo Massimiliano Panarari. Regione che vai, ricetta che trovi. Sempre sottraendo uno degli ingredienti della ricetta campolarghista. Ora il Pd, ora i centristi, un altro giorno i pentastellati. Manca un programma unitario, fosse anche un minimo comun denominatore per decidere una roadmap condivisa. Le rivendicazioni e i veti incrociati, oltreché freni e frizioni dei partiti locali, sui territori, fanno il resto. Fatta eccezione per l'Abruzzo, dove però la prova unitaria non è bastata, il grido di battaglia del campo largo per le Regionali è sempre lo stesso. Marciare divisi. Colpire, anche. 

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