Riaperto il caso del capolavoro di Gherardo delle Notti rubato al convento di Monte Compatri

Riaperto il caso del capolavoro di Gherardo delle Notti rubato al convento di Monte Compatri
di Franca Giansoldati
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Lunedì 24 Aprile 2017, 17:32 - Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 17:03
Città del Vaticano - Sembra la trama di un film solo che stavolta è tutto vero. Un quadro preziosissimo che sparisce da un convento romano, il colpo milionario orchestrato da alcuni pregiudicati in combutta con i frati pesantemente indebitati, la copertura logistica dell’amante di un religioso dal quale avrà due figlie. E poi un vortice assurdo di debiti, truffe, soldi che circolano facilmente e che altrettanto facilmente macchiano l’immagine dell’Ordine dei Carmelitani. Più che uno scandalo ecclesiastico sembra una vicenda giudiziaria ancora da riscrivere, di proporzioni assai rilevanti tanto che negli anni Settanta questo dossier fu messo a tacere da Paolo VI. A distanza di quarant’anni, complice forse il nuovo corso di Papa Francesco, il dossier è rispuntato fuori ed è finito in un libro (La tentazione, di Fabrizio Peronaci, edito da Centauria).

L'autore spera che la fuoriuscita dei dettagli inediti sul furto possa finalmente aiutare a ritrovare il quadro del convento di Monte Compatri, una tela firmata da Gerrit Van Honthorst, pittore fiammingo del XVI secolo, conosciuto anche come Gherardo delle Notti. La tela raffigura «Gesù adolescente e San Giuseppe che lavora d’ascia» e fu dipinta durante il  soggiorno a Roma, nella prima metà del Seicento. Il Gherardo delle Notti di Monte Compatri viene spesso citato quando si parla delle grandi tele rubate in Italia e mai più recuperate, assieme alla«“Natività» di Caravaggio, alla «Madonna con bambino» di Ludovico Carracci o alla «Passeggiata in riva al mare» di Auguste Renoir.

La storia ha come protagonisti padre Edoardo Raspini, religioso (poi sospeso a divinis dal Vaticano) nonché amante di una professoressa a lui devota che offrirà agli autori del furto, due pregiudicati in combutta con i religiosi, la base logistica per nascondere in un primo momento la refurtiva. Fu Raspini prima di morire, nel 2001, oltre a riconoscere legalmente le figlie,  ad ammettere anche di aver saputo che c'erano dei religiosi che avevano trovato il modo di trafugare e vendere incunaboli, oggetti antichi, candelabri e la famosa tela di Gherardo delle Notti. Negli anni Settanta il Tribunale di Roma, dopo lunghe indagini sui misteriosi furti, emise un verdetto contro due pregiudicati, senza però mai tirare in ballo la pista interna al convento. 

A distanza di decenni l’amante del frate ha deciso di rendere di pubblico dominio la verità. Ha raccolto materiale e non lo ha distrutto. La sua speranza è di contribuire al ritrovamento del capolavoro. E’ convinta che prima  o poi salterà fuori poiché il valore e la notorietà della tela rendono impossibile la commercializzazione. 
 
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