Benevento, usava strumento chirurgico per "sbirciare" offerte per gli appalti: arrestato dirigente del Comune

Benevento, usava strumento chirurgico per "sbirciare" offerte per gli appalti: arrestato dirigente del Comune
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Lunedì 27 Giugno 2016, 12:48 - Ultimo aggiornamento: 28 Giugno, 12:23
Appalti in laparoscopia al Comune di Benevento: l'ultima frontiera delle truffe alla Pubblica Amministrazione prevede l'uso della tecnica adoperata per le operazioni chirurgiche per leggere in anticipo le offerte in busta chiusa e favorire gli imprenditori compiacenti. L'originale sistema è alla base dell'inchiesta della Procura di Benevento denominata 'Euroscopiò. Dieci le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Benevento nei confronti di un dirigente di Palazzo Mosti e di alcuni imprenditori nel campo edile. Il funzionario - secondo l'accusa dei pm - avrebbe intascato tangenti pari al 7% per truccare gli appalti comunali.

Reati contro la pubblica amministrazione, in particolare concorso in corruzione aggravata e reiterata, oltre a turbativa di gare in appalti pubblici: queste le accuse rivolte alle dieci persone alle quali i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Benevento hanno notificato altrettante ordinanze di misure cautelari. In manette è finito Angelo Mancini, funzionario del Comune, ora rinchiuso nel carcere di Capodimonte. Domiciliari, invece, per Angelo Collarile, Fioravante Carapella, Giuseppe Pancione, Guido Mastantuono, Pellegrino Parrella, Antonio D'Addona, Mario Siciliano e Pietro Ciardiello. Obbligo di firma, infine, per Angelo Pilla. Secondo gli inquirenti, gli indagati si avvalevano anche di un laparoscopio, strumento medicale di alta tecnologia e utilizzato in micro-chirurgia, dotato di una speciale microtelecamera e di un lungo e stretto beccuccio a fibra ottica.

L'apparecchio sarebbe stato usato per vedere, senza lasciare tracce visibili, all'interno delle buste presentate dalle ditte e contenenti l'offerta per le gare d'appalto. Uno stratagemma per sbirciarne il contenuto, stabilendo così in anticipo il punteggio da attribuire alle imprese in gara e destinare l'appalto alla società prescelta.

Secondo l'accusa, Mancini - una volta entrato in possesso della lista delle ditte partecipanti all'asta -, si avvaleva di un gruppo di intermediari, proponendo ai titolari delle aziende in gara il pagamento di una tangente di importo pari al 7% del valore dei lavori da fare, garantendo in caso di accordo l'aggiudicazione dell'appalto alla ditta interessata.
L'ordinanza del Gip ha disposto anche il sequestro preventivo di denaro e beni mobili nella diretta disponibilità degli indagati, oltre agli immobili intestati per un valore che supera il milione di euro. Nell'abitazione di due persone coinvolte sono state rinvenute somme per 250mila euro in contanti, in cassaforte e nascosti sotto il letto. Gli appalti finiti nel mirino degli inquirenti riguardano la gestione tra il 2011 e il 2013 dei fondi comunitari nell'ambito del progetto «Più Europa» e l'aggiudicazione di quattro appalti relativi all'esecuzione di lavori di riqualificazione urbanistica per importi compresi tra i 600 mila e i 5 milioni di euro.
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