LA STORIA
Dal 1999, l'anno di fondazione della Federazione anarchica informale (Fai), gli anarco-insurrezionalisti hanno compiuto centinaia di attentati dinamitardi contro questure e caserme dei carabinieri. Nel 2011 hanno gambizzato Roberto Adinolfi, Amministratore delegato di Ansaldo nucleare. Aggiunge Mantici che il neofascismo ha colpito «in modo più grave ma sporadico rispetto all'estremismo di sinistra che aveva una maggiore organicità nell'attacco».
Quanto agli anarco-insurrezionalisti, agiscono per piccoli nuclei d'azione, o gruppi di affinità di persone che non obbediscono a una precisa strategia come nelle BR, ma in chiave genericamente antisistema o antifascista. Sono presenti a Torino, Milano, Firenze, Roma, Bologna, i più organizzati a Trento.
SOTTO LA CENERE
Poi c'è il fascismo che cova sotto la cenere. «Una patologia dell'ideologia politica epidemica in Italia». Oggi però non ci sono più gruppi che elaborano strategie, ma che reagiscono, come il criminale che a Macerata spara ai neri. Episodi che è difficile prevedere e anticipare. «La consistenza culturale di questi gruppi è la stessa delle tifoserie del calcio», conclude Mantici. «Dai centri sociali o dagli anarco-insurrezionalisti non arrivano scritti strutturati e organici di marxismo-leninismo, così come da Casapound, a parte le teste rasate e spesso vuote, i saluti romani e la violenza spicciola, non viene fuori alcuna vera strategia».
Si tratta di una violenza amplificata «dai social media e dai manipolatori della pubblica opinione. Non esiste alcuna intellighenzia clandestina». Solo insulti. «Gruppi, a destra come a sinistra, che fanno aggressioni ma non sono in grado di destabilizzare il Paese come le BR».
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