Toti, nuovo filone sui rifiuti. C'è anche l'accusa di falso. Il capo di gabinetto pronto a dimettersi

I magistrati: legami tra l’ampliamento delle discariche e i bonifici di Colucci

Toti, nuovo filone sui rifiuti. C'è anche l'accusa di falso. Il capo di gabinetto pronto a dimettersi
di Claudia Guasco, nostra inviata
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Domenica 12 Maggio 2024, 09:05 - Ultimo aggiornamento: 17:30

È marzo 2021 e sul tavolo della Regione ci sono due autorizzazioni in sospeso per l'ampliamento delle discariche in provincia di Savona, di proprietà dell'imprenditore campano Pietro Colucci. Della questione, stando a quanto emerge dagli atti della Procura di Genova, se ne occuperebbe direttamente il presidente Giovanni Toti.

Gli investigatori intercettano una sua telefonata con il capo di gabinetto Matteo Cozzani: «Digli che se li convoco io qua lunedì, martedì sera anche a cena, chiudiamo su tutta la situazione perché poi ci si infila dentro anche roba della discarica di Colucci, che voglio parlargliene a voce». Una vicenda per la quale il governatore è indagato per falso, come si evince dalle carte dell'inchiesta che ha scosso la Liguria politica e imprenditoriale con dieci arresti tra cui quello di Toti ai domiciliari per corruzione.

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SOLDI ALLA FONDAZIONE

A chi teme ricadute sul sistema delle infrastrutture replica il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, che rassicura: «Le questioni di cui ci si occupa non hanno nulla a che fare con il Pnrr.

Non c'è alcun intervento di cui si parla - ammesso che ci siano responsabilità e sono tutte da accertare - che abbia a che fare con il Piano». Le indagini si articolano su diversi filoni: il porto, le sponsorizzazioni e le discariche di Colucci, presidente di Waste Italia. In Liguria gestisce l'impianto di Bossarino e quello di Boscaccio: inaugurato nel 2016, riceve i rifiuti di oltre 64 Comuni e gli scarti speciali non pericolosi di tutta l'Italia del nord, è in grado di trattare fino a 100 mila tonnellate di materiale all'anno. Quando viene captata la conversazione tra Toti e Cozzani, scrivono i magistrati, «Colucci aveva avuto e aveva dei procedimenti amministrativi in corso presso la Regione». Il 31 maggio 2017, come è riportato negli atti, presenta una richiesta di ampliamento di Bossarino che otterrà nel 2018, mentre su Boscaccio pendeva il Procedimento autorizzatorio unico regionale.

 

Tra giugno e agosto 2021, con due consecutive annotazioni, la guardia di finanza evidenzia il collegamento con bonifici effettuati tra il 18 marzo 2016 e il 9 dicembre 2019 dalla galassia Colucci a Change e al Comitato Giovanni Toti per un totale di circa 195 mila euro, contributi che determinano l'iscrizione dell'imprenditore al registro degli indagati per corruzione. Per questo, come per gli altri bonifici alle fondazioni, la posizione dell'avvocato Stefano Savi, difensore del governatore, è netta: «Tutti i versamenti ricevuti dal presidente sono tracciabili, ogni cosa è stata fatta alla luce del sole, non c'è stato nulla di illecito». Proprio dalla conversazione su Colucci registrata dagli investigatori con il suo capo di gabinetto, segnalano i pm, «in data primo settembre 2021 iniziavano le operazioni di intercettazioni telefoniche a carico di Giovanni Toti», che per l'accusa svelerebbero «ulteriori rapporti corruttivi» tra il presidente e altri imprenditori. L'ipotesi è quella di «un medesimo schema»: finanziamenti, o promesse di denaro, in cambio di provvedimenti o concessioni sbloccate. Meccanismo che Toti e il suo avvocato intendono smontare davanti ai pubblici ministeri, nell'interrogatorio che verrà fissato la prossima settimana dopo quello con il gip in cui il governatore si è avvalso della facoltà di non rispondere.

GLI IMPRENDITORI

Ieri davanti al giudice Paola Faggioni si è presentato Matteo Cozzani che, afferma il suo difensore Massimo Ceresa, «ha negato ogni addebito» ma approfondirà con i pm tutti gli aspetti inerenti alle accuse che gli vengono rivolte: corruzione aggravata dall'aver agevolato la criminalità organizzata. «Ha spiegato che le esigenze cautelari non sono più sussistenti visto che non è più capo di gabinetto - ha aggiunto l'avvocato - E che si dimetterà appena revocati i domiciliari». Passaggio fugace invece per l'uomo d'affari Aldo Spinelli, un impero costruito con i terminal del porto. Anche lui avrebbe dovuto presentarsi al gip, l'interrogatorio di garanzia però è saltato perché la cancelleria non ha inviato la convocazione ai suoi legali. E l'imprenditore, a cui il carattere non manca, è riuscito a dire la sua anche in mezzo a due ali di finanzieri che lo scortavano fuori dall'aula. «Gli avvocati non ci sono, mi hanno lasciato solo», ha detto sorridendo. «Ma saprete tutto lunedì». Cosa ne pensa delle accuse di corruzione della Procura? La risposta è inequivocabile: «Guardi, male non fare paura non avere».

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