Weber (Ppe): «Sono felice e sollevato per la vittoria di Macron. Ora accelerare sull'integrazione»

Weber (Ppe): «Sono felice e sollevato per la vittoria di Macron. Ora accelerare sull'integrazione»
di Gabriele Rosana
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Lunedì 25 Aprile 2022, 16:32

«Sono felice e sollevato: l'affermazione di Emmanuel Macron è un ottimo segnale per l'Ue. Una vittoria di Marine Le Pen avrebbe comportato uno stop all'integrazione europea. Ma stiamo attenti a leggere bene il dato delle elezioni francesi: è l'ultimo avvertimento prima che i populisti anti-Ue riescano davvero a ottenere la maggioranza». Manfred Weber, tedesco, capogruppo del Partito popolare europeo (Ppe) all'Eurocamera, mette in guardia dai rischi del «metodo Macron, che contrappone populisti e progressisti. Se manca una competizione al centro, viene meno una caratteristica della competizione democratica, e si finisce per rafforzare i partiti estremisti e anti-Ue, che in Francia non sono mai stati così forti». Conversando con Il Messaggero, il leader del principale gruppo del Parlamento Ue si dice convinto che, archiviata la partita del ballottaggio francese, adesso le istituzioni Ue debbano procedere senza indugi con un embargo immediato nei confronti del petrolio russo, parte del sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca.

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Presidente Weber, il secondo mandato di Macron rappresenta una nuova spinta per l'Europa?
«Scegliendo Macron, la maggioranza dei francesi ha votato a favore dell'Ue e dell'idea secondo cui oggi possiamo fare fronte alle sfide comuni solo se siamo uniti.

I nostri cittadini vogliono vedere un'Europa che mantiene la parola e che realizza quanto promesso. A loro dobbiamo dimostrare, come fatto per esempio con il Recovery Plan in risposta alla pandemia, che l'Europa ha un impatto diretto e positivo sulle loro vite. La rielezione di Macron, il nuovo governo che si è insediato qualche mese fa in Germania e la stabilità politica che stiamo vedendo in Italia sotto la leadership di Mario Draghi sono tutte opportunità che devono servirci per rafforzare l'Ue, sia in termini di riforme interne, sia per quanto riguarda la nostra politica estera e di difesa comune»


L'Europa ha trovato la sua nuova Angela Merkel?
«Non credo si possano fare paragoni. Il modo di fare politica di Merkel, lungo i 16 anni di mandato, era speciale. Ma di certo con Macron l'Ue ritrova uno dei suoi più forti leader, su cui contare anche per la riforma dei Trattati Ue. Dobbiamo dare nuove competenze all'Unione, dalla salute alla difesa».

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Si ripartirà dalla proposta di un Recovery di guerra per energia e difesa fatta da Macron al summit di Versailles?
«Per rispondere alla pandemia, l'Ue ha emesso per la prima volta Eurobond per recuperare sui mercati le risorse per finanziare la ripresa. Fu una scelta giusta, condivisa da tutti. Guardando adesso alla situazione economica, con i picchi dell'inflazione e i rischi di una recessione nel continente, dobbiamo essere pronti a fare scelte simili. Non possiamo fare finta di nulla di fronte all'impatto della guerra, ci servono investimenti a prova di futuro. Vorrei però ricordare che prima di cercare nuovi fondi dobbiamo usare bene quelli che abbiamo già: una buona parte delle risorse del Recovery pandemico non è stata ancora spesa; il punto è semmai riscrivere alcuni progetti e impiegare quei soldi in maniera creativa».

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Intanto, neppure la Pasqua ortodossa ha fermato l'aggressione di Putin. L'Ue sta facendo abbastanza?
«Putin deve perdere questa guerra, non c'è alternativa. I primi pacchetti di sanzioni adottati dall'Ue si sono dimostrati forti, innescando già la recessione in Russia. Per sostenere l'Ucraina dobbiamo però rompere ogni indugio e fornire le armi pesanti di cui il Paese ha bisogno per resistere e portare avanti la loro battaglia per la libertà e la democrazia».


Il Parlamento europeo ha chiesto un immediato embargo dell'energia russa, uno scenario che ci porterebbe alla recessione, secondo il Fondo monetario internazionale. Ha cambiato idea?
«Siamo di fronte a un dilemma per noi europei: da una parte vogliamo un'economia forte, che possa anche aiutare l'Ucraina, e dall'altra continuiamo a pagare Gazprom e Sberbank e a finanziare indirettamente l'establishment russo. Questo non è accettabile e va fermato. Siamo in un momento storico e già nei prossimi giorni dobbiamo prendere delle decisioni chiare e concrete: da subito, dobbiamo adottare uno stop immediato al petrolio, che è ancora oggi la principale fonte di introiti per la Russia. Non dobbiamo aspettare oltre, abbiamo le risorse per compensare l'impatto di questo divieto sulle nostre economie».

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