Cnel sotto inchiesta, la Corte dei conti: spese rimborsate due volte

Cnel sotto inchiesta, la Corte dei conti: spese rimborsate due volte
di Michela Allegri
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Sabato 27 Maggio 2017, 11:47 - Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 17:59
Funzionari e dirigenti del Consiglio nazionale dell'Economia e del Lavoro, oltre a ottenere sovvenzioni per vitto e alloggio per le trasferte, hanno intascato anche una diaria che, per la Corte dei Conti del Lazio, sarebbe stata abusiva. Il viceprocuratore generale Tammaro Maiello sta passando al setaccio le missioni effettuate dal 2012 al 2015. A svolgere gli accertamenti, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Roma. Il magistrato aveva chiesto ai funzionari di restituire una parte delle somme, ma non hanno voluto. Ha quindi contestato un danno erariale. Se la procura riuscisse a dimostrare che i funzionari hanno agito in modo doloso, gli accertamenti si estenderebbero anche al periodo precedente. Intanto si attende la sentenza di un altro procedimento che riguarda questo ente sulla cui effettiva utilità sono stati sollevati molti dubbi (a dicembre è stato salvato dalla mannaia dell'abolizione solo grazie al referendum che ha bocciato le riforme costituzionali proposte dal governo Renzi).

IL PROCESSO
Il viceprocuratore Maiello ha contestato un danno da 737.598 euro e ha chiesto la restituzione dei soldi a 15 tra ex vertici e dipendenti. Nel mirino della procura contabile una sfilza di consulenze affidate a soggetti esterni tra il 2008 e il 2012 senza un motivo valido, visto che sarebbe stato possibile ingaggiare chi lavorava già dentro la struttura. Il pm contesta anche alcuni studi commissionati a istituti di ricerca senza gara pubblica. «Chi ricopre cariche istituzionali e gestisce pubblico denaro deve essere al di sopra di ogni sospetto. Occorre ripagare la fiducia dei cittadini garantendo la puntuale osservanza della legge e dando conto sempre e comunque del proprio operato e della legittimità della spesa», ha dichiarato il viceprocuratore durante l'udienza pubblica. La procura ha chiesto la condanna di dirigenti di primissimo livello sulle consulenze facili. Agli ex presidenti Antonio Marzano e Salvatore Bosco vengono contestate spese non giustificate per 139mila e 108mila euro, mentre all'ex segretario generale, Michele Dau, la procura chiede 195mila euro. A processo anche i vicepresidenti dell'epoca, il senatore di Forza Italia Bernabò Bocca, Giuseppe Acocella e Vittorio Fini.