«Femore rotto a una vecchia per allenarmi», il chirurgo Confalonieri ai pm: «Non sono un mostro»

«Femore rotto a una vecchia per allenarmi», il chirurgo Confalonieri ai pm: «Non sono un mostro»
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Lunedì 27 Marzo 2017, 16:25 - Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 13:03

«Mi avete distrutto». Uscendo dall'interrogatorio di garanzia durato circa due ore, Norberto Confalonieri, il primario di ortopedia di Milano arrestato giovedì scorso, si è rivolto direttamente ai cronisti per manifestare tutto il suo disappunto per essere stato sbattuto in prima pagina come «un mostro "spezzafemorì». Lui, vuole solo »poter lavorare ancora«, come ha confermato anche il suo legale Ivana Anomali. Finito agli arresti domiciliari per corruzione e turbativa d'asta e indagato per lesioni volontarie sui pazienti nell' inchiesta dei pm Eugenio Fusco e Letizia Mannella, Confalonieri, ha risposto «sereno e tranquillo a tutte le domande del giudice, contestando tutti gli addebiti». Compresi quelli emersi dalle intercettazioni e al centro di »letture sommarie« della stampa.

Al gip Teresa De Pascale il chirurgo ha voluto depositare una memoria difensiva:
«Non sono un mostro né un money maker, come sono stato descritto - scrive -. Ho aperto un ambulatorio al Cto con il servizio sanitario nazionale per i pazienti meno abbienti in cui visito circa 30 persone alla settimana, cosa rara per un primario». Nella memoria Confalonieri fa riferimento all'ormai famosa telefonata, contenuta nell'ordinanza di custodia cautelare, in cui dice di aver provocato la rottura di un femore ad una paziente 78enne «per "allenarsi"» in vista di un intervento privato». «Allenarmi è un vocabolo goliardico, non professionale - si difende il primario - e in realtà stavo perfezionando la tecnica operatoria sulla via d'accesso, per poter operare al meglio le pazienti».

A suo dire sarebbero «chiacchiere da bar, goliardiche» e «consigli senza costrutto alcuno» anche le intercettazioni in cui esorta i colleghi ad «aumentare la lista d'attesa» degli interventi negli ospedali pubblici. Sui rimborsi, sui pagamenti di cene e sulle apparizioni tv ottenute grazie alle multinazionali Johnson&Johnson e B.Braun (indagate) in cambio di "sponsorizzazione" per le forniture di protesi, il medico sostiene che «non sono tangenti in nero, ma rimborsi per prestazioni scientifiche di divulgazione e aggiornamento. Tutti compensi rintracciabili». «È prassi comune a tutti i miei colleghi che vengano sponsorizzate le spese per i congressi. Se il mio comportamento risulta disdicevole allora tutto il sistema di divulgazione e aggiornamento scientifico è coinvolto».

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