Foggia, il dolore della madre di Nicolina: «La chiamai per dirle di non uscire di casa, Antonio era pericoloso»

Foggia, il dolore della madre di Nicolina: «La chiamai per dirle di non uscire di casa, Antonio era pericoloso»
di Gigi Di Fiore
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Venerdì 22 Settembre 2017, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 11:51

Nicolina non ce l'ha fatta, Il suo cuore ha resistito meno di 24 ore. All'Ospedale civile di Foggia, la ragazzina, aggredita a colpi di pistola da Antonio Di Paola, ex convivente della madre, è morta poco prima delle sette del mattino senza essersi mai risvegliata dal coma. «Disperate» erano le sue condizioni, come aveva già avvertito il direttore della Rianimazione, Livio Tullo.
La mamma, Donatella Rago, è arrivata all'obitorio dell'ospedale nel primo pomeriggio. Sorretta da una poliziotta donna e dalla psicologa Ines Panessa, ha attraversato la porta dominata da un enorme volto di Padre Pio. È uscita pochi minuti dopo, senza dire una parola. Ha spiegato la psicologa Ines Panessa: «È rimasta in silenzio, l'ho sostenuta nell'impatto. Non ha saputo, fino a poco prima di arrivare qui, che la figlia era morta».
Donatella non ha avuto la forza di affrontare una deposizione al Comando provinciale dei carabinieri. Era provata. E spiega il colonnello Marco Aquilio, comandante provinciale dei carabinieri di Foggia: «Lavoriamo per sapere come Di Paola avesse la pistola. Abbiamo più volte fatto delle perquisizioni domiciliari nei suoi confronti, per le denunce della ex compagna e per altre vicende. Mai trovato nulla, se non un coltello per cui lo abbiamo denunciato».
RELAZIONE TORMENTATA
Una storia di disagio sociale e psicologico, inserita in una relazione tormentata. I cugini di Di Paola raccontano: «Un mese fa fu lasciato da Donatella. Da allora è come impazzito, ci ha chiesto 300 euro per andare a Viareggio dove lei si era trasferita. Diceva di avere una pistola, di volerle sparare. Abbiamo cercato di dissuaderlo».
Senza un lavoro fisso, Di Paola, 37 anni, si arrangiava come poteva. Tre anni fa era stato lasciato dalla moglie, con cui aveva avuto tre figli. Anche lei diceva che aveva «modi violenti ed era un irascibile». Poi la storia con Donatella, reduce da una relazione con il padre dei suoi due figli, che era scomparso per andarsene a Viareggio in cerca di fortuna.
Don Dino Iacovone, parroco della chiesa di Santa Maria Maggiore a Ischitella, conosceva bene entrambe le famiglie. Dice: «Antonio mi ha spesso chiesto di aiutarlo economicamente e anche di intervenire per far tornare Donatella da lui. Si vedeva che aveva bisogno di sostegno psicologico, ma non era un violento. Due settimane fa, ha pubblicamente minacciato di suicidarsi. Si barcamenava con più lavori, compreso quello saltuario di netturbino».
Di fatto, prima di sparare a Nicolina per poi uccidersi a sua volta con la stessa pistola, Antonio Di Paola aveva minacciato la ragazzina con un coltello, per chiederle notizie sulla madre. Era stato l'episodio che aveva provocato la seconda denuncia, da Viareggio, di Donatella dopo la prima di un anno fa. Per quell'episodio, al telefono la donna aveva invitato la figlia a non uscire di casa per evitare di incontrare Antonio. La figlia aveva reagito male, dicendole: «Ma cosa pretendi, che resti segregata in casa?» E Donatella si era arrabbiata, rispondendole: «Allora sai che c'è? Da domani esci, fatti la tua vita, va bene, ciao». Interruppero bruscamente la conversazione. È stata l'ultima tra madre e figlia.
IL TEMA: «ESTATE GRIGIA»
Due giorni fa, Nicolina era scesa come ogni mattina per prendere l'autobus che l'avrebbe portata a Vico del Gargano dove frequentava il secondo anno al liceo scientifico «Publio Virgilio Marone». In un compito, all'apertura dell'anno scolastico, aveva scritto di aver trascorso «un'estate assai grigia».
E la direttrice scolastica, Maria Carmela Taronna, ora dice: «Non eravamo a conoscenza del suo disagio familiare, Nicolina veniva a scuola comportandosi con grande normalità». Una ragazza serena e solare, vittima indiretta di amori malati.