Schlein, Conte e la caccia al federatore: il ruolo di Gentiloni e Landini e l'ipotesi del "modello" centrodestra

I nomi di Gentiloni e Landini per unire il campo del centrosinistra. Ma c'è chi propone: il leader lo fa chi prende più voti, come nella maggioranza

Romano Prodi
di Andrea Bulleri
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Lunedì 18 Dicembre 2023, 13:29

Chissà se alla fine arriverà un Mr Wolf. L'uomo (o la donna) che, un po' come il personaggio di Pulp Fiction, potrà bussare alla porta del centrosinistra e dire "risolvo i problemi". E il problema, a una manciata di mesi dalle amministrative, per il campo largo Pd-M5S sembra essere soprattutto quello di decidere cosa fare da grande: continuare con le alleanze a macchia di leopardo, rischiando di lasciare nuove praterie al centrodestra alle urne? Oppure provare a mettere insieme un'alleanza delle opposizioni più solida di quella che finora pare aver funzionato solo in qualche limitato caso (vedi salario minimo)?

Sintesi

Ed ecco che, in questa seconda ipotesi, è ripartita la caccia al "federatore". La figura in grado di fare sintesi tra il Pd di Elly Schlein e il Movimento di Giuseppe Conte. Possibilmente portando dalla propria anche Verdi-Sinistra e Azione di Carlo Calenda, e - perché no - i renziani di Italia viva. A rilanciare il dibattito, dal Forum pd sull'Europa che vogliamo, è stato il padre nobile dei dem Romano Prodi. Che ha dato la sua benedizione alla segretaria in carica: «Elly può essere la federatrice», ha detto il professore. E subito l'uscita è stata rilanciata dallo staff della comunicazione della leader del Nazareno. Un po' come a suggerire che di "papi stranieri", i dem, non hanno alcun bisogno. E a stroncare sul nascere un'ipotesi che da qualche settimana rimbalza in ogni dove. Quella che vorrebbe Paolo Gentiloni, ex premier e attuale commissario Ue all'economia, vestire i panni della figura di garanzia su cui potrebbero convergere le varie anime del centrosinistra. Un po' il ruolo giocato nella seconda Repubblica dallo stesso Prodi, che non guidava un partito in proprio ma riuscì a mettere d'accordo le decine di sigle di chi all'epoca si opponeva a Berlusconi. 

Il ruolo di Gentiloni

Gentiloni, che a settembre prossimo dovrebbe cessare dal suo incarico, per la verità non ha avallato alcuna di queste ipotesi.

Ma difficilmente, ragiona chi è a favore di questa strada, potrebbe dire no se Schlein glielo chiedesse. Cosa che per ora, però, la segretaria dem non pare intenzionata a fare. Anche perché anche Conte,  L'altro nome in campo che qualcuno rilancia è quello del segretario della Cgil Maurizio Landini. Che piace - e molto - anche ai pentastellati, ma meno (per non dire affatto) ai calendiani. 

E poi c'è Conte. Che approdò alla politica proprio come figura di garanzia tra alleati. E che ha già guidato un governo rosso-giallo. E che dunque si sente pienamente titolato a fare il federatore del centrosinistra. Tanto più se il risultato dei Cinquestelle, alle prossime europee, dovesse arrivare molto vicino a quello del Pd. Come uscirne? Qualcuno suggerisce di applicare il metodo del centrodestra: il leader della coalizione lo fa il capo del partito che prende più voti alle elezioni. Altri, in casa Pd, lanciano l'idea delle primarie di coalizione, come fu ai tempi di Prodi e qualche anno più tardi della sfida Renzi-Bersani. Due ipotesi a cui però Conte pare aver chiuso la porta in faccia, nella conferenza stampa convocata per annunciare la richiesta di un giurì d'onore alla Camera sul Mes. «L'alternativa - ha sentenziato il presidente M5S - si costruisce sui contenuti, sui temi e i programmi. È sbagliato partire dalla definizione di un leader e dedicare così tanto tempo alle alchimie di laboratorio. Anche se vedo - rintuzza - che gli ingegneri della politica nel Pd sono tutti all'opera». L'impressione, insomma, è che per un Mr Wolf servirà ancora tempo. 

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