Vatileaks 2, fra sesso e bugie: «Chaouqui ricattava i Berlusconi»

Vatileaks 2, fra sesso e bugie: «Chaouqui ricattava i Berlusconi»
di Cristiana Mangani
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Martedì 1 Dicembre 2015, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 08:33

Sesso, bugie e ricatti, ce ne sarebbe per la trama di un film. Se non fosse che su Francesca Immacolata Chaouqui, pierre italiana prestata alla Santa sede, hanno indagato tre procure: quella vaticana, quella di Terni, e ora quella di Roma. La signora minaccia querele, si difende sostenendo che le storie torbide tra lei e monsignor Vallejo Balda, “correo” nel processo Vatileaks, sono impossibili «viste le sue diverse tendenze sessuali».

Anche se ora a procurarle qualche rogna in più è il fascicolo approdato a piazzale Clodio, dove Chaouqui è stata iscritta insieme con il marito Corrado Lanino, per induzione alla concussione. L’esuberante lobbista avrebbe ricattato addirittura i fratelli Berlusconi, Paolo e Silvio. Ci mancava questa: il Cavaliere anche dentro la querelle vaticana. Stando agli atti inviati dal pm di Terni Elisabetta Massini ai colleghi romani Stefano Pesci e Nicola Maiorano, infatti, la signora avrebbe minacciato Paolo Berlusconi di far uscire notizie riservate sul famoso fratello riguardo ad alcuni conti allo Ior. O meglio, avrebbe fatto in modo di far accettare le richieste di rogatoria inoltrate in Vaticano dalla procura di Milano, nelle quali i pm lombardi chiedevano chiarimenti su conti correnti che l’ex premier avrebbe avuto nella banca Oltretevere.

I CONTI IOR
Un ricatto bello e buono, anche perché Chaouqui in cambio del suo silenzio pretendeva che Paolo Berlusconi mandasse via da Il Giornale, di cui è proprietario, il vaticanista Fabio Marchese Ragona, che aveva avuto l’unica colpa di scrivere degli articoli molto critici nei suoi confronti. Il giornalista è stato tenuto “in naftalina”, e solo ora ha ripreso a occuparsi di Papa e Vaticano. Il suo editore si ritrova anche lui iscritto sul registro degli indagati per induzione alla concussione, perché avrebbe avuto l’obbligo di denunciare.

Al centro del fascicolo romano c’è poi Corrado Lanino, marito della ex collaboratrice vaticana. Gli viene contestato di aver fatto intrusioni nel computer dell’ex marito della compagna del giornalista Mario Benotti, funzionario di Palazzo Chigi che si è dimesso dopo lo scandalo. L’uomo voleva sapere aspetti privati e riservati, e Lanino, in quanto esperto informatico, avrebbe eseguito il controllo. Sempre Lanino avrebbe violato anche altri pc, sebbene non sia chiaro se per ricattare o vendere informazioni. L'inchiesta arrivata a Roma contiene anche una lunga informativa delle Fiamme Gialle, nella quale si parla di contatti con alcuni banchieri. D'altronde, le indagini partono proprio dal crac finanziario della diocesi di Terni e Narni guidata da monsignor Vincenzo Paglia. Gli investigatori iniziano ad ascoltare le conversazioni della lobbista con il presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, e il caso si allarga.

LA DIFESA
Di tutte queste accuse la giovane lobbista italo-marocchina non vuole proprio sentirne parlare. Rilancia, si difende. E sul processo denominato Vatileaks annuncia battaglia contro quello che è stato il suo principale sostenitore, monsignor Vallejo Balda. Lunedì sarà interrogata, subito dopo toccherà all’alto prelato. Ma in attesa di rispondere alle domande della Corte, la donna ha continuato ad affidare la difesa all’avvocato Giulia Bongiorno e a Laura Sgrò, avvocato rotale, lo stesso che ha fatto annullare le nozze tra Valeria Marini e il marito Giovanni Cottone.

I legali hanno presentato una memoria nella quale vengono sollevati diversi aspetti. Il primo riguarda proprio il titolo di reato: l’associazione per delinquere per aver divulgato notizie segrete della Santa Sede. Un reato che Bongiorno definisce «prettamente politico». «È un reato contro la sicurezza dello Stato - spiega la penalista - ed è quindi un reato politico. Proprio per questo, Chaouqui avrebbe il diritto di essere processata in Italia. E comunque, casomai, si tratta di un reato, presunto, che è stato consumato in Italia». Da qui la questione avanzata dai legali di incompetenza territoriale della Corte vaticana.

LO SCAMBIO DI ACCUSE
Nel frattempo, la pierre e il monsignore se ne dicono di tutti i colori. E dalle mille pagine di atti depositati nel processo Vatileaks esce fuori un rapporto decisamente “borderline”. A parlarne è lo stesso Vallejo Balda in un memoriale nel quale racconta di aver avuto timore di Chaouqui, «perché lei - mi avevano detto - era dei servizi segreti». Lo scambio di accuse tra i due passa dai rapporti carnali alle accuse di omosessualità. Ma anche ai rapporti politici, magari solo millantati.

«Io non potevo cedere - scrive Balda - Avevo sempre il Papa davanti agli occhi che parlava della sacralità delle donne sposate. Mi vergognavo di quello che avevo fatto con Francesca e quando passavo i documenti pensavo allo scandalo, se si sapeva. Mio Dio. Lei mi disse che apparteneva ai servizi segreti e che la sua unione con Corrado Lanino era di copertura. Mi mandò delle foto di Corrado con un’altra donna, la sua vera moglie». Il monsignore mette anche per iscritto che Chaouqui lo aveva sedotto a Firenze il 28 dicembre 2014. Ma lui, subito dopo il rapporto sessuale, si era pentito e aveva voluto allontanarla. «La temevo - aggiunge - Sono andato a parlare con il capo dei servizi segreti, lui neanche la conosceva, iniziai a chiedere informazioni e tutte le volte scoprivo truffe diverse». Per Vallejo, la Corte vaticana avrebbe pronto un posto in un monastero in Spagna, non lontano dalla sua ex diocesi di Astorga. L’idea è che vi trascorra almeno cinque anni in preghiera ed espiazione.

Mentre Chaouqui reagisce: «Vallejo Balda, per come è fatto, non ha alcun piacere a venire a letto con me - dice - e io, conoscendo miliardari ed emiri, se volessi tradire mio marito non mi metterei con un vecchio prete a cui non piacciono le donne.

A processo dovrà rimangiarsi tutto sennò lo lascio in mutande. Se una colpa ho avuto, è di aver organizzato la cena in cui Balda ha conosciuto Gianluigi Nuzzi. Di password e documenti, non so un bel niente».

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