Caso Consip, il capitano indagato voleva arrestare il padre di Renzi

Caso Consip, il capitano indagato voleva arrestare il padre di Renzi
di Valentina Errante e Sara Menafra
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Venerdì 9 Giugno 2017, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 10 Giugno, 08:10

Gianpaolo Scafarto voleva arrestare Tiziano Renzi e intercettare il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette e il capo di Stato maggiore Gaetano Maruccia, sospettati di essere la fonte della fuga di notizie che aveva informato gli indagati delle intercettazioni sul caso Consip. La possibilità di una simile mossa il capitano l’aveva valutata anche con il suo superiore, Alessandro Sessa, e con il pm di Napoli Henry John Woodcock. Intanto si aggrava la posizione del militare, accusato di falso per avere manipolato l’informativa sul caso Consip con l’obiettivo di incastrare il padre dell’ex presidente del Consiglio. Dal verbale di Scafarto e dalle chat contestate dai pm di Roma mercoledì, emergono veleni e sospetti all’interno dell’Arma. E, soprattutto un dato inconfutabile: Scafarto sapeva che nell’intercettazione ambientale dello scorso 6 dicembre a parlare di «un incontro con Renzi» non era l’imprenditore Alfredo Romeo ma Italo Bocchino: un maresciallo lo aveva avvisato. 

FUGA DI NOTIZIE
La procura intanto punta a identificare la talpa che a luglio ha informato gli indagati e spinto Luigi Marroni, ad Consip, a rimuovere le cimici piazzate nel suo ufficio. Dopo l’accusa di depistaggio per il numero due del nucleo, Alessandro Sessa, che ha negato di avere rivelato ai suoi superiori l’esistenza delle indagini prima che la notizia diventasse di pubblico dominio, ieri, i pm hanno sentito proprio Marroni che, a verbale, aveva dichiarato di avere saputo delle intercettazioni in quattro diverse occasioni: dal ministro allo Sport, Luca Lotti, dal comandante della Legione Toscana, Emanuele Saltalamacchia, dal presidente di Consip, Luigi Ferrara, e dal presidente di Publiacqua, Filippo Vannoni. Ferrara avrebbe poi riferito a Marroni di essere stato informato direttamente dal comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette, finito indagato insieme a Lotti e Saltalamacchia per rivelazione del segreto istruttorio e favoreggiamento. 

ARRESTARE TIZIANO 
È il 3 gennaio 2017, sei giorni dopo consegnerà in procura l’informativa “manipolata”. Scafarto scrive ai suoi collaboratori: «Buongiorno a tutti, forse abbiamo riscontro di un incontro tra Marroni e Renzi Tiziano. Sentito a verbale, Mazzei (commercialista napoletano vicino al Pd ndr) dice che Romeo gli ha raccontato di avere pranzato o cenato con Renzi e con Carlo Russo. Quindi, Remo, per favore, ascolta l’ambientale del 6, questo è un passaggio fondamentale per arrestare Tiziano. Grazie attendo trascrizione». Poco dopo un altro messaggio: «Trovato passaggio?» Il maresciallo Remo Reale risponde: «Ho trovato il passaggio e sembra che sia Bocchino che a bassa la voce e dice quella frase». Scafarto insiste: «Ascolta bene, fallo ascoltare a qualcun altro». E il maresciallo: «Già fatto, siamo giunti alla conclusione che è Bocchino che dice frase». E Scafarto: «Quindi Bocchino dice che lui ha incontrato o che Romeo ha incontrato?» E il maresciallo: «Bocchino riferisce a Romeo la tesi difensiva da adottare». Qualche ora dopo Reale invia il file. Nell’informativa la frase sull’incontro viene attribuita a Romeo. Scafarto scrive: «Questa frase assume straordinario valore e consente di inchiodare Tiziano Renzi alle sue responsabilità».

SOSPETTI NELL’ARMA
Il 9 agosto 2016, Scafarto scrive a Sessa «Signor colonnello, sono due giorni che io penso continuamente a queste intercettazioni e alla difficoltà di portare avanti queste indagini con serenità. Credo sia stato un errore parlare di tutto col capo attuale e continuare a farlo. La situazione potrebbe precipitare con la fuga di notizie». Il sospetto è che proprio l’Arma sia responsabile della fuga di notizie che avvantaggia gli indagati. A settembre Scafarto ipotizza con Sessa e Woodcock di intercettare Del Sette e Maruccia. Il capitano ha saputo che il comandante generale dell’Arma incontrerà Romeo. Ma le cimici non saranno mai piazzate. A dicembre, Marroni dirà a verbale che ad averlo informato delle indagini sono stati Lotti, Saltalamacchia e, indirettamente, Del Sette. 

 

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