Maria Fida Moro, primogenita dell'ex presidente del Consiglio dei Ministri Aldo Moro, si è spenta martedì 7 febbraio all'età di 77 anni. Ma chi era Maria Fida Moro?
La sua storia
Prima figlia di quattro del fondatore della Democrazia Cristiana, eredita da subito l'interesse per la politica. Cresce infatti nell'ambiente politico italiano, milita e collabora in diversi partiti. Viene eletta al Senato della Repubblica in Puglia nel 1987 con la Democrazia Cristiana, che lascia però nel 1990, per passare al gruppo di Rifondazione Comunista. Gli anni passano e Maria Fida cambia completamente orientamento politico, nel 1993 entrò prima nel Movimento Sociale Italiano (con cui si candidò senza successo a sindaco di Fermo) e in seguito allo scioglimento del partito, partecipa alla costituzione di Alleanza Nazionale che decide di lasciare nel 1998. Si candida alle elezioni europee nel 1999 con Rinnovamento Italiano Lista Dini, senza però essere eletta. E nel 2008 aderisce al Partito Radicale. Ha poi fondato l'Associazione Radicale "Sete di verità" impegnata ad affrontare le verità negate del caso Moro e le disattenzioni delle istituzioni e dei mezzi d'informazione. Nel 2013 Maria Fida, il figlio (l'amato nipote di Moro citato più volte dal presidente nelle lettere durante la prigionia) ed altri hanno fondato un movimento cristiano sociale denominato "Dimensione Cristiana con Moro", ispirato alla politica dello statista democristiano. Nel 2016 si è candidata senza successo come consigliere comunale a Roma con "Più Roma Democratici e Popolari".
Le sue battaglie
Una vita ricca di battaglie, contrastata ma animata sempre da impegno civile e passione.
Una delle sfide più grandi però, Maria Fida era riuscita a portarla a termine. Quella per il riconoscimento delle misure riparatrici previste dalla legge per i figli delle vittime del terrorismo, ovvero l'esenzione fiscale sui redditi pensionistici e una maggiore anzianità contributiva. Norme che furono introdotte nel 2004 per garantire alle vittime e ai loro familiari, ma a lei mai riconosciute. Era stata una lunga battaglia giudiziaria e una spinta politica per muovere le Camere. Nel marzo dello scorso anno aveva ringraziato la premier Giorgia Meloni per l'effettiva applicazione della legge da parte delle Camere.