Salario minimo, il confronto tra le opposizioni e la possibile apertura di Giorgia Meloni: ecco cosa sta succedendo

Pd, M5S e Terzo polo divisi sull'indiscrezione che vorrebbe il governo pronto a dialogare sul tema. Intanto, la discussione generale sulla proposta di legge è stata anticipata a giovedì 27 luglio

Salario minimo: nel pomeriggio i capigruppo delle opposizioni si incontrano, al centro il voto di giovedì dopo la possibile apertura di Giorgia Meloni
di Riccardo Palmi
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Lunedì 24 Luglio 2023, 16:25 - Ultimo aggiornamento: 17:00

Continua il pressing delle opposizioni sul fronte del salario minimo. Questo pomerggio si riuniranno i capigruppo dei partiti fuori dal governo (coesi sulla proposta di legge, con l'eccezione di Italia viva). Sul tavolo la definizione della posizione da tenere in vista della seduta di domani in commissione Lavoro alla Camera sul salario minimo. Intanto, la discussione generale sul testo è stata anticipata a giovedì 27 luglio (era prevista per il giorno successivo). Negli ultimi giorni era filtrata l'indiscrezione di un'apertura della premier Giorgia Meloni al dialogo, seppur «con cautela».

Una possibilità che, se confermata, costituirebbe una parziale inversione di rotta, dopo dichiarazioni di diverso tenore nelle ultime settimane delle forze di governo, come Antonio Tajani («non siamo in Unione Sovietica») e Nello Musumeci (che se l'era presa con «l'assistenzialismo»). La possibile apertura di Meloni sembra essere confermata dai toni "possibilisti" del ministro Adolfo Urso («non abbiamo alcun pregiudizio di sorta sul tema») e del capogruppo di FdI alla Camera Lucio Malan che prima ha ritenuto «difficile accettare la proposta delle opposizioni», ma poi ha aggiunto: «Vediamo le proposte, nella concretezza della dinamica parlamentare ci possono essere altre soluzioni». 

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Il fronte delle opposizioni

Di fronte a questo scenario, Carlo Calenda si è detto favorevole a una discussione con il governo, ma senza crediti eccessivi in termini di tempo: «Io ho proposto al governo di incontrarci prima dell'estate, se c'è un'apertura si discuta», ha detto il leader di Azione, a patto che «che si arrivi al risultato presto». Le altre forze di opposizione, invece, hanno posto come condizione il ritiro dell'emendamento soppressivo presentato dalla maggioranza in commissione. Toglierlo, quindi, segnerebbe un'apertura chiara del governo a una discussione sul tema. «Se la maggioranza vuole aprire deve ritirare l'emendamento soppressivo e dire iniziamo a ragionare», ha dichiarato Chiara Gribaudo del Pd. Stesso auspicio («la destra ritiri l'emendamento») è arrivato anche dal capogruppo dem in commissione Lavoro, Arturo Scotto. «Stiamo discutendo di nulla, solo retroscena» ha invece tuonato Riccardo Ricciardi del M5S, chiedendo «fatti concreti». Interessante sarà capire come si muoverà Italia viva, l'unica forza di quelle fuori dal governo a non aver firmato la proposta di legge sulla retribuzione garantita. Uno degli esponenti del partito di Renzi, Enrico Borghi predica il dialogo: «Noi siamo per entrare nel merito evitando di sventolare bandierine, come si fa a sinistra, e di chiudere le porte, come fa la destra». 

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