Si scrive Veneto, si legge Luca Zaia. E così sarà per un po’, salvo colpi di scena. Perché il governatore e “Doge” della Lega è oggi più vicino a un nuovo mandato alla guida della Regione-locomotiva del Nord-Est, nel 2025. È sempre stata questa la vera partita a rialzo di Matteo Salvini nella estenuante trattativa con Giorgia Meloni per il candidato alle regionali in Sardegna: blindare Zaia e il Veneto, la più solida delle roccaforti leghiste. Mitigando così l’irresistibile ascesa di Fratelli d’Italia nei sondaggi oltre Po, la fascinazione padana per il partito della premier che alle politiche di due anni fa, in Veneto come in Lombardia, ha doppiato e triplicato il suo alleato, e potrebbe ripetersi alle Europee di giugno. Il leader del Carroccio continua a negare “contropartite”. Ieri mattina però il gioco dei leghisti è uscito allo scoperto.
IL BLITZ
Montecitorio, Commissione Affari costituzionali. È Alberto Stefani, giovane ma rodatissimo deputato - a trent’anni è il segretario della “Liga” veneta - a fare la prima mossa.
LE GEOMETRIE
In attesa di un via libera di Meloni, che dopo il vertice a Palazzo Chigi ieri sera è più vicino, Salvini ha fatto la sua mossa che non dispiace, come detto, anche a parte del Pd. Per la Lega conta il Veneto: la Sardegna si può sacrificare, il Nord-Est – dove il vangelo meloniano ha fatto breccia – no. Su questo, Zaia e Salvini, animali politici diversi, sono d’accordo. E ieri i leghisti raccontavano di un governatore euforico. Della mossa di Stefani, così come dei rumors di un possibile semaforo verde da Meloni sul terzo mandato. Nelle prossime ore si capirà se la tregua tra Lega e FdI è scritta a matita o a penna. Intanto però Salvini ha inviato un messaggio che non è affatto indifferente ai militanti e gli eletti al Nord: Zaia non si tocca. Il governatore è pronto a ricambiare il gesto di fiducia del “Capitano”. Sta valutando molto seriamente di candidarsi alle elezioni europee come capolista nel Nord-Est. Una candidatura di facciata, nessun trasloco a Bruxelles, che tuttavia garantirebbe alla Lega una valanga di voti in Veneto e non solo.
Ieri mattina radunando i parlamentari a Montecitorio Salvini è tornato a battere sul terzo mandato. «Chi ha fatto bene deve potersi ricandidare, come fanno i parlamentari». Con una postilla: «Certo, Zaia non ha bisogno di aiutini». Se davvero Meloni è pronta a frantumare il tetto per i governatori, la partita per il Veneto è pronta a riaprirsi. Una regione contendibile, sulla carta: forte dei sondaggi locali, FdI vorrebbe lanciare per il dopo-Zaia il suo referente veneto Luca De Carlo, meloniano doc.
Nei fatti, sfilare al Doge il quarto mandato non sarà semplice, «lui vince anche da solo, con una lista civica», alzano le spalle da via Bellerio, quartier generale leghista. Il tempo dirà. Di certo ormai c’è che il braccio di ferro fra alleati degli ultimi giorni ha in palio una posta più alta della Sardegna. Zaia attende al varco. Ieri pomeriggio, a margine della conferenza Stato-Regioni, De Luca scherzava con lui. «Senti ho un’idea, io rifaccio il Regno delle due Sicilie e tu la Repubblica veneziana. E non ne parliamo più, ok?».