Allarme Caritas: i giovani più poveri dei loro genitori

Allarme Caritas: i giovani più poveri dei loro genitori
di Franca Giansoldati
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Venerdì 17 Novembre 2017, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 11:25
Città del vaticano - L'Italia è un Paese per vecchi e per giovani sempre più poveri. Lo dicono i numeri e le comparazioni che, anno dopo anno, lasciano spazio a ben pochi dubbi. Ai giovani si prospetta «un futuro anteriore: in pratica si guarda al futuro ma con lo sguardo rivolto al passato». E' la denuncia della Caritas Italiana, nell’introduzione del rapporto sulla povertà: «Siamo il terzo paese dell’Unione ad aver incrementato il numero dei giovani in difficoltà, che dal 2010 al 2015 sono passati da poco più di 700 mila a quasi 1 milione. La crisi economica ci lascia un piccolo ’esercito’ di poveri, superiore per entità a quello della popolazione di un’intera regione italiana».

Sulla base di dati pubblici e di fonte Caritas, il rapporto mostra che in Italia anche nel 2016 si registra un lieve incremento dell’incidenza della povertà: in uno stato di grave povertà vivono 4 milioni 742 mila persone. Un dato che se confrontato con quello di dieci anni fa, in termini percentuali, fa registrare un incremento del 165,2 per cento del numero dei poveri. Quattro le categorie più svantaggiate: i giovani (fino ai 34 anni); i disoccupati o i nuclei il cui capofamiglia svolge un lavoro da operaio e assimilato; le famiglie con figli minori e i nuclei di stranieri e misti. Sono i giovani e i bambini, però, a pagare il prezzo alto. Secondo il rapporto, in Italia, un giovane su dieci vive in uno stato di povertà assoluta; nel 2007 si trattava di appena un giovane su 50. In soli dieci anni l’incidenza della povertà tra i giovani (18-34) passa dall’1,9 per cento al 10,4 per cento; diminuisce al contrario tra gli over 65. 

«Se negli anni antecedenti la crisi economica dunque la categoria più svantaggiata era quella degli anziani - si legge nel Rapporto - da circa un lustro sono invece i giovani e giovanissimi (under 34) a vivere la situazione più critica, decisamente più allarmante di quella vissuta un decennio fa dagli ultra-sessantacinquenni».
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